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Ricordi d’infanzia “sbloccati” da un’illusione visiva: il curioso metodo che aiuta la memoria

Un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports rivela che l’illusione visiva di vedersi con il volto di quando si era bambini può avere effetti sorprendenti sulla memoria, facilitando il recupero dei ricordi d’infanzia.
A cura di Valeria Aiello
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Un’illusione visiva può davvero aiutare a “sbloccare” i ricordi, anche quelli dei primi anni di vita. È la sorprendente scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Anglia Ruskin University (ARU) di Cambridge, che ha testato l’effetto di un’illusione di enfacement – vedersi con il volto di quando si era bambini – sul recupero dei ricordi d’infanzia.

Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, è il primo a dimostrare che questa illusione migliora la memoria episodica infantile, ovvero la capacità di ricordare eventi vissuti nella prima infanzia con maggiori dettagli.

Nell’esperimento, 50 partecipanti sono stati divisi in due gruppi: il primo gruppo ha osservato il proprio volto modificato digitalmente applicando un filtro che lo faceva apparire come quello di un bambino: parlando, muovendo la testa o provando a fare delle espressioni, il volto modificato rispecchiava in tempo reale le diverse azioni, rafforzando l’illusione che quell’immagine infantile sullo schermo fosse realmente il proprio riflesso.

Il secondo gruppo ha sperimentato la stessa situazione, ma sullo schermo ha visualizzato soltanto il proprio volto senza modifiche. Dopo il test, a tutti i partecipanti sono state poste diverse domande ed è stato chiesto di ricordare eventi della propria infanzia e dell’anno precedente.

L’illusione visiva del “sé bambino” sblocca i ricordi d’infanzia

I risultati dell’esperimento sono stati sorprendenti: chi aveva sperimentato l’illusione visiva ricordava eventi d’infanzia più ricchi di dettagli rispetto a chi aveva visualizzato il proprio volto senza modifiche, suggerendo un cambiamento reale nella capacità di ricordare.

Secondo gli autori, guidati dal dottor Utkarsh Gupta che ha condotto lo studio nell’ambito del suo dottorato all’Anglia Ruskin University, il fenomeno mostra come la percezione di sé possa influenzare direttamente la memoria.

Il dottor. Utkarsh Gupta mostra l’illusione dell’enfacement, applicando un filtro all’immagine del proprio volto, che appare come quella di un bambino (a destra) / Credit: Anglia Ruskin University
Il dottor. Utkarsh Gupta mostra l’illusione dell’enfacement, applicando un filtro all’immagine del proprio volto, che appare come quella di un bambino (a destra) / Credit: Anglia Ruskin University

Abbiamo scoperto che i cambiamenti temporanei del sé corporeo, in particolare l’incarnazione di una versione infantile del proprio volto, possono migliorare significativamente l’accesso ai ricordi d’infanzia – spiega il dottor Gupta, oggi ricercatore in Neuroscienze Cognitive presso l’Università del North Dakota – . Questo potrebbe essere dovuto al fatto che il cervello codifica le informazioni corporee come parte dei dettagli di un evento. Reintrodurre simili segnali corporei può aiutarci a recuperare quei ricordi, anche decenni dopo”.

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