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Cosa farà Giuliano Amato nella Commissione Algoritmi, oltre a essere un’ottima base per i meme

All’età di 85 anni e dopo una lunga carriera nelle istituzioni, Giuliano Amato è stato scelto come presidente della commissione creata dal governo per studiare l’impatto dell’intelligenza artificiale. Quello che è sfuggito nell’ondata di meme arrivati con la notizia della nomina è che l’ambito di lavoro di questa commissione sarà molto ristretto.
A cura di Valerio Berra
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Alla fine l’ipotesi Amato si è avverata. Il 19 ottobre Giuliano Amato è stato nominato presidente della Commissione Algoritmi, un gruppo di ricerca creato dal governo Meloni per studiare l’intelligenza artificiale. Classe 1938, Amato è stato Presidente del consiglio post Tangentopoli (giugno 1992 – aprile 1993) e nel post D’Alema (aprile 2000 – giugno 2001) ma è stato anche ministro, presidente della Corte Costituzionale, deputato, senatore e docente universitario. Un discreto elenco di titoli che non l’ha salvato dai sussurri attorno alla sua nuova nomina.

Non sappiamo se Amato usi ChatGpt per organizzarsi i viaggi, nel caso glielo sconsigliamo, o se la sera si diverta a smanettare su Discord per creare gallery basate sulle immagini di Midjourney. Quello che però sappiamo è che questa Commissione si occuperà di un campo molto ristretto dell’intelligenza artificiale. E questo è un po' sfuggito tra tutti i meme che hanno riempito i social in questi giorni.

Quali sono i compiti della Commissione Algoritmi

La decisione di lanciare una commissione su questi temi parte da Alberto Barachini, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria. Classe 1972, Barachini è stato a lungo un giornalista Mediaset. Dal 2018 è senatore, eletto in Lombardia con i voti di Forza Italia. In un magro comunicato stampa Barachini spiega di cosa si occuperà questa commissione.

"È cruciale analizzare a fondo l'utilizzo, lo sviluppo e le ricadute dell'intelligenza artificiale nel settore editoriale e dell'informazione. Di qui la scelta di istituire un Comitato presso il Dipartimento per l'informazione e l'editoria formato da esperti e professori universitari che studierà l'impatto di questa tecnologia sul mondo del giornalismo e delle news”.

Questo mandato può essere inteso in due modi. Da un parte l’intelligenza artificiale sta cominciando ad affiancare il lavoro delle redazioni e delle aziende che si occupano di editoria. Questi software servono per controllare le bozze, per produrre i testi più didascalici, per creare illustrazioni o per dividere e organizzare i documenti. Ma anche per scrivere porzioni semplici di codici, gestire la produzione video o i palinsesti editoriali.

L'intelligenza artificiale però sta anche inquinando intere porzioni di questo mercato. Già adesso, anche in Italia, si possono trovare portali di informazione che utilizzano solo contenuti creati dall’intelligenza artificiale senza comunicarlo ai lettori. O peggio. Questi software vengono utilizzati per produrre immagini frase, video deepfake indistinguibili dalla realtà o addirittura suoni mai esistiti. Lo stesso vale per i libri. Amazon è stata invasa da guide e manuali tecnici (pieni di errori) scritti da ChatGPT. E questi sono tutti contenuti che riescono a superare i controlli delle piattaforme.

Da chi è formata la Commissione Algoritmi

Oltre ad Amato, fanno parte di questa commissione altri nove membri. Così riporta l’agenzia di stampa Ansa:

  • Valeria Falce, professore ordinario di diritto dell'economia – Università Europea di Roma
  • Gianluca Salviotti, docente di Management Information Systems – Università Bocconi
  • Giusella Finocchiaro, professoressa ordinaria di diritto privato e diritto di internet – Università di Bologna
  • Giuseppe Francesco Italiano, professore ordinario di Computer science – Università Luiss Roma
  • Marco Angelini, ricercatore presso il Dipartimento di ingegneria informatica, automatica e gestionale dell'Università di Roma La Sapienza
  • Paolo Benanti, professore di Etica, bioetica ed etica delle tecnologie presso la Pontificia università gregoriana Roma
  • Francesco Bonchi, direttore della ricerca presso Centai (Centro per l'intelligenza artificiale)
  • Giuseppe De Pietro, direttore dell'istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni del Cnr e presidente della fondazione future Artificial Intelligence Research (Fair) che gestisce il partenariato nazionale sull'Intelligenza Artificiale
  • Roberto Sommella, dal 2020 direttore di Milano Finanza.

Perché serve un regolamento sull'intelligenza artificiale

Il primo compito di questa commissione sarà la stesura di un report inviare al governo. Un documento che teoricamente dovrebbe essere scritto dopo aver ascoltato diverse sigle di sindacati e federazioni che si occupano di editoria. Almeno nell’ambiente giornalistico un passaggio del genere stava diventando necessario.  Come spesso capita con le nuove tecnologie, al momento non c’è nessun tipo di regolamento. ù

Non ci sono banner o disclaimer da inserire nei contenuti per avvisare i lettori che stanno guardando qualcosa prodotto da un algoritmo. Non ci sono divieti. Non ci sono nemmeno raccomandazioni. Cosa che invece succede, almeno in parte, per i social network. TikTok ad esempio ha introdotto dei tag, ancora poco sfruttati, per segnalare quando un contenuto è stato creato dall’intelligenza artificiale.

Cosa ne sa Amato di intelligenza artificiale?

Per Giuliano Amato l'esperienza con la Commissione Algoritmi non sarà la prima nel campo dell'intelligenza artificiale. Amato è presidente anche Consulta scientifica del Cortile dei gentili, una consulta legata al Vaticano. Nello specifico si muove sotto la guida del Pontificio Consiglio della Cultura. Nei mesi scorsi la Cosulta ha pubblicato il volume Intelligenza Artificiale: Distingue Frequenter, una sintesi di 150 pagine con diversi contributi di cui Amato ha curato la prefazione. Vi lasciamo un estratto, che risponde anche a un dubbio. Forse Amato non usa ChatGPT ma conosce cosa può fare:

"Posso solo concludere che, se tutto questo è sufficientemente condiviso, se da un lato la società con le sue leggi, dall’altro la ricerca con il suo codice morale sapranno tenere le barre loro affidate, potremo con tranquillità fidarci della IA: avvalerci dei suoi benefici, non drammatizzare le nostre difficoltà nel distinguere l’Incompiuta di Schubert da quella in parte compiuta dal computer, imparare a capire, parlandoci, quando uno studente ha scritto il suo paper, quando se lo è fatto scrivere da ChatGPT. Non sarà questo a portarci nelle acque dove, secondo padre Dante, finirebbe per richiudersi sovra di noi il mare. Quelle acque sono più avanti e tocca a noi, a tutti noi, evitare che l’umanità ci arrivi".

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