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Rospi albini creati in laboratorio, uno studio in Australia spiega perché sono così rari

In Australia, un team di ricercatori ha creato i primi rospi albini con geneticamente modificati per capire perché l’albinismo negli animali sia così raro: oltre al rischio di essere individuati più facilmente dai predatori, lo studio ha rivelato che i rospi albini hanno una scarsa capacità visiva che rende più difficile per loro procurarsi il cibo.
A cura di Valeria Aiello
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Rospi albini, creati in laboratorio da un team di ricercatori australiani, hanno permesso di spiegare perché l’albinismo negli animali sia così raro in natura: geneticamente modificati per eliminare il gene essenziale per la produzione del pigmento nella pelle, questi primi rospi albini sono stati oggetto di un nuovo studio, che ha analizzato come l’albinismo influenzi la loro sopravvivenza.

La teoria evolutiva tradizionale suggerisce che gli animali albini siano rari perché la loro scarsa mimetizzazione li rende facili bersagli per i predatoriha spiegato il team, guidato da Alexander Funk della Macquarie University di Sydney. –  I risultati del loro studio sembrano però indicare l’esistenza di fattori che vanno oltre il semplice rischio di essere individuati più facilmente dai predatori”. Tra questi, c’è la scarsa capacità visiva legata all’albinismo, che si è rivelata essere uno svantaggio chiave nel cacciare le prede e ha reso molto più difficile per i rospi albini procurarsi il cibo. I dettagli della nuova ricerca sono stati pubblicati in un articolo sulla rivista Proceedings of the Royal Society B.

Primi rospi albini creati in laboratorio

I ricercatori della Macquarie University di Sydney hanno creato in laboratorio i primi rospi albini geneticamente modificati utilizzando lo strumento CRISPR-Cas9 su uova di Rhinella marina, o rospo delle canne, una specie originaria di alcune zone dell’America centrale e meridionale, introdotta in varie isole dell’Oceania, dei Caraibi e nell’Australia settentrionale come “protettrice” delle piantagioni di canna da zucchero.

In alto, rospi delle canne albini (Rhinella marina) maschi e femmine, prodotti tramite eliminazione del gene della tirosinasi negli zigoti in fase precoce dello sviluppo. In basso uova albine a destra: girini albini e pigmentati / Credit: Chris Jolly/Proceedings of the Royal Society B.
In alto, rospi delle canne albini (Rhinella marina) maschi e femmine, prodotti tramite eliminazione del gene della tirosinasi negli zigoti in fase precoce dello sviluppo. In basso uova albine a destra: girini albini e pigmentati / Credit: Chris Jolly/Proceedings of the Royal Society B.

In Australia, il rospo delle canne si è però diffuso a macchia d’olio, crescendo in modo esponenziale e stabilendosi fino al Nuovo Galles del Sud, con impatti altamente distruttivi sulla biodiversità australiana.

Il problema sta spingendo gli scienziati ad escogitare un modo per combattere questa specie invasiva, il che ha portato i ricercatori australiani a creare i primi rospi albini come prova di fattibilità dei metodi genetici per il controllo della specie. Durante gli esperimenti, gli studiosi hanno tuttavia notato che i rospi albini sembravano crescere più lentamente e sopravvivere meno spesso rispetto ai loro fratelli pigmentati, portando alla progettazione di uno studio che indagasse sulle conseguenze dell’albinismo negli animali.

Perché gli animali albini sono rari in natura

Oltre ad essere facile cibo per i predatori affamati, gli animali albini e, nello specifico, i rospi albini, affrontano svantaggi competitivi che vanno ben oltre il rischio di essere facilmente distinguibili nel loro ambiente naturale.

Gli esperimenti con i rospi geneticamente modificati, in cui gli animali albini sono stati confrontati con i loro fratelli pigmentati in ambienti controllati e privi di predatori, hanno infatti rivelato “una situazione più complessa”:

  • i girini albini, hanno spiegato gli studiosi, avevano meno probabilità di sopravvivere e si trasformavano in rospi adulti più velocemente quando competevano con i fratelli non albini per cibo e spazio
  • i rospi albini, d’alta parte, crescevano più lentamente quando vivevano insieme ai rospi pigmentati e avevano molte più difficoltà a catturare le prede.

Questo ci ha sorpreso – ha affermato il dottor Funk – . Ci aspettavamo di vedere una competizione intensa nella fase adulta, ma non pensavamo di vederla così chiaramente nei suoi effetti sulla sopravvivenza nella fase di girino”.

Quando poi è stata testata la capacità di caccia dei rospi, lasciando cadere termiti vive nei loro contenitori e confrontando i risultati ottenuti in diverse condizioni di illuminazione, la ragione dello svantaggio dei rospi albini è risultata evidente. “I test hanno rivelato il problema alla base della loro scarsa competitività – hanno precisato gli studiosi – : la scarsa vista legata all’albinismo”. I rospi albini avevano infatti bisogno di una luce molto più intensa per catturare le prede con successo e mancavano più bersagli rispetto ai rospi pigmentati.

La scarsa capacità visiva compromette la sopravvivenza dei animali albini

In precedenza, altri studi aveva indicato che gli animali albini tendono ad avere capacità visive ridotte, poiché l’albinismo è associato a una scarsa visione stereoscopica. “Eravamo curiosi di sapere come questa scarsa visione potesse influenzare la capacità di predazione dei rospi albini, in particolare dei rospi delle canne sono animali che utilizzano la vista per individuare le loro prede – ha aggiunto il dottor Funk – . Poiché i rospi delle canne solitamente si nutrono di notte, i rospi albini avrebbero avuto difficoltà a competere per le risorse durante le fasi cruciali dello sviluppo in natura”.

Questa loro ipotesi è stata confermata dai risultati dello studio.

La disabilità visiva – ha concluso il team – sembra spiegare perché i rospi albini siano competitivamente inferiori ai loro fratelli pigmentati, anche in assenza di predazione. i rospi albini hanno un minore successo nella ricerca del cibo, sono meno precisi nel colpire le prede e necessitano di livelli di luce più elevati per procurarsi il cibo con successo, suggerendo che l’inferiorità competitiva possa contribuire alla selezione contro l’albinismo in natura”.

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