Quest’uomo è una delle prime vittime di omicidio note alla scienza: come fu ucciso 12.000 anni fa

Tra il 2017 e il 2018 i ricercatori hanno recuperato i resti di un uomo vissuto nel Tardo Pleistocene da un sito archeologico di Tràng An, nella provincia di Ninh Binh in Vietnam. Oggi, a seguito degli approfonditi studi condotti dai paleopatologi sullo scheletro, sappiamo che quest'uomo fu una delle prime vittime di omicidio note alla scienza. Secondo gli esperti, infatti, i segni trovati sul suo corpo e un misterioso proiettile recuperato nel luogo di sepoltura indicano che a ucciderlo fu proprio un altro essere umano. L'omicidio si consumò tra 12.500 e 12.000 anni fa, ma la morte non fu immediata. Dopo essere stato ferito gravemente dal suddetto proiettile, infatti, l'uomo morì alcuni giorni o settimane dopo a causa di un'infezione fatale.
A descrivere il caso è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici del Museo di storia naturale dell'Università di Oxford, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti: fra quelli coinvolti la Facoltà di Archeologia e paleoecologia della Queen's University di Belfast; il Centro di geogenetica della Fondazione Lundbeck dell'Università di Copenaghen (Danimarca); la Facoltà di Scienze Biologiche e Ambientali della Liverpool John Moores University; il Dipartimento del Turismo di Ninh Binh e altri. I ricercatori, coordinati dal professor Christopher M. Stimpson, come indicato recuperarono i resti dell'uomo – in eccellente stato di conservazione – tra 7 e 8 anni anni fa, in più sessioni di scavi nel sito rupestre di Thung Binh 1, incastonato in un'area dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2014.

La scoperta era considerata significativa anche solo per il fatto che i resti di esseri umani risalenti al Tardo Pleistocene nel Sud-Est Asiatico sono molto scarsi e deteriorati; grazie al nuovo scheletro era infatti possibile migliorare le conoscenze sulle antiche popolazioni di cacciatori-raccoglitori che vivevano in questo angolo di mondo. Dalle analisi è emerso che l'uomo, quando morì, aveva 35 anni e godeva di una buona salute. Curiosamente aveva anche una costola cervicale, cioè una costola accessoria (abbozzata) associata alla settima vertebra cervicale. Normalmente le costole sono connesse alle vertebre del torace, ma si ritiene che in circa l'1 percento delle persone si sviluppi anche una costola cervicale a livello del collo.
Al netto di questa curiosità, ciò che ha catalizzato l'interesse degli scienziati erano i segni di fratture e infezione rilevati proprio a livello delle vertebre cervicali. Questi segni erano compatibili con la punta di proiettile in quarzo trovata nell'area di sepoltura, all'altezza del torace. Il minerale non solo non era diffuso nella zona in cui è stato ritrovato lo scheletro, ma soprattutto questa punta sembrava finemente lavorata per essere trasformata in un'arma, da brandire o lanciare in qualche modo. È possibile immaginare che la vittima sia stata colta di sorpresa dal suo aggressore venuto da lontano, che lo ha colpito con ferocia di spalle, all'altezza del collo. La ferita è stata atroce, ma non immediatamente mortale. Da lì, infatti, è scaturita un'infezione che ha lasciato segni evidenti sulle ossa; secondo gli esperti ha condotto l'uomo alla morte dopo giorni o settimane di terribile agonia.

“Sebbene l'analisi osteologica indicasse una buona salute in vita, è stato rilevato un trauma localizzato a una costola cervicale accessoria, insieme a una piccola scheggia di quarzo con caratteristiche di micropunta – una tecnologia insolita nell'ambito dei paradigmi esistenti – nella regione toracica immediatamente superiore-posteriore”, hanno spiegato Stimpson e colleghi nell'abstract dello studio. “Viene presentato un caso di identificazione premortem di questa lesione, inflitta dal manufatto. Il trauma e la successiva infezione sono la probabile causa del decesso e, a nostra conoscenza, la prima indicazione di conflitto interpersonale nel Sud-est asiatico continentale”, hanno chiosato gli esperti.
Ad aprile di quest'anno un altro studio ha descritto i resti di un gladiatore (più correttamente di un bestiarius) ucciso da un leone 1800 anni fa in un'arena dell'attuale York, ai confini settentrionali dell'Impero Romano. I dettagli del nuovo studio “TBH1: 12 000-year-old human skeleton and projectile point shed light on demographics and mortality in Terminal Pleistocene Southeast Asia” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B.