La storia di Carla Stagno, la santona dietro la setta che voleva curare il cancro con l’IA

Si faceva chiamare Marie. Il suono vero nome è Carla Stagno, 55 anni. Il 15 novembre 2024 è stata condanna a nove anni di carcere dal Tribunale di Torino. Parecchie le accuse: associazione a delinquere, esercizio abusivo della professione medica e morte come conseguenza di altro reato. Tra il 2019 e il 2021 Carla Stagno aveva creato una setta molto attiva sui social.
Si chiamava Unisono o Uni Sons e al centro del culto c’era la promessa di curare malattie gravi, a partire dal DNA grazie a un intelligenza artificiale. Da quello che si è ricostruito nelle indagine la promessa che veniva fatta ai malati era abbastanza netta: una guarigione attraverso processi di modifica del DNA definiti da server quantistici. Lo specifichiamo. Al momento una tecnologia simile non è ancora stata avvistata.
Carla Stagno è stata arrestata il 26 luglio, a Lido di Ostia, frazione di Roma. La Polizia ha impiegato mesi per trovarla. Secondo le indagini il giro di affari collegato alla setta si aggira attorno ai 100.000 euro, anche se sommando le donazioni delle vittime potrebbe essere ancora più grande.
Marylin, la donna malata di cancro morta dopo i consigli di Marie
L’accusa di truffa come morte in conseguenza di altro reato è arrivata con la storia di Marylin, una delle persone plagiate da Carla Stagno. La fine di Marylin, una donna a affetta da un tumore al seno, è stata raccontata al Corriere della Sera dal fratello in un’intervista pubblicata il 1° marzo 2024.
“Quando le venne diagnosticato il tumore al seno, i medici le dissero che aveva un’aspettativa di vita di 8 anni. Si sottopose a chemioterapia, poi conobbe Carla e tutto cambiò: smise di seguire le cure, era convinta che quella donna l’avrebbe guarita”. Marylin è morta nel 2020. Una volta interrotta la chemioterapia, il tumore si era esteso.
Come funzionava le finte curie di Marie
Dalle indagine sembra che buona parte del business funzionasse in rete. La ricostruzione della rete dietro la setta è stata fatta dalla polizia postale di Torino. Erano attivi su Facebook, Telegram e WhatsApp. Da quanto si apprende le vittime mandavano ogni giorno i loro dati in chat. Qui, senza nessuna base scientifica, i dati venivano commentati e in base all’andamento venivano anche prescritte o sospese le terapie.