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Osso di leopardo trovato in un anfiteatro romano: i grandi felini sfruttati negli spettacoli coi gladiatori

Nell’anfiteatro di Viminacium, un sito archeologico in Serbia, è stato trovato l’osso di un leopardo africano. È la prova che anche nelle province dell’Impero Romano venivano sfruttati i grandi felini negli spettacoli con gladiatori e bestiarius. Talvolta le fiere erano al centro dell’atroce condanna a morte “Damnatio ad Bestias”.
A cura di Andrea Centini
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Le ossa di un leopardo (Panthera pardus) sono state trovate all'interno dell'anfiteatro di Viminacium, in Serbia, una grande struttura che dal I secolo dopo Cristo ha ospitato i sanguinari spettacoli gladiatori tanto amati sotto l'Impero Romano. Si tratta di una scoperta significativa perché per la prima volta è stato dimostrato l'uso di questi grandi felini anche nelle arene provinciali, non solo al Colosseo o negli altri importanti anfiteatri in Italia. Va comunque ricordato che un recente studio condotto da scienziati dell'Università di Maynooth ha identificato il primo Bestiarius con ferite compatibili da morsi di leone; lo scheletro è stato trovato in un cimitero romano risalente del II-III secolo dopo Cristo a York, su quella che un tempo era una strada della provincia romana della Britannia inferiore (Inghilterra). Queste scoperte indicano l'utilizzo delle fiere esotiche anche in contesti meno “nobili”, sottolineando quanto fossero diffusi e apprezzati questi macabri spettacoli di intrattenimento.

A scoprire l'osso di leopardo nell'anfiteatro di Viminacium, un sito archeologico nei pressi della città serba di Kostolac, è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Laboratorio di bioarcheologia dell'Università di Belgrado, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti; fra quelli coinvolti il Centro di Nuove Tecnologie dell'Università di Varsavia (Bulgaria), il Dipartimento di Archeologia dell'Università di York e l'Istituto di Archeologia di Belgrado. I ricercatori coordinati dalla professoressa Sonja Vuković, docente presso la Facoltà di Filosofia dell'ateneo serbo, hanno trovato l'osso del leopardo durante recenti scavi fra i resti dell'anfiteatro in pietra e legno, che era probabilmente l'attrazione principale di Viminacium, vivace capitale della provincia romana della Mesia Superiore. Si calcola infatti che potesse ospitare ben 12.000 persone; qui potevano assistere ai sopracitati spettacoli gladiatori, scene di caccia e manifestazioni di vario tipo. Nei pressi della struttura era presente anche un vivarium, ovvero un recinto per animali, dove si pensa che lo sfortunato leopardo sia stato trattenuto dopo la cattura.

Un mosaico in Tunisia che mostra l’orribile fine di un bestiarius contro un grande carnivoro. Credit: wikipedia
Un mosaico in Tunisia che mostra l’orribile fine di un bestiarius contro un grande carnivoro. Credit: wikipedia

È interessante notare che non si tratta di un leopardo proveniente dall'Asia, ma dall'Africa. Probabilmente fu catturato dai soldati dell'esercito romano – o da cacciatori locali specializzati  – e trasferito via mare in Italia (o in Grecia) e da lì verso quella che è l'attuale Serbia, per essere sfruttato nelle cruente lotte per la sopravvivenza. I grandi carnivori erano utilizzati per i combattimenti con i bestiarii – spesso condannati a morte, gente povera o in cerca di fama – e più raramente con i gladiatori veri e propri, che godevano di un elevato status sociale. A volte venivano impiegati nell'atroce condanna a morte della “Damnatio Ad Bestias”, un'esecuzione pubblica in cui le vittime venivano date in pasto agli animali selvatici opportunamente affamati. Non è chiaro quale fosse il ruolo del leopardo, ma la datazione al radiocarbonio indica che visse tra il 240 e il 250 dopo Cristo, quando gli anfiteatri romani sgorgavano di sangue per il pubblico ludibrio.

Le ossa del bestiarius ucciso dal leone. Credit: Università di Maynooth
Le ossa del bestiarius ucciso dal leone. Credit: Università di Maynooth

Attraverso l'analisi degli isotopi stabili del carbonio e dell'azoto, la professoressa Vuković e colleghi hanno determinato che l'animale si è normalmente nutrito di prede in natura, prima della cattura e della vita in cattività. Si trattava di un maschio, che è morto per qualche ragione in un'arena di combattimento a migliaia di chilometri dal suo ambiente naturale. Forse è stato ucciso in un combattimento, oppure si è spento per cause naturali dopo aver fatto strage di persone.

Ciò che è certo è che questi spettacoli violenti avevano come vittime anche gli animali. Si riteneva che nelle arene provinciali come quella di Viminacium si utilizzassero soprattutto specie locali, come orsi e cinghiali, ma evidentemente l'efficiente macchina dei trasporti via mare (e poi via terra o via fiume) permetteva agli antichi romani di trasferire ovunque anche gli animali esotici. I dettagli della ricerca “The first biomolecular evidence of leopards (Panthera pardus, Linnaeus, 1758) from the Roman era reveals the participation of African big cats in provincial amphitheatres” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Archaeological and Anthropological Sciences.

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