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Un colossale “buco” di 1 milione di chilometri si è aperto sul Sole ed è rivolto verso la Terra

Un buco coronale di oltre 1 milione di chilometri si è aperto nella porzione meridionale della stella ed è rivolto verso il nostro pianeta. Possibili tempeste solari da oggi al 22 maggio a causa del vento solare sprigionato dalla struttura, una delle più grandi osservate negli ultimi anni. Cosa sono i buchi coronali e quali effetti possono avere sulla Terra.
A cura di Andrea Centini
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Il colossale buco coronale presente sul Sole. Credit: NASA/SDO/AIA
Il colossale buco coronale presente sul Sole. Credit: NASA/SDO/AIA

Sul Sole si è aperto un buco coronale immenso, che si estende per oltre 1 milione di chilometri e occupa larghissima parte della porzione meridionale della stella. Si tratta di una delle strutture più grandi osservate negli ultimi anni, come mostrano le spettacolari immagini catturate dal telescopio spaziale Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA. Poiché il buco coronale è direttamente rivolto verso la Terra, come indicato dal portale specializzato in meteo spaziale spaceweather.com sono possibili tempeste geomagnetiche nei prossimi giorni, più precisamente da oggi martedì 20 maggio fino a venerdì 22. Possibili anche aurore polari a latitudini più basse del normale. Fortunatamente non sono attesi fenomeni particolarmente violenti, a causa della natura lenta e non particolarmente energetica del vento solare sprigionato da queste strutture, che si aprono sulla caldissima atmosfera esterna del Sole, la corona appunto.

La rotazione del Sole. Credit: NASA
La rotazione del Sole. Credit: NASA

La rotazione del Sole

Se ricordate strutture gigantesche analoghe emerse non gli ultimi mesi, non vi sbagliate. Ciò che stiamo vedendo oggi sul Sole è lo stesso buco coronale che aveva fatto la sua comparsa ad aprile e a marzo, anche se in una forma diversa e di dimensioni sensibilmente superiori. Se infatti nei mesi scorsi si parlava di aperture di centinaia di migliaia di chilometri pari a decine di pianeti Terra affiancati, qui siamo innanzi a un “mostro” che si estende praticamente per tutto l'emisfero meridionale del disco solare. Del resto sono strutture molto dinamiche. Si tratta del medesimo buco semplicemente perché il Sole, come spiegato dalla NASA, ruota sul proprio asse una volta ogni 27 giorni circa, con le regioni equatoriali più rapide (24 giorni) di quelle polari (circa 30 giorni). Del resto parliamo di una sfera di gas e plasma – particelle cariche elettricamente – e non di un pianeta, che ruota in modo uniforme. I fenomeni come le macchie solari e i buchi coronali, pertanto, mentre la Terra ruota attorno alla stella con il moto di rivoluzione, si spostano da sinistra verso destra e, dopo aver fatto il giro ed essersi spostate nella parte non visibile, se non si estinguono si ripresentano sul margine sinistro della stella qualche settimana dopo.

Il vento solare sprigionato dal buco coronale. Credit: NASA/SDO/Spaceweather.com
Il vento solare sprigionato dal buco coronale. Credit: NASA/SDO/Spaceweather.com

Cos'è un buco coronale

Ma cosa sono esattamente questi buchi coronali? Come spiegato a Fanpage.it dalla professoressa Valentina Penza del Gruppo Solare presso l'Università di Tor Vergata di Roma, “sono delle strutture che sembrano scure se si osserva il Sole ad alte energie, quindi raggi X e ultravioletto estremo”. “Lì il plasma è un po' più freddo e un po' meno denso”, ha evidenziato la ricercatrice. Tecnicamente, pertanto, non si tratta di veri e propri buchi, ma di aree in cui il turbolento campo magnetico del Sole è temporaneamente unipolare e dunque aperto. Ciò lascia fluire liberamente il vento solare nello spazio, che è una combinazione di particelle ionizzate (plasma) e campi magnetici. È proprio per questo che i buchi coronali appaiono scuri rispetto alle aree circostanti. Quando questo flusso di vento solare è indirizzato verso la Terra, può dar vita alle tempeste geomagnetiche o solari. A differenza di quelle scatenate dalle espulsioni di massa coronale (CME) associate ai brillamenti, tuttavia, non sono particolarmente intense, proprio perché il vento solare sprigionato dai buchi coronali è più debole e lento, dunque meno “esplosivo”.

Gli effetti sulla Terra

Anche se meno intenso, non significa che il flusso di plasma e campi magnetici espulso dai buchi coronali sia privo di conseguenze sulla Terra. Ce lo ricordano le meravigliose aurore polari alla fine di marzo comparse alle medie latitudini (ma non visibili in Italia). Si formano perché le particelle del vento solare impattano con la magnetosfera e interagiscono con gli atomi presenti nella ionosfera; questi ultimi si accendono dando vita agli spettacolari colori dei fenomeni aurorali (non solo aurore boreali e australi ma anche SAR, Steve e affini).

Le tempeste solari vanno da minori (G1) a estreme (G5) e i buchi coronali generalmente non danno vita a fenomeni più forti di G2 (moderate), che possono comunque avere conseguenze sulle operazioni satellitari, innescare blackout radio e determinare danni alle reti elettriche dei Paesi alle alte latitudini se prolungate. Al momento, comunque, non vi è certezza che nei prossimi giorni si manifesteranno simili fenomeni a causa del vento solare scagliato dal buco coronale.

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