Come funziona DEEP, il sistema di droni subacquei per il controllo dei porti presentato dall’Italia

Il rendering del video sembra un videogioco. Una batteria di droni subacquei immersa nel porto. Uno dei droni che esce in ricognizione. Analizza i cavi sul fondale. Verifica la presenza della struttura e invia il segnale alla base operativa. Non solo. Verifica anche la presenza di oggetti e rifiuti sul fondale. Il sistema si chiama DEEP ed è stato presentato da Fincantieri, azienda pubblicata italiana controllata dal Ministero dell’Economia.
DEEP è l’acronimo di Dynamic Ecosystem for Enhanced Performance. È un sistema automatizzato che può essere utilizzato per due scopi. Da una parte per la verifica delle condizioni delle infrastrutture, dall’altra il monitoraggio dei fondali. L’idea di tutto il sistema è quello di automatizzare il processo: oltre ai droni per il controllo sono implementati anche sistemi di intelligenza artificiale.
Un sistema di controllo organizzato in quattro fasi
Il progetto DEEP è articolato su quattro componenti. Il primo sistema si chiama Early Warning System: è un sistema di sensori subacquei. Il secondo è il Centro di Comando e Controllo: in breve, è la centrale operativa che si occupa di verificare la tenuta del sistema. C’è poi la flotta di droni subacquei, tecnicamente Autonomous Underwater Vehicle (AUV). La parte software è un sistema basato sull’intelligenza artificiale per l’analisi dei dati e il coordinamento delle operazioni.

Cosa sono i droni AUV
Esattamente come i droni aerei, anche i droni sottomarini hanno diverse categorie. Quelli usati nel sistema DEEP di Fincantieri sono i droni AUV, Autonomous Undewater Vehicle. Sono dei droni che non hanno bisogno di un controllo remoto ma si muovono in autonomia seguendo tracce GPS e leggendo le informazioni dei sensori. Quando invece c’è un operatore che li guida da remoto questi droni entrano nella categoria ROUV, Remotely Operated Underwater Vehicle.