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Nobel per la Medicina, cosa sono le cellule T regolatrici per cui tre scienziati oggi hanno vinto il premio

Il premio Nobel per la Medicina 2025 è stato assegnato a Mary Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi per le loro scoperte sul funzionamento del sistema immunitario e l’esistenza di una particolare categoria dei cellule che impediscono al nostro sistema immunitario di attaccare i tessuti sani.
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Questa mattina è stato assegnato il Nobel per la Medicina 2025. L'ambito riconoscimento scientifico, che quest'anno ha raggiunto la 116° edizione, è andato ai tre scienziati Mary E. Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi per "le loro scoperte fondamentali sulla tolleranza immunitaria periferica". I tre ricercatori – si legge nel comunicato stampa dell'Assemblea dei Nobel del Karolinska Institutet – hanno infatti scoperto "come il sistema immunitario è tenuto sotto controllo."

Si tratta della prima assegnazione della settimana dei Nobel, che proseguirà con i premi per la Fisica (7 ottobre), la Chimica (8 ottobre), la Letteratura (9 ottobre), la Pace (10 ottobre) e le Scienze Economiche (13 ottobre).

Le scoperte premiate dal Nobel per la Medicina 2025

Quest'anno la decisione dei 50 professori del Karolinska Institutet, che come ogni anno scelgono il nome dei vincitori da una rosa di candidati tramite un rigoroso e inappellabile processo, ha voluto riconoscere il valore di alcune scoperte chiave, sebbene avvenute in momenti separati e per mano di ricercatori diversi, su un particolare meccanismo alla base del corretto funzionamento del nostro sistema immunitario.

Il nostro sistema immunitario svolge infatti un ruolo chiave nel proteggerci dalle infinite minacce a cui l'ambiente esterno ci espone ogni giorno, come le migliaia di microbi che cercano di invadere il nostro corpo quotidianamente. Allo stesso tempo però è fondamentale che i meccanismi di difesa siano regolati in modo tale da riconoscere il nemico e non attaccare il nostro stesso organismo.

Quando questo meccanismo non funziona bene, infatti, si verificano le malattie autoimmuni, ovvero "quelle patologie – spiega la Fondazione Humanitas – a una reazione scorretta del sistema immunitario, che attacca e distrugge i tessuti sani del nostro organismo riconoscendoli come estranei per errore."

Tuttavia, questo non è così semplice: i microbi infatti "hanno tutti un aspetto diverso e molti hanno sviluppato somiglianze con le cellule umane come forma di mimetizzazione. Quindi, in che modo il sistema immunitario determina cosa dovrebbe attaccare e cosa dovrebbe difendere?", scrivono gli esperti del Karolinska Institutet nel comunicato stampa che ha annunciato il nome degli scienziati premiati.

Cosa hanno scoperto gli scienziati che hanno vinto il Nobel

Ecco, se oggi possiamo dare una risposta a questa domanda, lo dobbiamo proprio al lavoro di Mary Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi, che hanno dato un contributo decisivo a identificare il meccanismo con cui le cellule del sistema immunitario "riconoscono" chi attaccare. Questi tre ricercatori hanno infatti scoperto e identificato alcune cellule immunitarie, le cellule T regolatorie, che agiscono come una sorta di "guardie di sicurezza del sistema immunitario", impedendo alle cellule immunitarie di attaccare il nostro corpo.

La tradizione del Premio Nobel vuole che il riconoscimento venga assegnato a scoperte o lavori avvenuti anni, se non decenni, prima. Non è stato diverso neanche questa volta. Sono trascorsi trenta anni da quando Shimon Sakaguchi, dell'Università di Osaka, ebbe la prima fondamentale intuizione: ai tempi era convinzione comune tra i ricercatori che la tolleranza immunitaria dipendesse unicamente dall'eliminazione delle cellule immunitarie dannose nel timo, ovvero la ghiandola linfatica situata dietro lo sterno, che svolge il ruolo fondamentale di far maturare i linfociti T, le principali cellule immunitarie. Questo meccanismo era noto come tolleranza centrale.

Cosa sono le cellule T regolatrici

Sakaguchi, con il suo lavoro, dimostrò però che il sistema immunitario sottostava a un meccanismo molto più complesso, scoprendo che esistevano delle cellule immunitarie capaci di proteggere il corpo dalle malattie autoimmuni.

Anni dopo, nel 2001, Mary E. Brunkow, dell'Institute for Systems Biology di Seattle, e Fred Ramsdell, del Sonoma Biotherapeutics di San Francisco, hanno scoperto in uno studio su topo l'esistenza di una mutazione specifica nel gene FOXP3, associata a un elevato rischio di sviluppare malattie autoimmuni, e hanno poi scoperto che esiste un equivalente di questa mutazione nell'uomo, che causa una grave malattia autoimmune nota come sindrome IPEX.

Nel 2003, Sakaguchi ha messo insieme le sue scoperte con quelle dei due colleghi, arrivando così a una terza fondamentale scoperta: il gene FOXP3 è lo stesso che regola la produzione di quelle cellule immunitarie da lui individuate nel 1995. Queste cellule sono oggi note come "cellule T regolatrici" e sono i controllori della capacità di tolleranza del nostro sistema immunitario, nella misura in cui fanno sì che le cellule immunitarie "tollerino" i nostri tessuti sani e non li attacchino, come fanno invece con le minacce esterne. Oltre al valore scientifico in sé, queste scoperte "hanno lanciato – motiva il Karolinska Institutet – il campo della tolleranza periferica, stimolando lo sviluppo di trattamenti medici per il cancro e le malattie autoimmuni".

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