Le vostre chat di WhatsApp potrebbero riempirsi presto di intelligenze artificiali

Ancora problemi per Meta in Italia. Dopo l'avvio a luglio scorso di un'istruttoria a carico della società proprietaria di Facebook, WhatsApp e Instagram per presunto abuso di posizione dominante, a novembre l'AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) ha deciso di ampliare il procedimento dopo l'introduzione delle nuove WhatsApp Business Solution Terms e di chiedere alla società si sospenderle durante il tempo necessario allo svolgimento dell'istruttoria.
L'Antitrust ha infatti emesso una misura cautelare nei confronti della società, sostenendo che Meta potrebbe arrecare "un danno grave e irreparabile alle dinamiche competitive nel mercato interessato". Nello specifico, il settore di mercato è quello dei chatbot che si servono dell'intelligenza artificiale. Non a caso, l'istruttoria avviata a luglio riguardava proprio l'introduzione da parte di Meta della sua intelligenza artificiale, Meta AI, direttamente su WhatsApp.
Perché Meta AI su WhatsApp è un problema per l'AGCM
Ormai abbiamo imparato tutti a conoscerlo: Meta AI è l'intelligenza artificiale sviluppata da Meta e che negli scorsi mesi è stata integrata un po' ovunque sui social di proprietà della società. Nello specifico, su WhatsApp è stata inserita attraverso una chat apposita "Meta AI" – per intenderci, è quella accompagnata dall'icona a forma di cerchio blu – che non può essere eliminata. Scrivendo a Meta AI, l'utente può chiedere di tutto, da informazioni su qualsiasi argomento a consigli su come scrivere un messaggio.
Per l'AGCM, però, quella mossa di Meta ha rappresentato un presunto abuso di posizione dominante, in base a quanto stabilito dal Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE). Quest'ultimo vieta espressamente alle imprese operanti nei Paesi UE "lo sfruttamento abusivo" di una posizione dominante sul mercato interno o su una parte di esso.
Per la stessa violazione, pochi giorni fa l'AGCM ha emesso contro Apple una multa da oltre 98 milioni di euro. Secondo l'autorità, il presunto abuso da parte di Meta risiederebbe nell'aver integrato il proprio chatbot su WhatsApp, app di sua proprietà, quindi in "posizione preminente rispetto ai servizi dei concorrenti".
Cosa potrebbe succedere
Il 25 novembre l'AGCM ha deciso di ampliare l'istruttoria in corso e di emettere una misura cautelare nei confronti della società in seguito all'applicazione delle nuove regole contrattuali previste dai WhatsApp Business Solution Terms. Questi sono stati introdotti il 15 ottobre e diventeranno pienamente operative entro il 15 gennaio 2026.
Secondo l'AGCM però rappresentano un limite alla concorrenza leale in quanto "escludono del tutto dalla piattaforma WhatsApp le imprese concorrenti di Meta AI nel mercato dei servizi di Chatbot AI". In parole semplici, queste regole darebbero a Meta una posizione privilegiata, vietando ad altre imprese concorrenti di inserire i loro chatbot su WhatsApp.
Per queste ragioni l'Antitrust ha disposto che Meta sospenda le nuove condizioni contrattuali su WhatsApp Business, in modo da garantire l'accesso sull'app di messaggistica ad altri eventuali chatbot concorrenti di Meta AI. Questo significa che se Meta si adeguerà al provvedimento, almeno fino alla fine dell'istruttoria, su WhatsApp potrebbero apparire nuovi chatbot rivali di Meta AI, che invece non possono essere ora scaricati sull'app.
La replica di Meta
Da parte sua Meta ha già risposto al provvedimento dell'Antitrust annunciando il ricorso. Un portavoce della società ha definito la decisione "fondamentalmente errata", spiegando che l'arrivo dei nuovi chatbot basati sull'intelligenza artificiale "ha messo a dura prova" i sistemi dell'azienda, "non progettati per supportare questo tipo di utilizzo". Secondo Meta la decisione dell'AGCM si baserebbe infatti su una valutazione sbagliata in partenza per cui WhatsApp viene considerata alla stregua di un app store. Riportiamo qui di seguito la posizione di Meta:
"L'Autorita' italiana parte dal presupposto che WhatsApp sia, in qualche modo, un app store di fatto. I canali di accesso al mercato per le aziende di IA sono gli app store, i loro siti web e le partnership di settore, non la piattaforma WhatsApp Business. Faremo ricorso".