Il test che ha rivelato come ci comportiamo quando il mondo sta per finire

Nel film australiano These Final Hours, la Terra sta per essere distrutta da un meteorite. Nelle 12 ore precedenti all’Apocalisse, le persone decidono di non rispettare più le norme sociali. Il risultato sono omicidi, orge e violenze. Ma sarebbe davvero così nella realtà? Non proprio. Nel 2017, un gruppo di ricercatori ha realizzato uno studio sui comportamenti sociali in un contesto apocalittico attraverso un videogioco: ArcheAge. Parliamo di un titolo mmorpg, ossia un gioco di ruolo multiplayer online di massa, sviluppato in Corea del Sud da XLGames. Lo studio è stato ripreso di recente da siti specializzati in scienza, come IFLScience, dato il contesto attuale sempre più incerto. Un test che lascia un po’ di ottimismo.
L’esperimento sociale su ArcheAge
Nei giochi mmorpg, gli sviluppatori rilasciano spesso le closed beta. Sono versioni di prova temporanee, limitate a un numero ristretto di utenti. Alla fine del periodo di test, tutto viene azzerato: progressi, personaggi, inventari. Insomma, un vero e proprio giorno del giudizio digitale. Attraverso l'analisi di 270 milioni di azioni svolte nel gioco — missioni, combattimenti, commercio, chat — i ricercatori hanno studiato come gli utenti si comportano di fronte all’imminente Apocalisse della chiusura della closed beta di ArcheAge.
Il primo dato sorprendente è l’assenza di un collasso sociale. La maggior parte dei giocatori continua a giocare come nella norma. Le chat invece mostrano un leggero aumento di positività: nei canali dedicati alle attività di gruppo, come spedizioni o raid, il tono diventa via via più amichevole. Non è tutto rosa e fiori però. Circa quattro giocatori su dieci mostrano un comportamento anomalo rispetto alla routine. Il cambiamento è evidente sia in chi resta fino alla chiusura sia in chi smette di giocare prima.
Questi ultimi vengono soprannominati “churner”. Consci che non torneranno, questi utenti si liberano dei freni inibitori e diventano più aggressivi. Aumentano ad esempio i casi di player killing, ovvero l’uccisione di altri giocatori. È un comportamento permesso dalle regole del gioco ma normalmente rischioso, perché può portare a penalità e alla perdita di oggetti. Eppure, quando non ci si aspetta un domani, il rischio perde qualunque significato.
Si tratta di un esempio di disinibizione online. Chi resta fino alla fine, invece, non mostra questa deriva. Al contrario, si osserva un aumento delle interazioni sociali: più messaggi inviati, più inviti a unirsi in gruppo, più scambi di oggetti. È come se la fine imminente non spingesse al caos ma al bisogno di comunità.
Se c’è un comportamento condiviso da tutti, è l’abbandono delle attività orientate alla progressione del personaggio, come missioni, aumento di livello, miglioramento delle abilità, accumulo di risorse. Tutte queste azioni crollano in modo drastico. La famosa frase attribuita a Martin Lutero, “se il mondo finisse domani, pianterei comunque il mio albero di mele”, non trova conferma nel comportamento dei giocatori, che smettono di "piantare" qualunque cosa.
Il bello dell'umanità nei videogiochi
Gli autori dell’articolo analizzato, che si intitola “I Would Not Plant Apple Trees If the World Will Be Wiped: Analyzing Hundreds of Millions of Behavioral Records of Players During an MMORPG Beta Test”, ricordano che un videogioco non è la vita reale. Nessun pericolo fisico, nessuna perdita concreta. Tuttavia, i mondi virtuali sono importanti per chi li abita: richiedono tempo, impegno e a volte anche denaro. La loro distruzione totale ha dunque un peso psicologico. Lo studio su ArcheAge dimostra che, anche quando il futuro scompare, la maggior parte delle persone resta cooperativa e mantiene interazioni sociali positive. Solo una minoranza perde i freni inibitori, ma nel complesso emerge un quadro sorprendentemente umano.
Non è un caso isolato. Altri videogiochi hanno mostrato come le comunità virtuali possano riflettere il meglio dell’essere umano nei momenti più critici. Durante la pandemia, Animal Crossing: New Horizons ha permesso a milioni di giocatori di costruire relazioni, scambiarsi regali e condividere creatività e persino il lutto. Anche titoli come Stardew Valley e Minecraft incoraggiano collaborazione e cura del prossimo, dimostrando che i mondi digitali possono diventare spazi di solidarietà e positività, anche quando tutto intorno sembra crollare a pezzi.