Un sintomo comune del Long Covid trova una spiegazione precisa: il segnale che aumenta con la gravità

Uno dei sintomi più comuni del Long Covid, la cosiddetta “nebbia mentale”, ha finalmente una spiegazione. Un nuovo studio ha individuato un segnale chiave nel cervello: un aumento dell’attività del recettore AMPA, un componente cruciale nei processi di memoria e apprendimento. L’analisi ha mostrato che più il sintomo è grave, maggiore è l’espressione di questo recettore, suggerendo un chiaro legame tra la sua alterazione e uno dei disturbi più diffusi e debilitanti del Long Covid.
Secondo le stime, la nebbia mentale – caratterizzata da difficoltà di concentrazione, lentezza di pensiero e problemi di memoria – colpisce l’80% di chi sviluppa Long Covid. L’identificazione di questo segnale biologico rappresenta pertanto un passo significativo nella comprensione dei meccanismi neurologici del disturbo, finora considerato un sintomo difficile da misurare e spesso ricondotto a fattori generici, come lo stress o l’infiammazione. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Brain Communications.
Nebbia mentale e Long Covid: nuove prospettive per diagnosi e terapie
La scoperta del legame tra il recettore AMPA e la nebbia mentale nel Long Covid apre nuove strade all’identificazione di marcatori neurologici utili alla diagnosi e allo sviluppo di terapie mirate.
“L’aumento sistemico dei recettori AMPA fornisce una spiegazione biologica diretta dei sintomi cognitivi, evidenziando un bersaglio per potenziali trattamenti” hanno evidenziato gli autori della ricerca, guidati dal professor Takuya Takahashi della Graduate School of Medicine della Yokohama City University, in Giappone.
Come spiegato nel loro studio, il team ha ipotizzato che i pazienti con nebbia cerebrale potessero presentare un’espressione alterata dei recettori AMPA sulla base di precedenti ricerche su disturbi psichiatrici e neurologici come depressione, disturbo bipolare, schizofrenia e demenza. Pertanto, hanno utilizzato un nuovo metodo di imaging PET per visualizzare e quantificarela densità di questi recettori direttamente nel cervello umano vivente.
Confrontando i dati di imaging di 30 pazienti con Long Covid con quelli di 80 individui sani, i ricercatori hanno riscontrato un aumento significativo e diffuso della densità dei recettori AMPA nel cervello dei pazienti, risultato direttamente correlato alla gravità del loro deterioramento cognitivo. Inoltre, anche le concentrazioni di vari marcatori infiammatori sono risultati associati all’aumento dell’attività dei recettori AMPA, indicando una possibile interazione tra infiammazione ed espressione recettoriale.
Tra gli sviluppi futuri, i ricercatori osservano come i dati di imaging possano essere utilizzati per distinguere i pazienti dai controlli sani con una sensibilità del 100% e una specificità del 91%.
“Applicando la nostra nuova tecnologia di imaging PET del recettore AMPA, miriamo a fornire una nuova prospettiva e soluzioni innovative alla pressante sfida medica rappresentata dal Long Covid – ha aggiunto il professor Takahashi – . I nostri risultati risolvono le principali incertezze sulle basi biologiche della nebbia cerebrale da Long Covid e potrebbero aprire la strada a nuovi strumenti diagnostici e terapie efficaci per i pazienti che sviluppano questa condizione”.