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Perché un trapianto di cuore può cambiare la personalità del ricevente: la spiegazione dell’esperto

Le persone che ricevono il cuore di un donatore possono cambiare radicalmente la propria personalità. Secondo gli esperti non è solo una questione psicologica, ma anche biologica. Ecco come un trapianto di cuore può influenzare la personalità di chi lo riceve.
A cura di Andrea Centini
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Sono note storie dal sapore aneddotico di persone che, a seguito di un trapianto di cuore, hanno cambiato sensibilmente la propria personalità. C'è chi, ad esempio, ha iniziato ad amare un tipo di musica che prima detestava, a mangiare cibi che evitava o semplicemente a comportarsi in modo diverso dal solito. È chiaro che la componente psicologica gioca un ruolo fondamentale a seguito di un intervento così stressante dal punto di vista fisico e mentale. Il solo fatto di aver superato un ostacolo così grande, con la paura di morire cucita addosso, può modificare radicalmente il proprio approccio alla vita (abbracciando ad esempio la filosofia di “godere l'attimo”). Anche i necessari cambiamenti allo stile di vita e agli ambienti da frequentare possono influenzare l'orientamento della propria personalità. C'è anche chi sviluppa depressione e senso di colpa, del resto. Ma non è tutto. Secondo gli esperti, un trapianto di cuore – così come quello di altri organi – potrebbe effettivamente modificare la personalità del ricevente anche per motivi squisitamente biologici e non solo psicologici.

A spiegarne le ragioni in un articolo pubblicato su The Conversation il professor Adam Taylor, docente e primario presso il Clinical Anatomy Learning Centre dell'Università Lancaster (Regno Unito). Lo scienziato ha infatti sottolineato che le cellule di diversi organi e tessuti “rilasciano ormoni o molecole di segnalazione che hanno un effetto a livello locale e altrove nel corpo”. Per quanto concerne il cuore, il professor Taylor fa riferimento al peptide natriuretico atriale (ANP) rilasciato dalle cellule miocardiche degli atri e al peptide natriuretico cerebrale (BNP) sintetizzato dalle cellule dei ventricoli, in particolar modo il sinistro. Fra le loro funzioni vi sono quelle di regolare gli equilibri chimico-fisici di elementi come acqua, sodio e potassio, favorire la diuresi e più in generale mantenere stabile la pressione sanguigna agendo sul funzionamento dei reni. “Svolgono anche un ruolo nell'equilibrio elettrolitico e nell'inibizione dell'attività della parte del nostro sistema nervoso responsabile della risposta di lotta o fuga Le cellule responsabili di ciò si trovano nell’ipotalamo, una parte del cervello che svolge un ruolo in tutto, dall’omeostasi (bilanciamento dei sistemi biologici) all’umore”, spiega il professor Taylor.

Lo scienziato sottolinea che il cuore donato da una persona deceduta può produrre livelli differenti dei sopracitati ormoni rispetto a quello “originale” del ricevente, pertanto attraverso il rilascio di queste sostanze possono essere influenzati l'umore e la personalità. Dopo i trapianti, fra l'altro, si riscontrano sempre livelli più elevati di peptide natriuretico, un fenomeno molto probabilmente legato all'intervento chirurgico in sé. Il professor Taylor spiega anche che, sebbene i ricordi vengono conservati nel cervello, essi sono “fondamentalmente processi neurochimici in cui i nervi si trasmettono impulsi e si scambiano sostanze chimiche specializzate (neurotrasmettitori) nell’interfacciarsi tra loro”. Non tutti i nervi degli organi da trapiantare vengono collegati a quelli del ricevente, ma quelli recisi all'interno dell'organo possono continuare a funzionare. Anch'essi, rilasciando sostanze, possono in qualche modo avere un impatto sulla personalità di chi ha ricevuto l'organo in dono. Infine non va sottovalutato il ruolo del DNA del donatore, che circola regolarmente nel ricevente dopo il trapianto. L'acido desossiribonucleico è in grado di influenzare la risposta immunitaria, che a sua volta è stata associata ad alterazioni della personalità attraverso l'infiammazione.

I modi in cui un organo trapiantato – e in particolar modo il cuore – può influenzare biologicamente la personalità del ricevente sono dunque molteplici. Diventare più solari ed estroversi potrebbe dunque non essere solo una questione di “rinnovata gioia di vivere”, dopo aver superato un periodo di stress estremo come quello che può precedere un trapianto di cuore. Ma è chiaro che i meccanismi alla base di questa influenza della personalità debbono essere ancora compresi e indagati a fondo dalla ricerca. Mettendo a confronto gli esiti dei trapianti standard con quelli di prossima generazione (basati su dispositivi biorobotici) potrebbe aiutare gli scienziati a capire meglio il ruolo biologico di questa affascinante questione.

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