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Come funziona Dice, l’app che sta cambiando il modo in cui compriamo i biglietti per i concerti

Nasce a Londra nel 2014, all’inizio si usava solo per comprare i biglietti per gli eventi. Ora raccomanda serate e promuove artisti.
A cura di Elisabetta Rosso
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Nasce come app ma assomiglia già a un social network, sta colonizzando uno spazio vuoto che, prima o poi, doveva essere riempito. Dice è semplicissimo da usare, complicatissimo, invece, capire quali effetti produrrà nell’industria musicale e dei live. Da un lato sembra essere l’unico bastione in grado di scongiurare il secondary ticket. Dall’altro potrebbe diventare l’ennesimo tritacarne algoritmico che appiattisce tutto quello che tocca.

Su Dice si comprano biglietti digitali. Nasce così e poi diventa altro. Un modo per rimanere aggiornati sui live, segnarsi le date per le serate nei club, rivendere biglietti. Una forma di promozione per artisti, festival e progetti. La piattaforma consiglia anche alle persone quale concerto andare a seconda dei gusti musicali (e questo potrebbe essere un problema).

Nasce a Londra nel 2014, l’idea è di Phil Hutcheon che è anche il responsabile dell’etichetta australiana Modular Recordings. Poi l’app cresce, arriva negli Stati Uniti, in Spagna, in Francia e anche in Italia, nel 2019. Esordisce a Milano, grazie a un accordo con Radar Concerti,  un’agenzia di promozione indipendente, e poi si sposta a Torino, Roma, Bologna, Napoli e Genova.

Come funziona

Basta aprire la schermata principale per trovare concerti, festival, spettacoli suggeriti dagli algoritmi. Punta sulla fruizione mobile only e sui biglietti digitali. Una volta acquistati arriva un Qr code che si attiverà solo due ore prima del concerto. Un modo per scongiurare il secondary ticket. Non solo, rende anche più semplice vendere i biglietti senza dover, per esempio, cambiare nominativo. Chi infatti trova il “tutto esaurito”, può inserirsi in una lista d’attesa, e acquistare direttamente dall’app i biglietti che vengono rivenduti. Grazie a questo procedimento non è possibile gonfiare i prezzi dei biglietti sul mercato secondario.

Le promesse di Dice

Dice potrebbe eliminare uno dei grandi mostri dell’industria live: il secondary ticket. Un bagarinaggio 2.0 che negli ultimi anni ha creato moltissimi problemi. Caso iconico era stato un concerto dei Coldplay nel 2016. I biglietti ufficiali erano spariti di colpo, 100.000 per la precisione. Il portale va in tilt e segna il tutto esaurito. Passa qualche minuito e sui siti di secondary ticket ricompaiono i biglietti. In vendita, però, a cifre folli. Un problema finora mai risolto.

Non solo, Dice potrebbe diventare anche una vetrina per la musica emergente. Sfruttando proprio la vocazione social, la rete potrebbe sponsorizzare e dare maggior visibilità a concerti minori in locali più piccoli. Un altro vantaggio è la possibilità di promuovere i progetti sul mercato globale. Un esempio: nella newsletter francese di Dice si possono sponsorizzare festival italiani e viceversa.

I rischi dell'App

C’entrano gli algoritmi. L’app infatti è collegata ai servizi di streaming musicale, per esempio Spotify o Apple Music. L’algoritmo registra i dati degli ascolti, gli artisti preferiti, il genere musicale di riferimento, elabora tutto e poi suggerisce sulla schermata principale i concerti in base ai gusti di ognuno. Oppure invia una notifica per segnalare un evento. Un meccanismo pericolosissimo. Innanzitutto perché c’è il rischio di appiattire e standardizzare i gusti musicali.

Le raccomandazioni algoritmiche influenzano in modo determinante le scelte musicali di milioni di persone, e il rischio è che la top 50 in rotazione diventi l’emblema della cultura popolare, spazzando via tutto il resto. In sostanza tutti ascoltano le stesse cose e rimangono incastrati in un loop algoritmico. Spotify insegna, è la musica che sceglie la persona.

E poi c’è l’eco chamber, un evergreen dell’era digitale. Persone che si rinchiudono in bolle, ascoltano ai concerti le stesse canzoni, o lo stesso genere che scelgono in streaming. Non c’è spazio per scoprire generi nuovi, quindi una fetta di pubblico rimarrà fossilizzato sul suo genere di riferimento e non andrà oltre.

Nasce per riempire un vuoto

Al di là dei pro e dei contro, Dice sta occupando uno spazio che doveva essere riempito. Prima c’era Facebook, per promuovere eventi, concerti, scoprire serate. Poi ha perso aderenza, utenti, e allora si è tentato di sopperire con Instagram, che non è geneticamente adatto a calendarizzare serate. E alla fine arriva Dice. Funziona talmente bene che nei prossimi mesi verranno promossi anche film, rassegne cinematografiche, mostre e spettacoli. E pensa già a come occupare i palchi dei festival musicali con artisti selezionati proprio da Dice. L'idea è di diventare, sempre di più, un punto di riferiemento (digitale e fisico), nella cultura internazionale.

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