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Nebulosa Testa di Scimmia: come abbiamo fotografato NGC 2174 nella costellazione di Orione

Da un giardino nei Castelli Romani abbiamo fotografato la Nebulosa Testa di Scimmia, uno degli oggetti più curiosi del profondo cielo. Ecco in che modo abbiamo ottenuto l’astrofotografia di NGC 2174, dalla silhouette inconfondibile.
A cura di Andrea Centini
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La Nebulosa Testa di Scimmia fotografata nel cielo dei Castelli Romani. Credit: Andrea Centini
La Nebulosa Testa di Scimmia fotografata nel cielo dei Castelli Romani. Credit: Andrea Centini

A circa 6.400 anni luce dalla Terra, abbracciato dalla stupenda costellazione di Orione (Il Cacciatore), si trova un oggetto dall'aspetto curioso chiamato Nebulosa Testa di Scimmia (NGC 2174 o Sharpless Sh2-252). La ragione è semplice: osservandolo nelle astrofotografie a campo largo amatoriali e professionali, si nota immediatamente il profilo di un primate del Vecchio Mondo, simile a quello di un macaco o un babbuino. Nella silhouette sono ben evidenti fronte obliqua, arco sopraccigliare pronunciato, naso schiacciato, muso prominente e una folta barbetta, tutti dettagli che richiamano la testa di una scimmia vista di lato. Noi abbiamo fotografato la splendida nebulosa nel cielo dei Castelli Romani tramite una fotocamera astronomica collegata al telescopio, ottenendo il risultato che vedete nell'articolo. Come sempre specifichiamo che non puntiamo a un risultato professionale, ma solo a ottenere un'immagine soddisfacente che possa mostrare le meraviglie dello spazio profondo.

L'iconico profilo della Nebulosa Testa di Scimmia diventa particolarmente evidente quando si utilizza un filtro a banda ultrastretta (noi ne abbiamo usato uno a 3 nanometri) e contrastando con forza i colori di polveri e gas della regione HII. Siamo infatti innanzi a una classica nebulosa a emissione di gas, in particolar modo idrogeno, che viene ionizzato dalla radiazione ultravioletta prodotta dalle stelle dell'ammasso stellare aperto ad essa associato (NGC 2175). I nomi della nebulosa e dell'ammasso nel catalogo NGC (acronimo di New General Catalogue) vengono talvolta confusi o resi intercambiabili, ma in genere il riferimento è sempre alla Nebulosa Testa di Scimmia. Dal punto di vista squisitamente astronomico, la nebulosa è una regione di formazione stellare in cui dense nubi di polvere scura si stagliano sui gas illuminati dagli astri. I dettagli fini sono ben visibili nell'immagine catturata nel marzo del 2014 dal Telescopio Spaziale Hubble, in occasione del 24esimo anniversario dalla messa in orbita.

Un dettaglio della Nebulosa Testa di Scimmia fotografata dal Telescopio Spaziale Hubble. Credit: NASA, ESA e Hubble Heritage Team (STScI/AURA)
Un dettaglio della Nebulosa Testa di Scimmia fotografata dal Telescopio Spaziale Hubble. Credit: NASA, ESA e Hubble Heritage Team (STScI/AURA)

“La nebulosa è un vivaio stellare violento, ricco degli ingredienti necessari per la formazione stellare. Tuttavia, la ricetta per la formazione di nuove stelle non è molto efficiente e la maggior parte degli ingredienti viene sprecata man mano che la nube di gas e polvere si disperde. Questo processo è accelerato dalla presenza di stelle giovani e caldissime che innescano venti ad alta velocità che contribuiscono a soffiare il gas verso l'esterno”, ha spiegato l'ESA in un comunicato stampa. L'Agenzia Spaziale Europea sottolinea che l'“ingrediente segreto” di questo mirabile spettacolo celeste è proprio l'idrogeno gassoso, ionizzato – cioè caricato elettricamente – dalla radiazione ultravioletta emessa dagli irruenti e caldi astri circostanti.

Chiaramente i dettagli straordinari ottenibili con un potentissimo telescopio spaziale come l'Hubble, che non deve nemmeno “combattere” contro turbolenza dell'aria e altre aberrazioni indotte dall'atmosfera terrestre, non sono replicabili con un piccolo telescopio amatoriale. Tuttavia con gli accessori giusti, un po' di competenze tecniche, esperienza e passione è possibile ottenere risultati soddisfacenti come quelli che vedete in questo articolo. L'astrofotografia, del resto, è una sorta di arte che combina la componente tecnico-scientifica con l'elaborazione dei file su svariati software per migliorare l'aspetto finale. La post produzione, che può richiedere anche diverse ore di lavoro, per gli astrofotografi professionisti è importante tanto quanto la strumentazione utilizzata per scattare le foto. Come indicato, non è il nostro scopo ottenere l'immagine più bella possibile, ma semplicemente mostrarvi i segreti custoditi nel firmamento.

Nebulosa Testa di Scimmia. Credit: Andrea Centini
Nebulosa Testa di Scimmia. Credit: Andrea Centini

Abbiamo immortalato la Nebulosa Testa di Scimmia in questi ultimi giorni del 2025, grazie al cielo tornato sereno sui Castelli Romani dopo un periodo prolungato di maltempo e umidità eccessiva di notte. L'astrofotografia finale è la somma di molteplici scatti da 5 minuti di posa ciascuno, ottenuti grazie a una montatura equatoriale robotizzata che ha inseguito la nebulosa mantenendola al centro dell'obiettivo. La posa complessiva è di alcune ore. Dopo lo stacking (l'unione dei singoli light e i vari file di calibrazione) abbiamo eseguito una post produzione rapida – senza separare lo sfondo dalla nebulosa – su Siril e altri software per ottenere il file .jpg finale che vedete nell'articolo. Nei giorni scorsi abbiamo immortalato anche la Nebulosa Elmo di Thor e la Nebulosa Velo, i resti di una supernova.

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