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Dentro i campi estivi dove i bambini imparano a diventare youtuber professionisti

Nelle aule al posto delle lavagne ci sono gli schermi verdi, costumi di scena, e ring light. Il campo costa 230 dollari a settimana e nel 2023 hanno partecipato ai corsi più di 1.300 bambini.
A cura di Elisabetta Rosso
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Negli anni '90 i bambini da grandi volevano fare gli astronauti, i piloti, le ballerine, nel 2023 sognano di diventare youtuber. D'altronde anche le ambizioni sono figlie dei tempi. Graham, per esempio, ha 10 anni e vuole diventare un creator da quando ne ha 4. "Sarei felice, credo che sarebbe una grande esperienza per me", ha spiegato al Washington Post. "Gli youtuber guadagnano molto, un sacco di soldi", ha detto invece Colin, 9 anni. Chloe, che ha 7 anni, vuole diventare un'influencer perché sogna di essere famosa, e poi “potrei comprare quello che voglio”, ha aggiunto, “un iPhone e un computer, AirPods e una Barbie Dreamhouse. Una vera Barbie Dreamhouse. Sarebbe a Parigi così posso andare a vedere la Torre Eiffel ogni giorno". Sophia, 9 anni, ha spiegato che essere una youtuber la aiuterebbe a combattere il bullismo nella sua scuola: "Mi renderebbe più sicura di me. Perché se avessi qualcuno che mi odia, non mi importerebbe. I miei fan diranno quanto sono fantastica”.

Graham, Colin, Chloe e Sophia per diventare youtuber hanno deciso di frequentare un Creator Camp, un corso estivo per imparare a diventare influencer. Il campus è stato fondato in Texas due anni fa, ma quest'estate il progetto è esploso. Più di 1.300 bambini tra i 6 e i 13 anni si sono iscritti e nel 2024 apriranno altre 18 sedi. Non stupisce. Un sondaggio condotto nel 2019 da Harris Poll in collaborazione con Lego ha mostrato che quasi il 30% dei bambini tra gli 8 e i 12 anni sognano di diventare YouTuber. Lo stesso anno, un sondaggio di Morning Consult condotto sulla generazione Z e sui millennial negli Stati Uniti ha rilevato che il 54% dei giovani tra i 13 e i 38 anni vuole diventare un influencer.

Il campus per gli influencer

Il Creator Camp è stato fondato da giovani influencer, tra questi Cazden Morrison, 23 anni, "vogliamo cambiare il rapporto che i bambini hanno con la tecnologia, non vedendola solo come intrattenimento, ma come uno strumento per creare". Per farlo organizzano lezioni a partire dalle 8.30 per imparare le tecniche di editing, a scrivere script per i video, o come girare un vblog avvincente. Nelle aule al posto delle lavagne ci sono gli schermi verdi, costumi di scena, e ring light. Il campo costa 230 dollari a settimana. Anche diverse università hanno integrato corsi per influencer nei loro programmi, tra queste l’Università della California a Los Angeles, la University of Southern California e la East Carolina University.

Perché sempre più bambini vogliono diventare YouTuber

Sin piccoli i bambini si interfacciano con i creator e questi diventano modelli da seguire e emulare, l'esposizione ai social sicuramente è uno dei principali fattori che innescano l'interesse verso il web da parte dei più giovani. Ma non solo. Ci sono anche i soldi, lo status sociale e la possibilità di acquisire fiducia verso sé stessi. Graham, per esempio, ha spiegato: "YouTube ti spinge a fare cose che non avresti mai pensato di fare prima. Per esempio se vuoi superare la paura dell'altezza, se hai YouTube, questo potrebbe darti più visualizzazioni, più iscritti, e quindi ci proveresti. Questo significa spingerti fuori dalla tua zona di comfort per fare qualcosa che non avresti mai voluto fare prima."

Per Aliyah, 11 anni, YouTube potrebbe essere un modo per sfuggire all'isolamento sociale. "Ho difficoltà a trovare amici con interessi simili, e YouTube potrebbe aiutarmi a incontrare e fare amicizia con persone che la pensano allo stesso modo. Se avessi più fan, allora mi sentirei davvero meglio", ha detto Aliyah, "perché so che non mi odiano per quello che sono".

I rischi per i baby influencer

Il rapporto del Children’s Commissioner for England del 2018 ha stimato che “un bambino appaia in media in 1.300 fotografie pubblicate online prima dei 13 anni, sui propri account, su quelli dei genitori o dei familiari”. Secondo l’Observatoire de la Parentalité & de l’Éducation numérique nelle società occidentali oltre il 40% dei genitori pubblica foto o video dei propri figli. Tutto questo ovviamente avviene senza il consenso dei figli, il motivo è banale, non hanno l'età per darlo. Come spiega Save the Children le foto o i video sui social sono “tracce digitali, su cui i bambini non hanno controllo, ma che vanno a sedimentarsi in rete diventando parte dell’identità digitale dei ragazzi”.

Dal punto di vista psicologico, invece, il rischio è di sviluppare un Falso Sé. Essendo esposti sin dall'infanzia sui social i ragazzi potrebbero sviluppare delle barriere difensive che compromettono l’essere persone autentiche. D’altronde non possono imparare la differenza tra pubblico e privato, quando tutto viene postato sui social. Morrison ha spiegato che il campus incentiva i bambini a non usare i loro veri nomi e non esporsi subito sulle piattaforme, ma aspettare l'età giusta per iniziare la carriera da creator sulla base delle esperienze acquisite durante i corsi.

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