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La sicurezza dei voli in Europa minacciata dalla ricerca del profitto, secondo uno studio

Un nuovo studio dell’Università di Ghent getta un’ombra sulla sicurezza dei voli in Europa, che sarebbe minacciata da contratti atipici e dalla ricerca di profitto da parte delle compagnie aeree. Cosa è emerso dal nuovo rapporto.
A cura di Andrea Centini
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In un recente documento dell’Air Accidents Investigation Branch del Regno Unito è stato ribadito che l’aviazione commerciale rappresenta una delle forme di trasporto pubblico più sicure al mondo, con un progressivo calo del tasso di incidenti sul lungo periodo. Il 2025, vero e proprio annus horribilis a causa del significativo aumento dei morticirca il 40 percento nei primi sei mesi – per incidenti aerei rispetto a medie decennali, rappresenta pertanto una sorta di eccezione, nel contesto di un settore che fa della sicurezza un vanto. Ciò nonostante, un nuovo preoccupante rapporto pubblicato dall'Università di Ghent getta un'ombra piuttosto significativa sulla sicurezza dei voli in Europa, soprattutto per quel che concerne alcune compagnie low cost e quelle impegnate nel cosiddetto wet lease, una sorta di noleggio omnicomprensivo in cui una compagnia aerea fornisce a un'altra l'aereo, l'equipaggio e servizi accessori come manutenzione e assicurazione.

In parole semplici, secondo il rapporto, la costante ricerca del profitto da parte delle aziende ha portato a un incremento significativo di contratti di lavoro atipico che catalizzano la precarietà, il sovraccarico dell'impegno e una situazione in cui spesso piloti ed equipaggio di cabina si sentono meno propensi a segnalare problemi di sicurezza, stanchezza e salute per non mettere a repentaglio la propria carriera. A turbare steward e hostess anche lo svilimento del mestiere, che invece di essere approntato sul benessere e la sicurezza dei passeggeri viene piegato alle necessità di guadagnare dalla vendita di profumi, alcolici e altri prodotti.

Il nuovo rapporto finanziato dalla Commissione Europea, dal titolo UGent 2.0 – Evolving Social Challenges for Aircrew and the Need for Regulatory Response, è un vero e proprio seguito dello studio “Atypical Employment in Aviation” pubblicato sempre dall'Università di Ghent nel 2014. Per la prima volta sono stati coinvolti anche i membri dell'equipaggio di cabina, non solo i piloti. Sono circa 7.000 i lavoratori provenienti da un centinaio di compagnie aeree europee ad essere stati intervistati nell'indagine, condotta lo scorso anno. A guidare lo studio il professor Yves Jorens e il dottor Lien Valcke, rispettivamente docente di Diritto della Previdenza Sociale e Diritto Penale Sociale e ricercatore post-doc specializzato in giurisdizione e psicologia in ambito lavorativo. Entrambi sono membri dell'Istituto di ricerca internazionale IRIS (di cui il professor Jorens è il direttore).

I due ricercatori hanno sottoposto questionari specifici a piloti, steward ed hostess, dai quali emerge un quadro abbastanza significativo sulle condizioni di lavoro nel settore del trasporto aereo. È stato osservato che circa il 10 percento del totale dei lavoratori ha un contratto atipico e precario, che si riflette in una minore tutela sindacale e una maggiore pressione da parte delle aziende. Circa il 40 percento degli equipaggi intervistati, ad esempio, spiega che il proprio contratto è in grado di influenzare decisioni critiche in termini di sicurezza, mentre fino al 45 percento afferma di non segnalare stanchezza o problemi di salute per paura di avere ripercussioni sulla carriera.

È emblematico il fatto che, nel rapporto del 2014, fino all'82 percento dei piloti si sentiva in grado di poter contrastare decisioni della compagnia in grado di influenzare la sicurezza; ciò, secondo gli autori dello studio, è dovuto al fatto che i piloti senior con contratti solidi nel frattempo sono stati sostituiti da giovani che accettano orari più flessibili, stipendi più bassi e altre condizioni che possono ridurre la sicurezza del comparto. I turni massacranti e la maggiore flessibilità, inoltre, possono sfociare nella stanchezza cronica; per capire quanto è diffuso il problema, basti sapere che oltre il 90 percento dei piloti tedeschi ha recentemente affermato in un sondaggio del sindacato di addormentarsi durante i voli. Dal report emerge circa il 30 percento dei piloti e la metà degli assistenti di cabina ammette di esitare a dichiararsi non adatto a volare.

Com'era facilmente intuibile, inoltre, traspare che buona parte di steward e hostess detesta passare tra i sedili cercando di vendere alcolici, profumi e altri prodotti. “Lo spostamento verso responsabilità di vendita a bordo rischia di indebolire la natura incentrata sulla sicurezza del lavoro dell'equipaggio di cabina, creando conflitti di ruolo, tensioni psicosociali e ambiguità legali. Sebbene le pressioni commerciali possano rendere tali pratiche attraenti per le compagnie aeree, esse hanno un costo per il benessere dei lavoratori, gli standard di sicurezza e l'integrità professionale”, hanno spiegato Jorens e Valcke nello studio.

Poiché le condizioni di lavoro a bordo di un aereo hanno implicazioni importanti per la sicurezza, gli autori dello studio sottolineano l'importanza di regolamentare adeguatamente i contratti senza tralasciare il fondamentale benessere fisico e psicologico dei lavoratori. Aggiungono anche che la situazione in Europa è peggiorata sensibilmente dopo la pandemia di COVID-19 e per il progressivo incremento dei passeggeri, che sta raggiungendo quote sempre più elevate negli ultimi anni.

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