Perché le persone più sensibili soffrono più spesso di ansia e depressione

Essere persone sensibili aumenta la probabilità di soffrire di ansia e depressione, ma rende anche più propensi a trarre beneficio dalle esperienze positive: lo indicano i dati di una nuova analisi, la prima nel suo genere ad aver esaminato la relazione tra sensibilità e disturbi d’ansia e dell’umore, trovando solide prove dell’esistenza di una relazione tra un più alto livello di sensibilità – emotiva, sociale e agli stimoli fisici – e un maggiore rischio ansia e depressione.
Una possibile spiegazione della maggiore probabilità di ansia e depressione sembra essere legata ad alcuni aspetti fondamentali della sensibilità, in particolare in riferimento all’associazione tra sensibilità e ansia. Secondo gli autori dell’analisi, alcuni aspetti caratteristici della sensibilità, come la profondità di elaborazione o la tendenza a rispondere con maggiore emotività agli stimoli, possono portare a sentimenti di ansia perché, ad esempio, riflettono la tendenza a preoccuparsi o immaginare scenari futuri. Riguardo il più alto rischio di depressione, d'altra parte, questo potrebbe dipendere in misura maggiore dai fattori ambientali negativi e dalla loro qualità, come contesti stressanti o emotivamente non favorevoli.
Sensibilità e più alto rischio di ansia e depressione
I dati mostrano che una maggiore sensibilità, definita come tratto della personalità che riflette la capacità di percepire ed elaborare stimoli ambientali, fisici e stati d’animo altrui, espone a un più alto rischio di ansia e depressione. Questa relazione è risultata evidente nell’analisi pubblicata sulla rivista <em>Clinical Psychological Science, che ha preso in esame 33 studi condotti in 16 diversi Paesi per un totale di oltre 12.600 persone (età media 25 anni).
Come spiegato dagli autori della ricerca, la sensibilità viene spesso trascurata negli studi sulla salute mentale e nella pratica clinica, che tendono a concentrarsi su tratti come il nevroticismo e sulla sua associazione con i disturbi mentali.
L’analisi ha però mostrato “correlazioni positive e moderate tra sensibilità e vari problemi di salute mentale come depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico, agorafobia e disturbo evitante di personalità” ha precisato il dottor Tom Falkenstein, psicoterapeuta presso la Queen Mary University di Londra e autore principale dello studio – . I nostri risultati suggeriscono che la sensibilità dovrebbe essere maggiormente considerata nella pratica clinica, il che potrebbe essere utilizzato per migliorare la diagnosi delle patologie”.
I ricercatori hanno inoltre rilevato come la maggiore sensibilità influisca anche sulla probabilità di trarre beneficio dalle esperienze positive e rispondere meglio agli interventi psicologici in confronto con gli individui meno sensibili. “La sensibilità dovrebbe pertanto essere considerata quando si pensa a piani di trattamento per i disturbi di salute mentale – ha aggiunto il dottor Falkenstein – . I nostri risultati forniscono ulteriori prove del fatto che le persone sensibili sono maggiormente influenzate sia dalle esperienze negative che da quelle positive e che la qualità del loro ambiente è particolarmente importante per il loro benessere”.