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Un messaggio segreto tra grasso e cervello controlla il nostro tessuto adiposo

Lo ha appena scoperto un team di ricerca americano, colmando un’importante lacuna su come il sistema nervoso centrale monitora e orchestra le funzioni adipose.
A cura di Valeria Aiello
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Il nostro grasso corporeo e il cervello comunicano più di quanto pensiamo. E lo fanno attraverso messaggi che finora non erano stati completamente compresi dai ricercatori. Fino ad oggi si presumeva infatti che il cervello tenesse sotto controllo il grasso di una persona, chiamato tessuto adiposo, semplicemente monitorando gli ormoni associati ai grassi che fluttuano passivamente nel sangue. Tuttavia, un team di scienziati dello Scripps Research Institute di La Jolla, in California, ha appena scoperto un flusso di messaggi aggiuntivo, colmando un’importante lacuna su come il nostro sistema nervoso centrale monitora e orchestra le funzioni adipose. In particolare, gli studiosi hanno identificato un intero sistema sensoriale dedicato al trasporto di messaggi dal tessuto adiposo al cervello, ovvero dei neuroni sensoriali che modulano la funzione cellule adipose (adipociti) e potrebbero agire come un freno quando si tratta di bruciare i grassi.

L’esistenza di tali fibre nervose nel tessuto adiposo era nota da tempo, ma per anni i ricercatori hanno ritenuto che questi neuroni non fossero coinvolti nel trasporto di messaggi al cervello, ipotizzando invece che appartenessero principalmente al sistema nervoso simpatico, cioè la rete responsabile della nostra risposta di attacco o fuga, che attiva le vie di combustione dei grassi durante i periodi di stress e attività fisica. I ricercatori dello Scripps Research Institute hanno però voluto chiarire il loro ruolo attraverso due nuovi metodi di ricerca, un approccio di imaging chiamato HYBRiD e una nuova tecnica che hanno chiamato ROOT, che hanno permesso al team di visualizzare il percorso di questi neuroni nel tessuto adiposo e, nello specifico, di osservare che quasi la metà non si collegava al sistema nervoso simpatico ma ai gangli della radice dorsale, un’area del cervello da cui hanno origine tutti i neuroni sensoriali.

La scoperta, descritta dal team dello Scripps Research in uno studio pubblicato su Nature, ha “profonde implicazioni nella comprensione del ruolo dei neuroni sensoriali nella salute e nelle malattie”, come precisato dal professore e co-autore senior Ardem Patapoutian, che è anche un premio Nobel e ricercatore presso l’Howard Hughes Medical Institute di Chevy Chase, nel Maryland.

Nei mammiferi, il tessuto adiposo immagazzina energia sotto forma di cellule adipose e, quando il corpo ha bisogno di energia, rilascia tali riserve – spiegano gli studiosi – . Il tessuto adiposo controlla anche una serie di ormoni e molecole di segnalazione legate alla fame e al metabolismo ma, in malattie come il diabete, la steatosi epatica, l’aterosclerosi e l'obesità, l’accumulo di energia e la segnalazione spesso hanno qualcosa che non va”.

La ricerca ha infatti rivelato che quando il cervello non riceve messaggi sensoriali dal tessuto adiposo, le funzioni del sistema nervoso simpatico diventano eccessivamente attive nelle cellule adipose, suggerendo che i neuroni sensoriali e i neuroni simpatici possano avere funzioni opposte, con i neuroni simpatici necessari ad attivare la combustione dei grassi e la produzione di grasso bruno e i neuroni sensoriali necessari a rallentare questi programmi.

Questo ci dice che non c’è un’unica istruzione che il cervello invia al tessuto adiposo – ha affermato il co-autore senior dello studio, il neuroscienziato Li Ye dello Scripps Research – . Molto probabilmente è tutto più sfumato, con questi due tipi di neuroni che agiscono come un pedale dell’acceleratore e un freno per bruciare i grassi”.

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