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Questi straordinari fossili del Giurassico mostrano l’orribile morte dei piccoli pterodattili

La scoperta di due fossili di pterodattilo in eccellente stato di conservazione ci racconta come morivano questi piccoli rettili alati nel Giurassico. Entrambi hanno la stessa lesione, segno di un terribile destino in comune.
A cura di Andrea Centini
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Fossile del pterodattilo Lucky 1. Credit: Università di Leicester
Fossile del pterodattilo Lucky 1. Credit: Università di Leicester

Il ritrovamento di due fossili di pterodattilo (genere Pterodactylus) del Giurassico in perfetto stato di conservazione ha fatto luce su come morivano i piccoli di questi meravigliosi rettili alati del Mesozoico. A causarne la morte, molto spesso, erano violente tempeste tropicali, in grado di lasciare segni inequivocabili sui loro fragili corpi. La duplice scoperta ha inoltre risolto un lungo mistero scientifico relativo alla formazione geologica “calcare di Solnhofen” sita in Germania, una delle più importanti al mondo per la paleontologia. Qui, infatti, i fossili si conservano in maniera straordinaria, come dimostrano questi pesci Tharsis vissuti 150 milioni di anni fa e uccisi in modo atroce dall'acuminata conchiglia di un mollusco cefalopode simile a un calamaro. Fino ad oggi i ricercatori non sapevano perché in questo posto si trovano principalmente tanti fossili di piccoli pterosauri in buone o eccezionali condizioni e pochi frammenti di quelli adulti, che avrebbero dovuto conservarsi meglio. La risposta l'hanno data proprio i due baby pterodattili, che i paleontologi hanno chiamato Lucky 1 e Lucky 2.

Fossili di Lucky 1 e 2. Credit: Università di Leicester
Fossili di Lucky 1 e 2. Credit: Università di Leicester

Entrambi gli animali, con un'apertura alare di appena una ventina di centimetri, presentano una frattura da torsione a livello dell'omero. Per gli esperti si tratta chiaramente degli effetti di violentissime raffiche di vento, che hanno rotto le braccia agli sfortunati pterodattili esattamente come il vento forte può rivoltare un ombrello. I piccoli, con il patagio (la membrana alare) disarticolato, sono stati scagliati in aria dalla tempesta e lanciati nella laguna al di sotto della scogliera sulla quale vivevano. Qui, finiti sul fondale, hanno trovato la morte per annegamento e sono stati sepolti dai detriti mossi dalle turbolenze innescate dalla tempesta.

La scoperta di due esemplari con la stessa identica frattura non può essere un caso; secondo gli scienziati, infatti, le tempeste tropicali dovevano essere una causa comune di morte per i piccoli pterosauri, che finendo nella laguna sepolti dai detriti rimanevano efficacemente fossilizzati. Gli adulti, d'altro canto, riuscivano a resistere e a sopravvivere alle tempeste; quando morivano per altre cause, restavano a galla sulla superficie dell'acqua e i loro corpi finivano sul fondale in pezzi. È per questo che nella formazione di Solnhofen, sito nell'omonimo comune della Baviera, si trovano tanti piccoli pterosauri quasi integri e rari frammenti di adulti. Eppure in genere sono proprio gli animali più grandi a fossilizzarsi meglio. Il mistero è stato svelato proprio grazie alla sfortunata sorte di Lucky 1 e Lucky 2 (evidentemente fortunati solo per la paleontologia), che ha evidenziato come i piccoli avessero maggiori probabilità di diventare fossili.

Rappresentazione artistica di un piccolo pterosauro esposto a una violenta tempesta. Credit: Rudolf Hima
Rappresentazione artistica di un piccolo pterosauro esposto a una violenta tempesta. Credit: Rudolf Hima

A descrivere i due straordinari fossili di pterodattilo e a svelare il segreto di Solnhofen, dove furono trovati anche i resti del dinosauro simile a un uccello Archaeopteryx, è stato un team di ricerca britannico guidato da scienziati del Centro per la paleobiologia e l'evoluzione della biosfera – Facoltà di geografia, geologia e ambiente dell'Università di Leicester, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Faculty of Heritage and Culture. I ricercatori, coordinati dal dottor Rab Smyth, hanno spiegato che i fossili di Luck1 e Lucky 2 sono tra i più piccoli di pterosauro mai trovati. Ricordiamo che non si tratta di dinosauri volanti, ma di rettili appartenenti a un altro ordine, che si estinse alla fine del Cretaceo (66 milioni di anni fa) dopo l'Evento di Chicxulub, la collisione di un enorme asteroide di oltre 10 km di diametro in quella che è l'attuale Penisola dello Yucatan, in Messico.

L'omero sinistro di Lucky 1 e il destro di Lucky 2 presentano una lesione del tutto corrispondente, ovvero una frattura netta e obliqua che secondo gli esperti può essere ben spiegata dalle raffiche di vento di una tempesta, ma non dall'impatto contro qualcosa di duro. Le ossa di questi animali erano cave, leggere e fragili, che potevano facilmente finire in torsione a causa del vento e della resistenza opposta dal patagio. I piccoli, quando furono investiti dalla tempesta, avevano pochi giorni o settimane di vita ed erano incapaci di volare. I loro corpi finirono integri sul fondale e si conservarono in modo eccellente, fino ai giorni nostri, permettendo ai paleontologi di svelare il grande enigma di Solnhofen.

“Per secoli, gli scienziati hanno creduto che gli ecosistemi della laguna di Solnhofen fossero dominati da piccoli pterosauri. Ma ora sappiamo che questa visione è profondamente distorta. Molti di questi pterosauri non erano affatto nativi della laguna. La maggior parte sono giovani esemplari inesperti che probabilmente vivevano su isole vicine, sfortunatamente colpite da violente tempeste”, ha affermato il professor Smyth in un comunicato stampa. I dettagli della ricerca “Fatal accidents in neonatal pterosaurs and selective sampling in the Solnhofen fossil assemblage” sono stati pubblicati su Current Biology.

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