Nuova foto con i getti di 3I/ATLAS, Avi Loeb: “Dai dati spettroscopici capiremo se sono artificiali”

I getti dell'oggetto interstellare 3I/ATLAS sono stati osservati in una nuova immagine catturata sabato 15 novembre da un telescopio di 0,26 metri nella città di Rayong, in Thailandia. La foto scattata da Teerasak Thaluang mostra tre evidenti code: una rivolta verso il Sole (anti-coda) e due nella direzione opposta. Sono meno di quelle rilevate nella precedente immagine ottenuta ed elaborata da Michael Jäger, Enrico Prosperi e Gerald Rhemann, tuttavia secondo il fisico teorico e astronomo Abraham Avi Loeb dell'Università di Harvard sono estremamente significative. In parole semplici, in due nuovi articoli pubblicati su Medium sottolinea che questi getti sono difficili da spiegare come flussi di degassamento di una cometa naturale; secondo lo scienziato, infatti, potrebbero essere le scie dei motori a razzo di un'astronave in viaggio nel Sistema solare.
Sebbene secondo la comunità scientifica internazionale siamo senza dubbio innanzi a una cometa “aliena” venuta da un remoto sistema stellare, per il professor Loeb l'oggetto presenta una dozzina di anomalie che suggeriscono una potenziale natura tecnologica e artificiale. Per quanto concerne i getti, i futuri dati spettroscopici ci forniranno dettagli preziosi sulla loro velocità di emissione, che secondo lo scienziato israeliano naturalizzato statunitense rappresenta un parametro fondamentale per determinare se siano naturali o artificiali.
Nel primo dei due nuovi articoli, il docente del Dipartimento di Astronomia dell'ateneo di Boston indica che la fisica dell'anti-coda di 3I-ATLAS non è ancora chiara. In una cometa naturale, spiega Loeb, potrebbe essere generata da particelle di polvere piuttosto grandi, “con un raggio di circa 100 micrometri”, risultando “un milione di volte più massicce rispetto alla polvere tipica di dimensioni micrometriche, che diffonde la luce solare in modo più efficace perché la sua grandezza è simile alla lunghezza d’onda della radiazione”. Essendo più grandi, la pressione della radiazione solare non riuscirebbe a spingerle come avviene con quelle piccole, dando vita alla classica coda. “Tuttavia, per ottenere la stessa luminosità nella luce diffusa, la quantità di polvere persa sotto forma di particelle da 100 micrometri deve essere 100 volte maggiore rispetto a quella delle particelle micrometriche”, aggiunge l'esperto, sottolineando che l'anti-coda potrebbe essere prodotta dalla dispersione di particolari particelle di ghiaccio che evaporano prima di dar vita a una classica coda.
Oppure c'è l'alternativa esotica e speculativa che gli “sbuffi” nelle foto siano prodotti dagli ugelli di propulsori tecnologici, che “accelerano 3I/ATLAS lontano dal Sole attraverso getti strettamente collimati che penetrano per un milione di chilometri attraverso il vento solare a causa della loro elevata velocità”. I dati spettroscopici futuri saranno in grado di indicarci la velocità di deflusso, che è al massimo di centinaia di metri al secondo per gli oggetti naturali, mentre può arrivare a chilometri al secondo per uno artificiale, spiega Loeb.
Nel secondo articolo lo scienziato, che dirige l'Istituto per la teoria e il calcolo dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, ha commentato un'immagine ottenuta il 9 novembre da F. Niebling e M. Buechner, in cui i getti dell'oggetto interstellare risultano strettamente collimati e “si estendono a distanze superiori a un milione di chilometri”. il professor Loeb evidenzia che “alla velocità termica prevista per i volatili sublimati da una cometa naturale, 400 metri al secondo, ci vuole circa un mese perché il materiale percorra un milione di chilometri”, pertanto questi getti non potrebbero mantenere il loro orientamento su un oggetto che ruota ogni 16,16 ore, come calcolato per 3I/ATLAS in precedenza. Secondo lo scienziato è improbabile che i deflussi abbiano rallentato la rotazione perché “le asimmetrie nel degassamento in genere aumentano la rotazione”.
Il degassamento, secondo l'esperto, affinché si generino simili code dovrebbe verificarsi solo in determinate posizioni sulla cometa interstellare, in base alle caratteristiche topografiche del nucleo e altri parametri, ma anche in questo caso le direzioni dei flussi non sarebbero facilmente spiegabili. Anche l'esplosione dell'oggetto potrebbe spiegare i getti, ma come sappiamo da una recente immagine è ancora integro. Pertanto, per Loeb resta in piedi ancora l'ipotesi tecnologica, sebbene un recente studio condotto con un radiotelescopio potrebbe aver smontato definitivamente l'ipotesi astronave. Loeb ha anche segnalato che a breve arriveranno le attesissime foto catturate dalla fotocamera HiRISE della sonda della NASA Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) in orbita attorno a Marte. Sono state bloccate a lungo a causa dello shutdown negli Stati Uniti. Da queste immagini e dai dati che saranno raccolti nelle prossime settimane – il passaggio più ravvicinato alla Terra ci sarà il 19 dicembre -ne sapremo molto di più.