Scoperti 6.000 pianeti extrasolari: l’annuncio della NASA

Sono passati 30 anni esatti dall'annuncio della scoperta di 51 Pegasi b, il primo esopianeta individuato attorno a una stella della sequenza principale simile al Sole. In precedenza erano stati identificati solo (pochi) pianeti extrasolari nei pressi di stelle collassate, come quelli rilevati attorno alla pulsar PSR B1257+12 nel 1992. La scoperta di 51 Pegasi b è considerata una vera e propria rivoluzione e pietra miliare nel campo della ricerca astronomica, tanto che nel 2019 i ricercatori Michel Mayor e Didier Queloz – autori della scoperta – hanno ricevuto il premio Nobel per la Fisica. Da allora, soprattutto grazie al lavoro dei telescopi spaziali Kepler e TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della NASA, sono stati fatti passi in avanti enormi nell'identificazione di questi elusivi corpi celesti; basti sapere che l'agenzia aerospaziale statunitense ha appena annunciato la scoperta dell'esopianeta numero 6.000 (al 17 settembre siamo precisamente al 6.007), con un balzo di 1.000 rispetto ai 5.000 del 2022. Ci sono inoltre diverse altre migliaia di candidati in attesa delle osservazioni di follow-up per la conferma.
Seimila esopianeti scoperti in trenta anni nella nostra galassia, la Via Lattea, potrebbero sembrare molti, ma in realtà sono un'inezia rispetto ai 100 miliardi che si stima possano esserci. Scovarli, infatti, non è assolutamente semplice, considerando le enormi distanze che ci separano dalle altre stelle e le difficoltà che ciò comporta. Il sistema stellare più vicino al nostro, Alpha Centauri, è a 4 anni luce, una distanza che con le tecnologie a nostra disposizione riusciremmo a coprire in un migliaio di anni. Si calcola che la Via Lattea si estenda per circa 100.000 anni luce, pertanto riuscire a identificare quelli più lontani con gli strumenti attuali è estremamente complesso. Ad oggi tra i più distanti in assoluto identificati vi è OGLE-2005-BLG-390Lb nella costellazione del Sagittario, sito a 21.500 anni luce dalla Terra. Curiosamente la NASA lo ha soprannominato Hoth come quello di Star Wars, alla luce delle sue caratteristiche.
Uno dei motivi principali per cui è così difficile identificare gli esopianeti e studiarli risiede nel fatto che la loro luminosità è surclassata da quella della stella di riferimento. La Terra, ad esempio, è 10 miliardi di volte meno luminosa del Sole, pertanto un ipotetico osservatore alieno posto nello spazio profondo avrebbe molta difficoltà a discernerla nella luce solare. Per questo motivo servono tecniche e strumenti ad hoc in grado di valutare alterazioni gravitazionali, cambiamenti della luminosità dovuti ai transiti e altri elementi per identificare gli esopianeti. La tecnica principalmente impiegata è proprio quella del transito (piccole eclissi determinate dal passaggio dei pianeti), ma ci sono anche il microlensing, la velocità radiale e ovviamente l'osservazione diretta, la più complessa. Ad oggi siamo riusciti a osservare direttamente solo 100 esopianeti. È un grande limite perché solo attraverso questo metodo è possibile studiarne l'atmosfera e cogliere le potenziali firme biologiche, come accaduto ad esempio con K2-18b.
La caccia agli esopianeti è fondamentale per comprendere come “funzionano” gli altri sistemi stellari e chiudere il cerchio attorno a corpi celesti rocciosi simili alla Terra. I più interessanti sono quelli che orbitano nella zona abitabile attorno alla stella madre, cioè nel punto in cui è possibile la presenza di acqua liquida. Solo così, in futuro, riusciremo a trovare un pianeta abitabile e magari abitato, anche se l'esistenza di organismi alieni potrebbe essere stata già confermata dal rover Perseverance su Marte. Ciò che è certo è che il Sole è destinato a “morire” e la Terra con esso; se l'umanità vorrà continuare a prosperare, in un lontano futuro, dovremo necessariamente trovare un'altra casa su cui trasferirci e continuare a vivere. Nei prossimi anni i telescopi Nancy Grace Roman Space Telescope e l'Habitable Worlds Observatory aiuteranno gli scienziati in questa formidabile missione di ricerca.