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Alzheimer, perché mettersi le dita nel naso può aumentare il rischio di ammalarsi

Un team di ricerca australiano ha determinato in che modo infilarsi le dita nel naso potrebbe aumentare il rischio di sviluppare l’Alzheimer.
A cura di Andrea Centini
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Potrebbe sembrare assurdo, ma il gestaccio di mettersi le dita nel naso – maleducato e antigienico – può favorire il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer, la principale forma di demenza al mondo. Si tratta di una complessa patologia neurodegenerativa associata al declino cognitivo e alla perdita di memoria, le cui cause scatenanti, tuttavia, non sono ancora chiare. L'accumulo di proteine "appiccicose" come le placche di beta amiloide e i grovigli di proteina tau sono tipicamente associati all'Alzheimer, ma un recente studio pubblicato sulla rivista JAMA da scienziati americani dell'Università Rush ha evidenziato che uno stile di vita sano può contrastare il declino cognitivo anche con l'accumulo di beta amiloide nel cervello. Altre indagini hanno evidenziato che la neuroinfiammazione legata a infezioni cerebrali potrebbe anch'essa essere una miccia in grado di scatenare la demenza. Ed è proprio qui che entra in gioco il gesto di infilarsi le dita nel naso.

Uno studio condotto da ricercatori dell'Università Griffith (Australia) ha osservato che l'infezione del Chlamydia pneumoniae ai danni del nervo olfattivo può favorire l'invasione del cervello, catalizzando a sua volta l'accumulo di placche di beta amiloide, uno dei segni tipici della neurodegenerazione. Ciò è stato visto nei topi, ma considerando che il DNA di questo patogeno viene rilevato nell'80 percento dei pazienti con Alzheimer, non sarebbe sorprendente scoprire uno stretto legame tra l'infezione e la demenza. Il nervo olfattivo collega infatti l'ambiente esterno col cervello e può bypassare la barriera ematoencefalica, lo “scudo” che protegge il tessuto cerebrale da virus, batteri, funghi e parassiti. Infilarsi le dita nel naso può danneggiare le cavità nasali e favorire la proliferazione dei patogeni, che hanno così un'autostrada spalancata verso il cervello. Una ricerca del Dipartimento di Neuropatologia dell’istituto Charité di Berlino aveva dimostrato che il coronavirus SARS-CoV-2, il patogeno responsabile della pandemia di COVID-19, può sfruttare le cellule nervose della mucosa olfattiva e risalire attraverso il nervo olfattivo fino al cervello, permettendogli di attaccarlo. La stessa cosa possono fare altri patogeni collegati all'Alzheimer come il batterio Chlamydia pneumoniae

Un nuovo studio di revisione guidato da scienziati del NICM Health Research Institute dell'Università di Sydney Occidentale ha ulteriormente evidenziato come mettersi le dita nel naso possa favorire l'insorgenza della demenza. Oltre al batterio Chlamydia pneumoniae, i ricercatori sottolineano che altri patogeni come il fungo come Candida albicans e il parassita Toxoplasma gondii sono in grado di stabilire infezioni “persistenti, latenti o croniche nei tessuti periferici”, tra i quali è compreso anche l'epitelio nasale. In questa sede possono persistere a lungo senza scatenare sintomi evidenti, “fino a quando non entrano nel cervello con conseguenze patologiche”. E come fanno a insediarsi nel naso? Una strada evidente è proprio quella della rinotillexomania, il termine scientifico con cui gli esperti chiamano l'abitudine compulsiva di infilarsi le dita del naso per rimuovere le caccole. Tutto ciò che si trova sulla punta delle nostre dita non accuratamente igienizzate viene depositato nella cavità nasale e qui, come indicato, può risalire attraverso il nervo olfattivo sino al cervello. Inoltre, secondo gli scienziati guidati dai professori Xian Zhou e Gerald W. Munch, anche rimuovere materiale dal naso può alterare l'equilibrio del microbioma, compromettendone l'efficacia come “scudo” contro l'invasione di patogeni.

I ricercatori evidenziano che diversi virus vengono rilevati normalmente nel cervello delle persone con Alzheimer e spesso la neurodegenerazione viene identificata in prima istanza proprio nel bulbo olfattivo. È ancora troppo presto per giungere a delle conclusioni, ma è chiaro che il gesto maleducato di stuzzicarsi il naso con le dita “sporche di terra o feci” possa rappresentare un rischio, proprio alla luce della connessione anatomica diretta tra il cervello e le cavità nasali. Il consiglio degli esperti pertanto è quello di igienizzarsi spesso le mani, una raccomandazione che abbiamo ascoltato molteplici volte durante la pandemia di COVID, proprio perché si permette ai patogeni di giungere facilmente ai tessuti dove possono scatenare un'infezione. Il rischio, appunto, è che tale infezione possa essere seguita dalla neuroinfiammazione associata alla demenza. I dettagli della ricerca “Neuroinflammation in Alzheimer’s Disease: A Potential Role of Nose-Picking in Pathogen Entry via the Olfactory System?” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Biomolecules.

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