L’ombra dell’operazione di Chiara Ferragni: perché c’è un pezzo della sua società che non ha ripreso

L’annuncio questa volta è stato fatto da Chiara Ferragni. Con un post pubblicato il 29 aprile, Ferragni ha annunciato di aver ripreso quasi tutte le quote di Fenice Srl, la società che gestisce il marchio Chiara Ferragni Brand e che fino al 2023 è stata anche la sua ammiraglia. Da qui passavano le collaborazioni con i clienti e le linee di abbigliamento con il logo dell’occhio. Almeno fino a quando a fine 2023 non è scoppiato il Caso Balocco.
Il fatturato nel 2022 era di 14,2 milioni di euro, con utili a 3,4 milioni di euro. Nel 2023 è arrivata la chiusura in calo di fatturato: 11,31 milioni di euro. I dati sono dell'Ufficio Camerale. Nel 2024, secondo stime pubblicate dai media, il fatturato dovrebbe essere crollato a 2 milioni di euro. È l’anno in cui si sono sentiti di più gli effetti del Caso Balocco.
Nonostante la scelta di un nuovo amministratore delegato e la ricapitalizzazione, Fenice Srl non è certo fuori pericolo. Anzi. Non è ancora chiaro a quale mercato possa rivolgersi Chiara Ferragni e con quali marchi possa collaborare. Sta nascendo un dubbio anche sull’acquisizione delle quote: Ferragni non ha ripreso il controllo di tutta la società ma del 99%. Cosa c’è dentro l’1% che resta?
Le ipotesi sull’ultima quota della società
Fino al marzo del 2025 le quote di Fenice Srl erano divise tra tre soci: Chiara Ferragni, Pasquale Sorge e Paolo Barletta. Chiara Ferragni aveva il 32,5% delle quote, Paolo Barletta il 40% e Pasquale Morgese il 27,5%. Negli ultimi mesi le critiche di Pasquale Morgese sulla gestione della società sono state sempre più chiare, fino alla spaccatura arrivata con la ricapitalizzazione: Ferragni e Barletta hanno votato a favore, Morgese contro.
Il giornalista Mario Gerevini spiega sul Corriere della Sera quali possono essere i rischi e soprattutto le origini della quota mancante. Se le quote mancanti sono rimaste in mano a Morgese, allora Morgese potrebbe “esercitare determinati diritti del socio”. E cioè: impugnare il bilancio e contestare la gestione degli ex soci in tribunale. Un fronte difficile da affrontare, soprattutto nel mezzo di un processo per ritrovare una strategia aziendale.