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Nove orche uccise dalle reti da pesca, forse a causa di un “nuovo comportamento”

Quest’anno i ricercatori della NOAA Fisheries hanno registrato la morte di 9 orche rimaste intrappolate nelle reti da pesca attorno all’Alaska e nel Mare di Bering. È un numero enorme, di molto superiore a quelli registrati in passato. Secondo gli esperti potrebbe essere causato da un nuovo comportamento dei cetacei, mai osservato in precedenza.
A cura di Andrea Centini
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Dall'inizio dell'anno nove orche (Orcinus orca) sono rimaste uccise al largo delle coste dell'Alaska (attorno alle Isole Aleutine) e nel Mare di Bering dopo essere rimaste intrappolate nelle reti da pesca. È un numero enorme, sensibilmente superiore a quello registrato in diversi anni consecutivi. Basti sapere che, in base ai dati ufficiali riportati nello studio “Human-caused mortality and injury of NMFS-managed Alaska marine mammal stocks” della NOAA, nello stesso tratto di mare erano morte “soltanto” cinque orche tra il 2016 e il 2020. In parole semplici, nel 2023 ha perso la vita il doppio delle orche decedute nell'arco di un quinquennio. Il dato anomalo, secondo gli esperti, potrebbe essere legato a un nuovo comportamento dei mammiferi marini, che hanno iniziato a seguire con maggior frequenza i pescherecci impegnati nella caccia ai pesci demersali, cioè quelli che pur nuotando attivamente restano nei pressi del fondale per nutrirsi. Sono numerosissimi le specie demersali di interesse commerciale; fra esse si annoverano il merluzzo, il nasello, la triglia, la spigola e moltissimi altre.

A indagare sui tragici incidenti gli scienziati della NOAA Fisheries, che monitora attentamente le catture accidentali (bycatch) di specie marine protette nell'attrezzatura da pesca commerciale, come tartarughe, cetacei e altre specie. Per farlo impiegano degli osservatori specializzati che si imbarcano sui pescherecci muniti di palangari e reti a strascico, dove sono state trovate le sfortunate orche. “La NOAA Fisheries sta analizzando i dati raccolti per determinare la causa delle lesioni o della morte e determinare a quali stock appartengono questi cetacei, attraverso una revisione delle informazioni genetiche. L'agenzia sta lavorando rapidamente per valutare questi incidenti e condividerà i risultati il prima possibile, dopo aver completato tutte le analisi necessarie”, si legge nel comunicato stampa dell'agenzia. In tutto sono stati registrati dieci incidenti dall'inizio dell'anno; solo in uno l'orca rimasta impigliata è riuscita a liberarsi e a fuggire. In tutti gli altri casi purtroppo i cetacei sono deceduti.

Non è chiaro il motivo specifico, ma negli ultimi tempi i marinai impegnati nelle battute di pesca rispetto al passato stanno osservando sempre più orche avvicinarsi alle imbarcazioni. Probabilmente hanno imparato che nei pressi delle reti trovano grandi concentrazioni di prede e possono catturarle con maggiore facilità, piuttosto che impegnarsi attivamente con la caccia aperta. Spesso sono state viste mentre strappano i merluzzi che abboccano agli ami dei palangari. “Questo nuovo comportamento non è stato documentato in precedenza e gli scienziati dei mammiferi marini non sono sicuri del motivo per cui si è verificato questo cambiamento”, ha dichiarato all’Anchorage Daily News il portavoce del Groundfish Forum, un'associazione di pesca a strascico con sede a Seattle. “La nostra flotta è impegnata nel trovare soluzioni a questa sfida senza precedenti. Abbiamo investito in attività di ricerca per comprendere meglio il cambiamento nel comportamento delle orche e come evitarlo. Le navi stanno sperimentando modifiche agli attrezzi che potrebbero impedire ai cetacei di entrare nella rete”, si legge in un comunicato del gruppo.

È noto che le orche, grossi delfinidi sociali e intelligentissimi, tramandano le tecniche di pesca agli altri esemplari, come nel caso delle orche che catturano le foche sulle spiagge della costa argentina (spiaggiandosi, letteralmente). In questo caso potrebbero aver capito che “conviene” seguire i pescherecci per un pasto facile. Ma il rischio è purtroppo altissimo, come dimostrano i numerosi incidenti mortali registrati quest'anno. Alcuni ipotizzano che il rischio possa essere aumentato da tecniche per ridurre la pesca accidentale all'ippoglosso, un pesce piatto minacciato che poi viene ributtato in mare, ma gli addetti respingono le accuse. Ciò che è certo è che questo possibile nuovo comportamento mette a repentaglio la vita delle orche e deve essere fatto tutto il necessario per prevenire la morte dei meravigliosi cetacei, che in natura possono raggiungere anche i 90 anni di età.

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