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Facebook ammette le sue colpe nello scandalo Cambridge Analytica: 87 milioni di utenti coinvolti

Grazie a Facebook la società Cambridge Analytica ha raccolto informazioni che poi sono state utilizzate per influenzare la campagna per l’elezione del presidente degli Stati Uniti nel 2016, quando la vittoria venne assegnata a Donald Trump.
A cura di Elisabetta Rosso
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C’è un prima e un dopo il caso Cambridge Analytica. Lo scandalo che ha puntato i riflettori su come vengono usati i dati personali degli utenti. Dopo sei anni è stato messo un punto e Meta ha accettato di pagare 725 milioni di dollari per chiudere il caso.

“È il più grande recupero mai ottenuto in un’azione collettiva sulla privacy dei dati e il massimo che Facebook abbia mai pagato per risolvere un’azione collettiva privata”, hanno spiegato gli avvocati dei querelanti, Derek Loeser e Lesley Weaver.

Lo scandalo Cambridge Anlytica

Tutto inizia nel 2018 quando Christopher Wylie, ex dipendente di Cambridge Analytica, decide di parlare. Rivela che le informazioni personali di 87 milioni di utenti di Facebook erano state usate per fini di profilazione politica, una manovra capace di compromettere le elezioni presidenziali statunitensi del 2016 a favore di Trump.

I protagonisti dello scandalo sono due, Cambridge Analytica, la società inglese specializzata in marketing online, e Facebook, il bacino pieno di dati personali. Attraverso un sondaggio ThisIsYouDigitalLife, distribuito sul social network, Cambridge Analytica raccoglie i dati degli utenti che accettano di rispondere alle domande del test. Ma non solo: mentre un utente fa il test, vengono raccolti anche i dati personali di parenti e amici.

Come sono stati usati i dati degli utenti?

A questo punto inizia il lavoro sporco. La società comincia a registrare e salvare ogni cosa, i mi piace, i post, i commenti, le ricerche, e poi accende la macchina algoritmica. La nutre con tutti i dati raccolti e sforna post mirati che fanno leva sulle paure e sugli interessi degli utenti, provando a influenzare l’opinione politica. In una manciata di parole distorce la realtà in base alle informazioni  Il piano funziona e infatti influenza in modo decisivo la campagna elettorale di Trump del 2016. Non solo, la stessa strategia sembra che sia stata utilizzata anche durante la campagna elettorale per la Brexit.

Le informazioni sull'uso improprio dei dati vengono alla luce grazie a Christopher Wylie, e il 17 marzo 2018 il The Guardian e The New York Times pubblicano contemporaneamente gli articoli che accusano Facebook di aver usato i dati degli utenti. Meta si scusa e nel 2019 arriva la multa della Federal Trade Commission: 5 miliardi.

Pochi mesi dopo Facebook accetta di pagare una multa di 500.000 dollari all'ufficio del Commissario per le informazioni del Regno Unito per aver esposto i dati dei suoi utenti a un "grave rischio di danno”, nello stesso anno Cambridge Analytica presenta istanza di fallimento.

L’accusa e l'accordo con Meta

Meta è colpevole perché non ha informato in modo esaustivo e trasparente i suoi utenti su come condivideva i dati con sviluppatori di terze parti. Gli avvocati hanno spiegato che Facebook ha indotto gli utenti a pensare di poter mantenere il controllo sui dati personali, quando in realtà consentiva l'accesso a migliaia di estranei. Per questo motivo ora, ha accettato di pagare 725 milioni di dollari per chiudere il caso. 

"Questo storico accordo fornirà un significativo sollievo a chi ha portato avanti la class action", hanno spiegato Derek Loeser e Lesley Weaver. Meta ha spiegato che la sua decisione è stata presa "nel migliore interesse della nostra comunità e degli azionisti. Negli ultimi tre anni abbiamo rinnovato il nostro approccio alla privacy e implementato un programma completo sulla privacy".

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