Takahashia japonica, cos’è e come combattere la cocciniglia parassita che infesta il Nord Italia

La Takahashia japonica, la cocciniglia dai filamenti cotonosi originaria dell’est asiatico, ha ripreso a infestare le piante di molte zone del Nord Italia, in particolare della Lombardia: segnalata per la prima volta nel maggio 2017 a Cerro Maggiore, in provincia di Milano, sugli alberi di gelso nero, la Takahashia japonica è presente nel capoluogo lombardo e in altri comuni delle province di Varese, Monza-Brianza e Como, dove la sua diffusione è confermata dal Servizio Fitosanitario Regionale.
La Takahashia japonica è un parassita che attacca diverse specie vegetali, in particolare le piante a foglia larga (latifoglie) e gli arbusti, come aceri, olmi, agrumi, gelsi bianchi, gelsi neri, nonché diverse specie di piante ornamentali: facilmente riconoscibile per suoi ovisacchi bianchi – le strutture in cui si trovano le uova – , il cui aspetto ricorda degli anelli cotonosi, questo insetto non è dannoso né per l’uomo né per gli animali, ma causa principalmente ingiallimento e perdita delle foglie nelle piante, fino al disseccamento dei rami o dell’intera pianta in presenza di popolazioni elevate.
Come le altre cocciniglie cotonose, anche la Takahashia japonica è un parassita difficile da eliminare per la presenza di una copertura protettiva (scudo ceroso) che protegge l’insetto adulto e le sue uova dagli insetticidi e altri prodotti contro questi insetti.
Quando però gli ovisacchi sono visibili sulle piante, soprattutto quando si trovano su pochi rami, però essere eliminati prima della schiusa delle uova, attraverso potature mirate. Se però le infestazioni sono elevate, questo tipo di intervento può non essere attuabile oppure risultare inefficace, conducendo inevitabilmente a strategie di lotta diretta contro le forme giovanili e adulte dell’insetto, con tutti i limiti della loro resistenza ad insetticidi e altri prodotti per il controllo delle cocciniglie.
Cos’è la Takahashia japonica, la cocciniglia che infesta il Nord Italia
La Takahashia japonica è una cocciniglia originaria del Giappone e diffusa in molti paesi asiatici, segnalata in Europa nel 2017, quando è stata riscontrata per la prima volta in Italia, a Cerro Maggiore (provincia di Milano). Successivamente è stata segnalata anche nel Regno Unito (2018), in Croazia (2019) e in Ucrania (2022).
Le infestazioni Takahashia japonica sono facilmente riconoscibili per la presenza di ovisacchi dalla caratteristica forma ad anello, che possono raggiungere anche i 7 cm di lunghezza: le piante colpite da questo parassita possono mostrare una serie di sintomi, come disseccamento e necrosi delle gemme, ingiallimento e perdita delle foglie nonché riduzioni della crescita, fino a disseccamento dei rami o dell’intera pianta, che sono una conseguenza del fatto che questi insetti si nutrono della linfa, indebolendo la pianta e arrivando a causarne la morte quando presenti con popolazioni elevate.
Come combattere la Takahashia japonica
La Takahashia japonica è, come le più comuni cocciniglie cotonose, uno dei parassiti più complessi da eliminare: per ridurre le infestazioni, il primo consiglio è quello di potare i rami e i rametti dove sono visibili gli ovisacchi, prima delle schiusa delle uova, che in genere avviene tra la fine di maggio e le prime settimane di giugno. Durante questa operazione, occorre prestare particolare attenzione allo smaltimento dei rami infestati, per evitare l’ulteriore diffusione, e alla pulizia degli attrezzi e agli accessori che utilizziamo durante la potatura, che vanno disinfettati prima e dopo il loro utilizzo.
Se però le infestazioni sono elevate, le alternative si restringono alla rimozione della pianta infestata oppure alla lotta diretta contro le forme giovanili e adulte dell’insetto, con tutti i limiti della ridotta efficacia di insetticidi e altri prodotti contro le cocciniglie, per la presenza della copertura protettiva (scudo ceroso) che protegge l’insetto e le sue uova. A ciò si aggiunge la mancanza di principi attivi testati ufficialmente contro Takahashia japonica, sebbene sia verosimile che gli insetticidi sistemici contro le cocciniglie cotonose possano avere effetto.
Possono pertanto risultare efficaci, tra i prodotti fitosanitari, gli insetticidi a base di sulfoxaflor o pyriproxyfen – per i quali può essere necessario l’avvallo del trattamento da parte di un consulente con certificato per l’utilizzo – oltre che gli oli minerali e i prodotti naturali come l’olio di neem o l’olio essenziale di arancia. Altre strategie possono comprendere l’impiego di sali di potassio di acidi grassi, che agiscono sulle membrane cellulari degli insetti, oppure l’uso di preparati microbiologici (contenenti ad esempio Lecanicillium lecanii). È anche importante ricordare che i trattamenti con insetticidi chimici devono essere eseguiti solo in assenza di qualsiasi fioritura (a tutela degli impollinatori), anche se limitrofa alle piante trattate.
Riguardo invece il possibile impiego di insetti antagonisti, come le coccinelle Adalia Bipunctata, l’utilizzo è avvallato con cautela, per le possibili ripercussioni sulla biodiversità locale.
La Takahashia japonica non è comunque un insetto dannoso né per l’uomo né per gli animali, per cui riuscire a controllarne la presenza, cercando di evitare le infestazioni gravi attraverso potature e interventi mirati, è la strategia che ci permette di convivere, senza essere sopraffatti, con questo sgradito ospite delle nostre piante.