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Le spiagge italiane sono invase da piccoli dischetti neri: “Non è facile capire da dove arrivano”

I cerchi neri, probabilmente provenienti da impianti di depurazione moderni, hanno invaso prima le spiagge di Rosolina, poi quelle della Puglia. Molto probabilmente si tratta di componenti tecnici utilizzati nei moderni impianti di depurazione.
A cura di Elisabetta Rosso
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Sulle spiagge pugliesi sono comparsi strani cerchi neri. Sono dischetti di plastica, leggeri e flessibili, trasportati probabilmente dal mare o dai fiumi. L'allarme è stato lanciato da Enzo Suma, ideatore del progetto Archeoplastica. "A partire da gennaio stiamo osservando il continuo arrivo in spiaggia di migliaia di piccoli dischetti in plastica nera simili a patatine Pringles, usati come supporti per la biomassa in alcuni impianti di depurazione", ha spiegato a Fanpage.it.

Non è la prima volta che compaiono, a inizio anno infatti erano stati trovati anche sulle spiagge di Rosolina, Rovigo. "Il fatto che il fenomeno si stia verificando senza interruzione da oltre cinque mesi ci porta a ipotizzare la presenza di un impianto di depurazione che scarica nell'Adige e che sta subendo una perdita costante di questi elementi", ha spiegato Suma. Eppure non è così semplice risalire all'origine dei dischetti neri che stanno comparendo sulle spiagge dell'Adriatico.

Che cosa sono i dischetti neri

Molto probabilmente sono componenti tecnici, corpi di riempimento utilizzati nei moderni impianti di depurazione a biofilm in movimento, i cosiddetti MBBR (Moving Bed Biofilm Reactor), una tecnologia avanzata per il trattamento delle acque reflue. Sono realizzati con materiali plastici tecnici come polipropilene e polietilene, questi filtri offrono elevata resistenza chimica e meccanica, garantendo una lunga durata anche in presenza di sostanze aggressive.

Sono utilizzati nei depuratori più moderni, strumenti molto rari in Italia. È possibile che provengano da un impianto situato nell’Alto Adige, vista la loro concentrazione nelle zone settentrionali della costa, oppure che siano stati scaricati accidentalmente in mare da una nave", aveva spiegato Riccardo Mancin, coordinatore dell’associazione Plastic Free, dopo le segnalazioni di Rosolina.

Chi sono i responsabili dello sversamento

Il vero problema però è la tracciabilità. Anche sapendo di cosa si tratta, non è così semplice risalire all'origine del problema e trovare i responsabili dello sversamento. "Dopo aver trovato alcuni di questi dischetti in Puglia e aver appurato che sono presenti in tante altre spiagge dell'Adriatico, seppur in misura minore rispetto a Rosolina, abbiamo fatto delle ricerche", ha spiegato Suma.

"Abbiamo contattato il direttore vendite dell'azienda produttrice per chiedere se potesse fornirci un elenco dei clienti italiani che utilizzano questa tecnologia per facilitare l'individuazione dell'origine. Contestualmente abbiamo presentato un esposto al Nucleo Operativo Ecologico (NOE) dei Carabinieri di Venezia e Padova competenti per Rosolina e al comando di Roma. Speriamo si possa risolvere presto questa situazione."

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