video suggerito
video suggerito

Per Avi Loeb 3I/ATLAS o si è disintegrato o non è una cometa naturale: i nuovi calcoli

Il professor Avi Loeb sostiene che, sulla base di nuovi dati e immagini, l’oggetto interstellare 3I/ATLAS si sarebbe disintegrato in grandi pezzi al perielio, qualora si trattasse di una cometa naturale. Se fosse ancora integro, tuttavia, secondo lo scienziato non sarebbe un oggetto naturale. Presto potremo verificarlo.
A cura di Andrea Centini
0 CONDIVISIONI
Immagine

Analizzando gli ultimi dati e le immagini dell'oggetto interstellare 3I/ATLAS, il professor Abraham Avi Loeb del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Harvard sostiene di aver rilevato un'altra suggestiva anomalia. Secondo i suoi calcoli, che trovate in un nuovo articolo pubblicato su Medium, la significativa perdita di massa (dedotta) e il notevole incremento di luminosità rilevati a ridosso del perielio – la distanza minima dal Sole raggiunta il 29 ottobre – sarebbero spiegabili con la disintegrazione dell'oggetto in almeno 16 parti uguali (o più), a causa dell'esposizione al calore della stella. Ovviamente, tutto questo qualora si trattasse di una cometa naturale, come ritiene la stragrande maggioranza della comunità scientifica. Altrimenti, secondo l'esperto, le sue caratteristiche anomale potrebbero essere spiegate da una natura artificiale e tecnologica, l'ipotesi controversa della grande astronave costruita da una civiltà aliena in viaggio nel Sistema solare. Vediamo i nuovi calcoli dello scienziato.

Il professor Avi Loeb spiega che, sulla base di dati spettroscopici, la quantità di Joule necessari per far sublimare il ghiaccio di anidride carbonica, la distanza dal Sole, la perdita di massa e altri parametri, 3I/ATLAS doveva avere al perielio un'area di assorbimento (della radiazione solare) pari ad almeno 1.600 chilometri quadrati. Lo scienziato spiega che questa è l'area di una sfera con un diametro di ben 23 chilometri, che è quattro volte superiore “del diametro massimo di 5,6 chilometri dedotto per 3I/ATLAS dai dati di imaging del telescopio spaziale Hubble”, aggiungendo inoltre che il diametro richiesto “è di 51 chilometri per il ghiaccio d'acqua”. Questi dati, secondo il professor Avi Loeb, cozzano con l'ipotesi ampiamente accreditata della cometa interstellare. “'Houston, abbiamo un problema' con l'ipotesi della cometa naturale! La superficie richiesta di 3I/ATLAS per fornire la perdita di massa dedotta dall'ultima immagine post-perielio è almeno 16 volte maggiore del limite superiore ricavato qui dalla sua immagine Hubble del 21 luglio 2025”, sottolinea l'esperto su Medium.

I dati sulla perdita di massa e l'aumento di luminosità, secondo Avi Loeb, nel caso ci trovassimo innanzi a una cometa naturale sarebbero compatibili con un evento distruttivo avvenuto al perielio, dato che la frammentazione avrebbe aumentato la superficie complessiva dell'oggetto. “Poiché il rapporto superficie/massa è inversamente proporzionale al raggio caratteristico dei frammenti – evidenzia il docente dell'Università di Harvard – un aumento della superficie di almeno 16 richiede che 3I/ATLAS si sia frammentata in almeno 16 pezzi uguali, e probabilmente molti di più. Ciò significherebbe che 3I/ATLAS è esplosa al perielio e che stiamo assistendo ai fuochi d'artificio che ne sono derivati. In altre parole, l'ultima immagine implica che 3I/ATLAS sia stata distrutta dal calore del Sole, se si tratta di una cometa naturale”.

È proprio questo il punto che continua a mettere in discussione lo scienziato, ovvero che 3I/ATLAS sia effettivamente una cometa naturale. Poiché il 19 dicembre l'oggetto interstellare raggiungerà la minima distanza dalla Terra e sarà messa nel mirino di molti strumenti, sarà possibile verificare se si sia effettivamente disintegrata oppure no. “Si prevede che la forza di marea del Sole separerà i frammenti nelle prossime settimane, creando un aspetto simile a quello della cometa Shoemaker-Levi 9 nel 1994 vicino a Giove”, spiega Avi Loeb, riferendosi a una spettacolare cometa che si disgregò in 21 frammenti. I pezzi dell'astro chiomato caddero sul gigante gassoso tra il 16 ed il 22 luglio del 1994, regalandoci uno dei video più spettacolari con protagonista un astro chiomato. Le zone scure generate dal bombardamento degli oggetti nella turbolenta atmosfera gioviana furono visibili per mesi dalla Terra.

Se 3I/ATLAS, nelle future osservazioni, dovesse risultare ancora un corpo unico e integro, secondo Avi Loeb allora si dovrebbe prendere in considerazione che possa trattarsi “di qualcosa di diverso da una cometa naturale”. E a tal proposito è tornato a fare riferimento sui getti osservati nelle immagini spettacolari di Michael Jäger, Enrico Prosperi e Gerald Rhemann del 4 novembre, nelle quali si vedono diverse code rivolte in più direzioni. Secondo lo scienziato israeliano potrebbe trattarsi dei getti dei motori di un'astronave, ai quali sarebbe associata una perdita di massa inferiore. Quelli chimici avrebbero una velocità di scarico di 3-5 chilometri al secondo, "dieci volte superiore alla velocità massima di espulsione dei materiali volatili sublimati dalla luce solare dalle superfici cometarie naturali", evidenzia Avi Loeb, mentre quelli ionici arriverebbero fino a 50 chilometri al secondo. "I propulsori di tecnologia aliena – conclude l'esperto – potrebbero impiegare velocità di scarico ancora più elevate, riducendo la perdita di massa richiesta di diversi ordini di grandezza e rendendo il carburante necessario una piccola parte della massa del veicolo spaziale. Le prossime osservazioni spettroscopiche determineranno la velocità, il flusso di massa e la composizione dei getti di 3I/ATLAS. Rimani curioso!”. Non resta che attendere le prossime osservazioni per sapere se 3I/ATLAS sia rimasto effettivamente integro oppure si è frammentato in pezzi come la cometa Shoemaker-Levi 9.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views