28 CONDIVISIONI
Covid 19

Un farmaco orale già in uso funziona nei casi più gravi di Covid-19

Si tratta del baricitinib, un medicinale comunemente usato per il trattamento dell’artrite reumatoide, che si è dimostrato efficace nel ridurre il rischio di morte nei pazienti ricoverati in ospedale.
A cura di Valeria Aiello
28 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Il baricitinib, un farmaco antinfiammatorio orale comunemente utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide, ha ridotto del 13% il rischio di morte dei pazienti con Covid-19 ricoverati in ospedale. Lo hanno annunciato i ricercatori dello studio Recovery, il più grande trial clinico al mondo che nel giugno 2020 ha permesso di identificare il primo farmaco efficace nel trattamento della malattia, lo steroide desametasone, e nel febbraio 2021 di provare l’efficacia di un altro farmaco, il tocilizumab, che ha ulteriormente ridotto i decessi nei pazienti che assumevano desametasone. Ora il baricitinib, che come gli altri due farmaci agisce sul sistema immunitario, è efficace quanto il tocilizumab, ha affermato lo scienziato clinico dell’Università di Oxford Martin Landray, uno dei principali investigatori dello studio Recovery nel Regno Unito.

Il baricitinib è un inibitore selettivo e reversibile delle proteine Janus chinasi (JAK1 e JAK2), enzimi intracellulari coinvolti nella trasmissione del segnale di citochine e fattori di crescita, che agisce riducendo l’eccessiva risposta infiammatoria e l’ingresso del virus nelle cellule polmonari. I pazienti nello studio hanno anche assunto altri farmaci, come il desametasone, che hanno dimostrato di essere di aiuto contro il Covid. “L’uso di baricitinib in aggiunta a qualsiasi altro trattamento attualmente prescrivibile contro il Covid è vantaggioso” ha spiegato Landray.

Il baricitinib nella cura di Covid-19

Altri studi randomizzati di dimensioni più ridotte avevano già concluso che l’uso del baricitinib è associato a una riduzione del rischio di morte per Covid-19. Alcune di queste analisi avevano però coinvolto solo pazienti che non avevano ricevuto altri farmaci diretti al sistema immunitario, mentre lo studio Recovery ha confrontato 4.148 pazienti adulti ricoverati per Covid-19 che hanno ricevuto i farmaci prescrivibili più il baricitinib, con 4008 pazienti ricoverati che hanno ricevuto solo il trattamento standard. Tra i pazienti che hanno assunto baricitinib, 513 persone (12%) sono morte entro 28 giorni dalla randomizzazione rispetto a 546 decessi (14%) nel gruppo di controllo, spiegano i ricercatori in un preprint su MedRxiv. In proporzione, questa riduzione della mortalità è pari al 13%.

Tale effetto protettivo, tuttavia, è risultato essere leggermente inferiore a quello riscontrato nelle precedenti sperimentazioni del farmaco, in cui l’assunzione di un inibitore delle JAK era associata a una riduzione proporzionale del 43% mortalità. Il nuovo risultato “è probabilmente un riflesso migliore dell’effetto effettivo del trattamento – ha indicato Eric Topol, direttore dello Scripps Research Translational Institute, perché “la scoperta riflette uno scenario più attuale e reale dei trattamenti standard per il COVID grave”. Una meta-analisi di Recovery e degli altri otto studi che hanno valutato l’efficacia del baricitinib o di un altro inibitore delle proteine JAK suggerisce una riduzione del 20% dei decessi, hanno aggiunto i ricercatori.

Lo studio Recovery, partito nel marzo 2020, ha finora arruolato oltre 47.000 pazienti ricoverati in ospedale per Covid-19. La maggior parte è stata curata nelle cliniche del Regno Unito, ma lo studio si è esteso a località in Sudafrica, Ghana, Vietnam, Indonesia e Nepal. Oltre a identificare tre farmaci che trattano il Covid-19 grave, lo studio ha contribuito a escluderne molti altri, tra cui l’aspirina, l‘idrossiclorochina antimalarica, la combinazione di farmaci per l'HIV lopinavir/ritonavir e la colchicina, un farmaco antinfiammatorio. Attualmente in fase di studio ci sono l’antivirale di Merck molnupiravir, l’anticorpo monoclonale di GSK sotrovimab e il farmaco per il diabete empagliflozin. Lo studio Recovery sta anche testando dosi più elevate di corticosteroidi, come il desametasone, nella speranza che il loro utilizzo funzioni altrettanto bene come la combinazione con farmaci immunomodulatori più costosi.

28 CONDIVISIONI
32800 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views