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Trovato il virus dell’influenza aviaria nelle mucche: è la prima volta che succede

Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha confermato casi di infezione di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) in alcuni allevamenti bovini in Texas e Kansas. I consumatori di latte e derivati temono il contagio tramite latte e derivati potenzialmente infetti.
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Lunedì 25 marzo 2024 il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) ha confermato casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) in alcuni allevamenti bovini in Texas e Kansas. È la prima volta che il virus viene identificato nei bovini. La notizia ha allarmato i cittadini che temono il contagio agli uomini attraverso il consumo di latte potenzialmente infetto.

Tuttavia su questo punto le agenzie federali hanno rassicurato i consumatori di questo tipo di prodotti, quindi non solo latte, ma anche formaggi e altri derivati: per il momento non dovrebbero esserci infatti rischi legati alla sicurezza alimentare in quanto la pastorizzazione sarebbe in grado di uccidere il virus.

Cosa sta succedendo negli allevamenti degli Stati Uniti

La conferma dei casi di infezione di aviaria tra le mucche di diversi allevamenti destinati alla produzione alimentare in Texas, Kansas e New Mexico è arrivata solo dopo poche settimane dall'annuncio dell'identificazione di più casi di aviaria in alcune capre degli allevamenti presenti in Minnesota. Per quanto riguarda le infezioni nei bovini, sembrerebbe che – spiega il New York Times – il veicolo di infezione per le mucche siano stati uccelli selvatici infetti con cui gli animali sarebbero entrati casualmente in contatto. A conferma di questa ipotesi nelle scorse settimane diversi cadaveri di volatili sono stati segnalati in più fattorie degli Stati interessati.

Dopo diverse segnalazioni da parte degli allevatori di mucche malate, i funzionari hanno potuto confermare la presenza del virus. Nello specifico, si tratta della H5N1, la forma di influenza aviaria particolarmente patogena riscontata per la prima volta in Europa nel 2020. Il virus viene trasmesso dagli uccelli infetti ad altri animali attraverso le loro feci o le secrezioni orali. Sebbene focolai di aviaria sono stati già più volte segnalati in allevamenti di pollame, è la prima volta che il virus viene rintracciato nei bovini.

I timori sull'assunzione di latte infetto

La notizia ha generato diversi timori, da più punti di vista. Innanzitutto i consumatori di latte e derivati sono preoccupati di contrarre l'influenza attraverso latte potenzialmente infetto. Su questo punto i funzionari federali hanno però spiegato che per il momento non c'è motivo di preoccuparsi per la sicurezza alimentare in quanto il virus è stato rintracciato solo in campioni di latte non pastorizzato. La pastorizzazione sarebbe invece in grado di uccidere il virus.

Al New York Times gli esperti spiegano che il virus è stato trovato solo in campioni di latte all'aspetto evidentemente "andato a male", che si presentava denso e sciropposo. Inoltre, l'agenzia del Dipartimento dell'Agricoltura ha ordinato a tutti gli allevatori di buttare il latte proveniente dagli animali malati.

Ci sono ancora dubbi da chiarire sulla trasmissione tra i bovini

Inoltre, il fatto che per la prima volta il virus è riuscito a penetrare in una nuova specie di mammiferi, ovvero le mucche, fa temere che il contagio possa allargarsi anche agli uomini. Tuttavia, i test condotti finora sugli esemplari di bovini infetti non abbiano rilevato mutazioni genetiche del virus tali dare renderlo potenzialmente più pericoloso per l'uomo, per cui il rischio di contagio alla specie umana resterebbe per il momento "basso".

Ma resta ancora senza risposta una domanda importante, a cui – spiegano gli esperti – è importante rispondere nel minor tempo possibile: non è stato ancora possibile stabilire se le mucche infette siano state contagiate solo da uccelli infetti o se il virus sia in grado di trasmettersi anche da mucca a mucca.

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