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Scienziati “parlano” con una balena per la prima volta: il motivo è incredibile

Al largo delle coste dell’Alaska gli scienziati hanno parlato per la prima volta con una balena, una megattera, utilizzando richiami registrati. Lo studio di queste conversazioni ha uno scopo affascinante.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta gli scienziati hanno “parlato” con una balena, un esperimento perfettamente riuscito che ha un obiettivo estremamente ambizioso: gettare le basi per intavolare una possibile comunicazione con gli extraterrestri. Analizzando il comportamento delle altre intelligenze presenti sulla Terra (cioè quelle non umane) intente a comunicare con noi, infatti, potrebbe essere possibile non solo comprendere meglio un potenziale E.T., ma anche mettere a punto filtri per identificare segnali provenienti dallo spazio legati a possibili tentativo di contatto. Tali segnali, basandosi solo ed esclusivamente sulla nostra intelligenza, potrebbero restare elusivi, nascosti. È per questo che gli scienziati hanno pensato di rivolgersi (in tutti i sensi) alle creature più intelligenti dei mari, i cetacei. Più nello specifico, gli studiosi hanno fatto una “chiacchierata” con una balenottera, una meravigliosa megattera (Megaptera novaeangliae) di nome Twain.

Credit: Paul Hilton / Greenpeace
Credit: Paul Hilton / Greenpeace

A condurre l'affascinante esperimento è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani dell'Animal Behavior Graduate Group dell'Università della California, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Grooved Whale Project di Vancouver (Canada), dell'Alaska Whale Foundation, del Jodi Frediani Photography e del SETI Institute di Mountain View. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Brenda McCowan, docente presso la Scuola di Medicina Veterinaria presso l'ateneo californiano, per “parlare” con la balena hanno ottenuto uno speciale dalla National Marine Fisheries Service. In parole semplici, hanno dapprima registrato le “conversazioni” fra balene con un microfono subacqueo, successivamente le hanno riprodotte per attirare i cetacei e verificare il comportamento. Più nello specifico, hanno utilizzato le cosiddette chiamate di contatto (contact call), dei richiami emessi soprattutto quando i cetacei si trovano a distanza ravvicinata. Sono come il classico saluto fra esseri umani. Servono, fra le altre cose, a mantenere contatti sociali e a riconoscere i vari membri del gruppo.

La pinna caudale di una megattera. Credit: Andrea Centini
La pinna caudale di una megattera. Credit: Andrea Centini

La professoressa McCowan e colleghi hanno effettuato l'esperimento al largo delle coste dell'Alaska, diffondendo il richiamo registrato attraverso il grande blu da una nave da ricerca. In poco tempo hanno suscitato l'interesse della megattera Twain, che faceva parte del gruppo che i ricercatori avevano registrato in precedenza. La balena si è avvicinata all'imbarcazione e ha nuotato attorno ad essa, incuriosita da questa chiamata. L'aspetto interessante risiede nel fatto che è stata intavolata una vera e propria conversazione, nel senso che la megattera rispondeva ai richiami secondo uno schema preciso, non causale. Nel corso di 20 minuti i ricercatori hanno diffuso la chiamata di contatto per 36 volte a intervalli variabili, e la balena ha sempre risposto alla chiamata rispettando gli intervalli. “Crediamo che questo sia il primo scambio comunicativo di questo tipo tra esseri umani e megattere nella ‘lingua' delle megattere”, ha dichiarato la professoressa McCowan in un comunicato stampa. “Le megattere sono estremamente intelligenti, hanno sistemi sociali complessi, creano strumenti – trappole con bolle per catturare i pesci – e comunicano ampiamente sia con canti che con richiami sociali”, gli ha fatto eco il dottor Fred Sharpe dell'Alaska Whale Foundation.

Credit: Ningaloo Aviation
Credit: Ningaloo Aviation

Ciò che interessava agli studiosi era proprio l'intelligenza della balena, in particolar modo il suo approccio al tentativo di comunicazione, proprio perché da queste interazioni potrebbe essere possibile capire un potenziale approccio a noi da parte delle intelligenze extraterrestri . “A causa delle attuali limitazioni della tecnologia, un presupposto importante della ricerca dell'intelligenza extraterrestre è che gli extraterrestri saranno interessati a stabilire contatti e quindi a rivolgersi ai riceventi umani. Questa importante ipotesi è certamente supportata dal comportamento delle megattere”, ha affermato il dottor Laurance Doyle del SETI Institute. In parole semplici, analizzando il comportamento delle intelligenze non umane i ricercatori vogliono raccogliere i dati relativi ai tentativi di comunicazione interspecifici, grazie ai quali potrebbe essere possibile sviluppare sistemi di comunicazione ad hoc e “filtri da applicare a qualsiasi segnale extraterrestre ricevuto”. Utilizzando la matematica della teoria dell'informazione i ricercatori sono in grado di quantificare la complessità comunicativa e utilizzare i dati per far emergere schemi di contatto.

“Ci sono diverse intelligenze su questo pianeta e, studiandole, possiamo capire meglio come potrebbe essere un'intelligenza aliena, perché non saranno esattamente come la nostra”, ha affermato la professoressa McCowan a Business Insider. “La ricerca sulle balene ha indicato che se sei intelligente, la curiosità si accompagna a questo e vuoi entrare in contatto” gli ha fatto eco il coautore dello studio Laurence Doyle. I dettagli della ricerca “Interactive bioacoustic playback as a tool for detecting and exploring nonhuman intelligence: “conversing” with an Alaskan humpback whale” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Aquatic Biology.

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