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Un vulcano “zombie” dà segni di risveglio dopo 700.000 anni: possibile un’eruzione esplosiva

Grazie a rilevazioni satellitari gli scienziati hanno rilevato segnali di instabilità sul vulcano Taftan in Iran, del quale non ci sono prove di eruzione da 700.000 anni. La sommità del gigante, alto circa 4.000 metri, si è gonfiata sensibilmente ed è stato rilasciato del gas. L’aumento di pressione potrebbe innescare un’eruzione esplosiva, per questo è necessario un monitoraggio più stretto del vulcano.
A cura di Andrea Centini
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Il vulcano Taftan
Il vulcano Taftan

Un vulcano dormiente o "zombie", caratterizzato da debole attività registrata nell'ultimo secolo, sta dando segni di risveglio col potenziale rischio di eruzione esplosiva. Secondo gli scienziati non ci sono prove effettive di fenomeni eruttivi da 700.000 anni e il suo monitoraggio andrebbe migliorato sostanzialmente, dato che la minaccia sarebbe sottovalutata. Protagonista di questa “agitazione” è il vulcano Taftan nell'Iran sud-orientale, uno stratovulcano caratterizzato da due vette principali – Narkuh e Madehkuh con più crateri – e che arriva a circa 4.000 metri di altezza. Il gigante fa parte di un arco vulcanico chiamato “Makran” sito tra Iran e Pakistan, assieme ai vulcani Bazman e Koh-i-Sultan. Si è formato decine di milioni di anni fa a causa dell'interazione tra la placca euroasiatica e quella arabica.

Come indicato, il Taftan ha dato segni di debole attività come emissioni di fumo e una possibile, piccola colata lavica nel 1993 non documentata; tuttavia secondo lo studio “Geology and geochemical evaluation of Taftan Volcano, Sistan and Baluchestan Province, southeast of Iran” non ci sarebbero segni di effettive eruzioni per un arco di tempo piuttosto lungo, circa 700.000 anni. È possibile che emissioni di zolfo fuso – che si verificano in rare condizioni a elevate temperature – siano state confuse con il magma, così come fenomeni nuvolosi con insolite fumarole. C'è molta incertezza sull'attività eruttiva del Taftan, anche a causa di una sorveglianza non particolarmente stretta; per questo secondo gli autori di un nuovo studio sarebbe necessario applicare una “strategia olistica di riduzione del rischio vulcanico”.

I segnali che il vulcano possa innescare una possibile eruzione esplosiva sono stati raccolti tra il 2023 e il 2024, quando misurazioni condotte dallo spazio attraverso il radar interferometrico ad apertura sintetica (InSAR) e modelli geodetici hanno evidenziato una significativa deformazione della sommità del Taftan. I ricercatori hanno osservato picchi di velocità nel rigonfiamento pari a 11 centimetri annui e rallentamenti associati a emissioni di gas, come una sorta di profondo respiro. A rendere preoccupante questo meccanismo il fatto che non vi è stato un innesco operato da precipitazioni o terremoti, pertanto gli esperti ipotizzano che qualcosa stia covando nelle camere magmatiche del vulcano "zombie". Lo studio è stato condotto da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati spagnoli della Stazione Vulcanologica delle Canarie – Dipartimento Scienze della Vita e della Terra, Consejo Superior de Investigaciones Científicas (IPNA-CSIC), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Hong Kong e dell'Institut fuer Geologische Wissenschaften dell'Università di Berlino.

Fumarole di zolfo sul vulcano Taftan
Fumarole di zolfo sul vulcano Taftan

I ricercatori, coordinati dal professor Pablo J. González, ipotizzano due scenari distinti per la recente instabilità del Taftan. La prima è una alterazione idrotermale dinamica “che porta a cambiamenti di permeabilità, stoccaggio di gas superficiale e pressurizzazione, seguita dall'apertura di vie di degassamento”, la seconda è un'intrusione magmatica profonda che innesca rilascio di gas e aumento della pressione nel cuore del sistema idrotermale. “L'assenza di subsidenza post-instabilità suggerisce la persistenza di condizioni di alta pressione idrotermale sulla sommità e dei rischi associati”, hanno spiegato il professor Gonzalez e i colleghi nell'abstract dello studio, evidenziando fenomeni che potrebbero portare a un'eruzione esplosiva. Questo aumento della pressione si sarebbe verificato ad alcune centinaia di metri di profondità sotto la superficie del gigante dormiente.

Al momento non ci sono rischi di eruzione imminente, ma un rischio vulcanico da non sottovalutare che richiede un attento monitoraggio. Nei pressi del vulcano, sito nella provincia di Sistan e Baluchestan, si trovano alcuni villaggi rurali: Ziyarat, ad esempio, è alle sue pendici ed è una meta importante per motivi religiosi. Da qui, inoltre, partono diversi sentieri per le escursioni sulla montagna. La città più vicina, Khash, si trova invece a 50 chilometri di distanza. I dettagli della nuova ricerca “Spontaneous Transient Summit Uplift at Taftan Volcano (Makran Subduction Arc) Imaged Using an InSAR Common-Mode Filtering Method” sui rischi del Taftan sono stati pubblicati su Geophysical Research Letters.

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