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L’intelligenza artificiale entra in Parlamento: come verrà utilizzata

Anche il lavoro parlamentare potrebbe essere presto stravolto dall’uso dell’IA: i possibili scenari secondo il Rapporto del Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione presentato alla Camera il 14 febbraio.
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Dall'esplosione di ChatGPT è diventato evidente a tutti, anche ai più scettici, come l'intelligenza artificiale sia già adesso parte integrante del presente. Basta guardare come i chatbot stiano diventando uno strumento di lavoro negli ambiti professionali più disparati, anche in Italia, e presto lo saranno anche nella pubblica amministrazione, nelle istituzioni pubbliche e perfino nel Parlamento. Resta però da capire in che modo verranno utilizzati, per quali scopi e in base a quali principi.

Per delineare un primo quadro di riferimento mercoledì 14 febbraio è stato presentato a Montecitorio il Rapporto del Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione della Camera dei deputati "Utilizzare l’intelligenza artificiale a supporto del lavoro parlamentare", risultato di un'indagine esplorativa realizzata dal gruppo di lavoro tra aprile 2023 e gennaio 2024. Il report, oltre a indicare i principi che dovranno guidare i futuri utilizzi dell'IA in ambito parlamentare, mostra esempi concreti di utilizzo dell'intelligenza artificiale nel lavoro delle assemblee legislative.

Come sarà usata l'IA nel lavoro parlamentare

"Minimizzare i rischi per massimizzare le opportunità a beneficio dei cittadini”. È questo l'obiettivo a cui dovrà puntare l'uso dell'IA nelle sede istituzionali, nella pubblica amministrazione e nelle attività parlamentari, ha spiegato Anna Ascani, vicepresidente della Camera e presidente del Comitato, durante la presentazione del report. "Nel contesto pubblico e, nello specifico, del lavoro parlamentare – si legge nel documento – l’IA offre opportunità senza precedenti per migliorare l’efficacia e l’efficienza delle attività".

Per quanto riguarda gli ambiti di applicazione delle nuove intelligenze artificiali, quelli delineati dal report riguardano, ad esempio, l'analisi di grandi quantità di documenti per la ricerca delle informazioni necessarie o utili nel lavoro legislativo, oppure l'elaborazione di proposte su dati documentati.

Quali attività potranno essere affidate all'IA

Una parte del report si concentra sull'impiego dei large language model (Llm), i modelli linguistici di grandi dimensioni, ovvero gli stessi ala base di ChatGPT. Anche questi potranno avere numerose applicazioni nel lavoro parlamentare, a patto di – sottolinea il report – adottare tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei dati e del "bene pubblico".

Il report cita diversi esempi di possibile integrazione dell'IA nel lavoro legislativo: si passa dall'impiego di modelli di IA discriminatoria nella classificazione di documenti in base alla loro tipologia, all'utilizzo dei modelli di IA generativa, da consultare come un classico chatbot, ad esempio per ottenere risposte a domande specifiche o "generare riassunti di documenti secondo le esigenze dei singoli". A questi usi "consultivi" dell'IA, si affianca anche l'ipotesi di poter utilizzare i modelli di IA generativa predittiva per generare traiettorie finanziarie o altri tipi di proiezioni da utilizzare nel lavoro legislativo.

Allo scopo però di limitare i rischi, il report, definisce i principi alla base dell'impiego dell'IA in questi ambiti, soprattutto a fronte del vuoto normativo ancora esistente in materia. Alla base viene ribadita la necessità di trasparenza: i processi e le decisioni dovranno essere sempre "chiari" e "comprensibili" per garantire un "controllo democratico". Ma viene ribadita, tra le altre cose, anche la priorità di garantire in ogni caso la "responsabilità umana": chi lavora o si serve dell'IA dovrà garantire il rispetto delle norme vigenti, delle prerogative del Parlamento e dei diritti e delle libertà delle persone.

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