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Svelati i segreti del volo del Quetzalcoatlus, il più grande animale alato vissuto sulla Terra

Analizzando centinaia di fossili i paleontologi hanno svelato il modo in cui il gigantesco Quetzalcoatlus spiccava il volo. Aveva un’apertura alare di 11 metri.
A cura di Andrea Centini
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Il gigantesco Quetzalcoatlus. Credit: James Kuether
Il gigantesco Quetzalcoatlus. Credit: James Kuether

Tra i 66 e i 70 milioni di anni fa, nel tardo Cretaceo, i cieli erano dominati dai più grandi rettili volanti mai esistiti, i Quetzalcoatlus, il cui rappresentante più maestoso (Q. northropi) aveva un'apertura alare di ben 11 metri. Un vero e proprio colosso che ha meravigliato i paleontologi sin dalla scoperta dei primi reperti fossili. Come tutti gli pterosauri vissuti nel Mesozoico, i Quetzalcoatlus non erano dinosauri alati, bensì facevano parte di un ordine distinto di rettili, i primi vertebrati in assoluto di cui è nota la capacità del volo battente. Erano animali affascinanti e dalla vita misteriosa, di cui ancora oggi si sa pochissimo. Esattamente come i dinosauri non aviani, anche gli pterosauri furono coinvolti nell'estinzione di massa scatenata dall'asteroide Chicxulub, precipitato 66 milioni di anni fa nell'area dell'attuale Penisola dell Yucatan.

Alcuni segreti dei Quetzalcoatlus sono stati svelati grazie a una serie di nuovi e approfonditi studi condotti da vari team di ricerca internazionali. Tra gli istituti coinvolti il Museo di Paleontologia e Dipartimento di Biologia Integrativa dell'Università della California di Berkeley, l'Istituto di paleontologia dei vertebrati dell'Università del Texas, il Dipartimento di Scienze animali e vegetali dell'Università di Sheffield (Regno Unito) e altri centri di ricerca. Grazie a un'analisi funzionale approfondita dei fossili, recuperati sin dagli anni '70 del secolo scorso nel Parco nazionale di Big Bend (Texas), gli scienziati hanno potuto comprendere meglio il modo in cui queste creature spiccavano il volo, un argomento ampiamente dibattuto tra i paleontologi. Basti pensare che secondo alcune ricerche non sarebbero state nemmeno in grado di volare, mentre per altre avrebbero preso la rincorsa come fanno gli attuali albatri. Altri esperti li vedevano addirittura "dondolare" come fanno i pipistrelli viventi.

Secondo le indagini del team guidato dal dottor Kevin Padian, paleontologo del museo californiano, prima di levarsi in volo il gigantesco Quetzalcoatlus northropi spiccava un balzo di 2,5 metri, dandosi una forte spinta con le zampe. A quel punto poteva spiegare le enormi ali da 11 metri, dare alcuni violenti battiti a mezz'aria e guadagnare rapidamente cielo, con una manovra molto dispendiosa dal punto di vista energetico, ma che poi si recuperava grazie al volo simile a quello di un condor, meno faticoso di quello attivo dei passeriformi. Secondo gli scienziati la membrana alare (patagio) del Quetzalcoatlus era attaccata solo alle ali come i moderni uccelli, e non al resto del corpo come avviene con i pipistrelli. Anche l'atterraggio sarebbe stato molto spettacolare, con una frenata in volo ad ali battute e un "touchdown" con le zampe posteriori, seguito da un balzo e da una successiva postura a quattro zampe. Un volta a terra, per la locomozione avrebbe sollevato braccia e zampe dello stesso lato alternandole. Questo particolare metodo di atterraggio e il movimento terrestre sarebbero stati evidenziati in alcune impronte fossili scoperte in Francia, relative a un'altra specie di pterosauro.

Nonostante le dimensioni imponenti, secondo i paleontologi una volta a terra il Quetzalcoatlus si comportava come un gigantesco airone, catturando pesci, anfibi e altri piccoli vertebrati con il lungo becco. Non a caso viveva nelle ampie zone umide del Texas. Secondo Padian e colleghi il becco dello pterosauro “simile a una bacchetta” sarebbe stato troppo delicato per il consumo della carne o per strappare resti a una carcassa, come fa un avvoltoio, pertanto l'alimentazione sarebbe stata principalmente di animali più piccoli che venivano ingoiati interi, proprio come fa un airone cenerino o una garzetta. Negli studi gli scienziati hanno descritto anche una nuova specie più piccola di pterosauro, il Quetzalcoatlus lawsoni, che aveva un'apertura alare di 4,5 metri e alcune differenze significative nella struttura del cranio e della colonna vertebrale. I dettagli su questi straordinari animali preistorici sono stati pubblicati in una serie di articoli sulla rivista scientifica specializzata Journal of Vertebrate Paleontology.

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