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Un comune integratore migliora le funzioni cognitive in sole 12 settimane

Un team di ricerca internazionale ha determinato che un integratore a base di fibre vegetali è in grado di migliorare la funzione cerebrale nelle persone con più di 60 anni. Chi ha assunto i prebiotici, considerati sicuri e a basso costo, ha ottenuti punteggi migliori nei test cognitivi, anche in quelli indicativi per l’Alzheimer. Il test è stato condotto con 36 coppie di gemelli.
A cura di Andrea Centini
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Un nuovo studio ha determinato che un comune integratore di fibre vegetali (prebiotici) è in grado di migliorare sensibilmente la funzione cerebrale nelle persone con più di 60 anni. I partecipanti che lo hanno assunto, infatti, hanno ottenuto risultati migliori nei test cognitivi rispetto a chi aveva preso il placebo. A rendere particolarmente significativa questa ricerca vi è il fatto che ha coinvolto dei gemelli (quindi persone con una base genetica identica) cui sono stati assegnati casualmente i prebiotici, nutrienti per i batteri buoni del nostro intestino. Inoltre è stata condotta in doppio cieco; ciò significa che nemmeno i ricercatori sapevano chi riceva cosa fino al termine dell'indagine.

I risultati suggeriscono che queste fibre, considerate sicure e acquistabili a poco prezzo come prodotto da banco, potrebbero essere estremamente preziose per rallentare il declino cognitivo, caratterizzato da perdita di memoria, difficoltà nel linguaggio, problemi nell'orientamento e altro ancora. Si tratta dei sintomi tipici della demenza senile, la cui forma principale, il morbo di Alzheimer, colpisce oltre 40 milioni di persone in tutto il mondo. Recentemente uno studio ha dimostrato che i segni della malattia neurodegenerativa possono essere colti già 18 anni prima dalla diagnosi (un esperto ha commentato i risultati per Fanpage.it).

A determinare che un comune integratore a base di fibre migliora la funzione cerebrale negli over 60 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici del King’s College di Londra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Fra essi la società Clinical Microbiomics di Copenhagen (Danimarca); il Dipartimento di Epidemiologia e Salute Pubblica dell'Università dell'East Anglia e la Scuola di Scienze dello sport, dell'esercizio fisico e della riabilitazione dell'Università di Birmingham. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Mary Ni Lochlainn del Dipartimento di ricerca sui gemelli presso l'ateneo inglese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver coinvolto 36 coppie di gemelli di età superiore ai 60 anni (in maggioranza donne) nello studio controllato con placebo, randomizzato e in doppio cieco.

I gemelli sono stati divisi in due sottogruppi: uno ha ricevuto casualmente per 12 settimane un integratore a base di due prebiotici comuni, le fibre vegetali conosciute come inulina e frutto-oligosaccaride (FOS); l'altro ha ricevuto un placebo. A tutti sono stati prescritti esercizi di resistenza e un integratore proteico a base di aminoacidi a catena ramificata (BCAA). I ricercatori hanno analizzato la funzione fisica e la cognizione dei partecipanti attraverso visite condotte in video, questionari online e test cognitivi a distanza.

Se l'integratore di fibre non ha offerto alcun vantaggio sulle capacità fisiche, i benefici sulla funzione cognitiva sono stati invece statisticamente significativi. I gemelli che lo avevano assunto, infatti, hanno ottenuto punteggi migliori nei test dedicati alla funzione cerebrale. Particolarmente interessanti i risultati rilevati nel test Paired Associates Learning, “che è un indicatore precoce della malattia di Alzheimer”, come evidenziato dagli autori dello studio. Punteggi migliori sono stati ottenuti anche nei test sui tempi di reazione e di elaborazione. I ricercatori hanno osservato nel gruppo dei gemelli trattati con l'integratore anche un cambiamento nel microbiota intestinale, con un incremento del “batterio buono” Bifidobacterium. Studi clinici e preclinici condotti in passato avevano trovato correlazioni positive tra le concentrazioni di Bifidobacterium ed efficienza cognitiva.

“Siamo entusiasti di vedere questi cambiamenti in sole 12 settimane. Ciò rappresenta un’enorme promessa per migliorare la salute del cervello e la memoria nella nostra popolazione che invecchia. Svelare i segreti dell’asse intestino-cervello potrebbe offrire nuovi approcci per vivere in modo più sano e più a lungo”, ha dichiarato in un comunicato stampa la dottoressa Ni Lochlainn. “Queste fibre vegetali, che sono economiche e disponibili come prodotti da banco, potrebbero portare benefici a un ampio gruppo di persone in questi tempi economicamente difficili. Sono sicuri e accettabili. Il nostro prossimo compito è vedere se questi effetti sono sostenuti per periodi più lunghi e in gruppi più ampi di persone”, le ha fatto eco la professoressa Claire Steves, autrice senior dello studio. È doveroso ricordare che prima di assumere qualunque tipo di integratore è importante discuterne con un medico. I dettagli della ricerca “Effect of gut microbiome modulation on muscle function and cognition: the PROMOTe randomised controlled trial” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Communications.

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