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Morte Charlie Kirk

Come hanno fatto dei meme a finire sul proiettile che ha colpito Charlie Kirk

Cercare nei meme dei significati è pericoloso. Spesso dietro alle frasi slogan incise su proiettili e armi non c’è un messaggio politico coerente, piuttosto una performance pensata occupare uno spazio in una tradizione di violenza, che trova nella rete il suo amplificatore.
A cura di Elisabetta Rosso
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Il 10 settembre un proiettile colpisce al collo Charlie Kirk, attivista conservatore, durante un evento pubblico alla Valley University, nello Stato dello Utah. Kirk muore, le autorità fermano Tyler Robinson, il presunto assassino, che avrebbe lasciato tracce e messaggi incisi sui proiettili. Tra questi, anche riferimenti a meme. 

Non è un caso isolato. A fine agosto un ventitreenne ha aperto il fuoco fuori dalla chiesa di una scuola cattolica di Minneapolis, uccidendo due bambini e ferendo altre 19 persone prima di suicidarsi. Anche in quel caso l‘assassino aveva inciso su pistole e caricatori insulti razzisti, parolacce e riferimenti ai meme: frasi popolari come "skibidi ", così come "Lenny Face" (͡° ͜ʖ ͡°) e un'allusione a un fumetto online del 2008.

"Negli ultimi anni i mass shooter, gli stragisti, hanno cominciato a scrivere sulle armi o sulle cartucce dei proiettili", ha spiegato a Fanpage.it Daniele Zinni, autore di Meme del sottosuolo. "Spesso menzionano meme, ma non sempre intendono comunicare un messaggio specifico." Anzi. "A volte è come se le armi fossero le pareti della cameretta, dove mettere i propri riferimenti culturali o identitari ma anche solo le battute che appaiono più assurde dopo aver compiuto il proprio gesto violento."

Quando i proiettili parlano il linguaggio dei meme

Sui proiettili sono state incise alcune frasi. Tra queste: “Hey fascist! Catch!”, seguita dai simboli di una freccia verso l’alto, una verso destra e tre verso il basso. La sequenza rimanderebbe chiaramente al comando per attivare la “bomba Eagle da 500 kg” nel videogame di Helldivers 2, "Notices bulges OwO what's this?", un evidente riferimento a un meme sui furry diventato popolare nel 2015 e “Gay chi legge LMAO” (If you read this you are gay LMAO) un insulto utilizzato spesso su internet. Infine le parole "Bella Ciao", canzone della resistenza italiana diventata celebre in tutto il mondo, negli ultimi mesi soprattutto nell'universo dei gamer.

Da quando sono state pubblicate le scritte incise sui proiettili è iniziata una caccia alle streghe. Per esempio, Trump ha puntato il dito contro l'estrema sinistra considerando l'incisione "Bella ciao" una prova dello schieramento politico dell'assassino. Ipotesi confutata poi sui social dove gli utenti hanno ricostruito un presunto legame tra "Bella ciao" e l'universo dei Groyper, estremisti di destra delusi da Trump.

Come spiega Zinni però, cercare nei meme dei significati, a maggior ragione politici, è pericoloso. "I mass shooter fanno delle performance l'uno per l'altro, si percepiscono inseriti in una specie di macabra tradizione, e spesso i messaggi che lasciano mandano in confusione i media mainstream e i commentatori, che invece tendono a interpretarli come se andassero decodificati e non collocati. Spesso sono un modo per attirare l'attenzione del pubblico online che sa riconoscerli".

Il culto dei “santi” della violenza

In rete prosperano comunità che venerano i mass shooter come “martiri” o addirittura “santi.” Forum, chat private e canali social raccolgono aspiranti attentatori, troll e fanatici che studiano tattiche, discutono manifesti e glorificano i precedenti killer. A volte i simboli richiamano l’estetica dell’estrema destra, altre volte sono semplicemente riciclati come provocazione. In ogni caso, l’obiettivo è sempre lo stesso: alimentare un culto della violenza.

Come ha spiegato Charlie Wazel su The Atlantic: "Spesso queste comunità adottano la retorica del neonazismo e della supremazia bianca: talvolta per reale adesione ideologica, più spesso come linguaggio e immaginario presi in prestito da altri contesti." Questi messaggi fanno parte di un "modello familiare di comportamento terroristico, che continua a diffondersi nelle comunità online dedicate alle sparatorie di massa e ad altre forme di brutalità. In questi spazi macabri, gli assassini sono visti come martiri e vengono soprannominati santi ." E infatti, spesso i messaggi funzionano a circuito chiuso, alimentando queste comunità.

Il palcoscenico dei mass shooter

Secondo Alex Newhouse, ricercatore dell’Università del Colorado, il vero scopo di questi attacchi è “entrare nella genealogia dei mass shooter e spingere qualcun altro a imitarli.” Ogni manifesto, video o live-stream diventa materiale da tramandare ad altri.

"Ci sono dei pezzi di internet dove cresce una specie di sovraeccitazione, ogni volta che emerge qualcosa che può riguardarli", spiega Zinni. "Capita di vedere su 4chan, persone che dicono ahh c’era questo riferimento sul proiettile, sicuramente è un utente di 4chan, e magari parte la ricerca delle tracce lasciate online per capire dove era connesso, cosa postava, era già successo per esempio con Luigi Mangione. 

Spesso quindi dietro alle frasi e ai meme incisi su proiettili e armi non c'è un messaggio politico coerente, piuttosto una performance pensata occupare uno spazio in una tradizione di violenza che trova nella rete il suo amplificatore.

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