Misteriose scie scure sui pendii di Marte: nuovo studio smentisce ipotesi dell’acqua

Tra le strutture più enigmatiche presenti sulla superficie di Marte vi strane striature lungo i pendii, tracce lunghe anche centinaia di metri che risultano di una tonalità più scura rispetto alle aree circostanti. Sono note da circa mezzo secolo e da allora la loro natura viene ampiamente dibattuta. Ve ne sono di vari tipi e, secondo diversi studi, alcune di queste lunghe strisce sarebbero legate allo scorrimento dell'acqua liquida, che si formerebbe periodicamente sul Pianeta Rosso in determinate condizioni. Tra le ultime indagini a suffragare l'ipotesi dell'esistenza di acqua liquida sulla superficie marziana vi è anche lo studio “Geomorphological Observations and Physical Hypotheses About Martian Dune Gullies” pubblicato su Geosciences da scienziati dell'Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (INGV).
I ricercatori italiani suggeriscono che le scie di acqua liquida, osservabili su specifiche dune, sarebbero innescate dall'effetto aerodinamico del vento, in grado di dar vita anche a brina, vapore e blocchi di ghiaccio contemporaneamente. “Sia pure per brevi periodi, nei primi giorni della primavera marziana e in occasione delle folate di vento, ogni anno su questa duna può comparire acqua in condizioni atmosferiche di temperatura e pressione che consentono la sua comparsa transitoria allo stato liquido”, ha dichiarato il dottor Adriano Nardi dell'INGV, riferendosi al fenomeno osservato sulla duna di Russel. Ora, secondo un nuovo studio, la formazione delle striature scure su Marte non avrebbe nulla a che vedere con acqua e umidità; si tratterebbe infatti di un processo “a secco” generato da turbini di polvere, vento e impatto di asteroidi.
A determinare che l'acqua liquida non sarebbe presente nell'arido e desertico ambiente marziano sono stati i due scienziati Valentin Tertius Bickel e Adomas Valantinas, rispettivamente del Centro per lo spazio e l'abitabilità dell'Università di Berna (Svizzera) e del Dipartimento di Scienze della Terra, Ambientali e Planetarie della Brown University (Stati Uniti). I due ricercatori sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato con un modello di intelligenza artificiale un enorme quantitativo di dati relativo alle striature scure sui pendii marziani. Hanno raccolto 85.000 immagini ad alta risoluzione della superficie marziana e, grazie al deep learning, sono riusciti a ottenere il “profilo” di ben 500.000 striature uniche, ottenendo una vera e propria mappa globale di queste formazioni. Incrociando questi dati con quelli di temperatura, velocità del vento, attività franosa e altri parametri sono giunti alla conclusione che l'umidità, la presenza di acqua o di una potenziale salamoia non sarebbero responsabili alla formazione delle strutture scure. Tutto suggerisce infatti che si formino a secco a causa di polvere e vento, che nei luoghi in cui sono presenti hanno valori superiori alla media.
“Un obiettivo importante della ricerca su Marte è comprendere i processi moderni che avvengono su Marte, inclusa la possibilità di acqua liquida in superficie”, ha affermato il dottor Valantinas in un comunicato stampa. “Il nostro studio ha esaminato queste caratteristiche, ma non ha trovato alcuna prova della presenza di acqua. Il nostro modello privilegia i processi di formazione a secco”, ha chiosato l'esperto. I risultati non solo scartano l'ipotesi dell'acqua liquida in grado di scorrere sulla superficie marziana, ma hanno anche un significato rilevante per le future missioni di esplorazione umana sul Pianeta Rosso. Uno dei principi cardine è quello di non interferire con la vita microbica potenzialmente presente, ad esempio attraverso microorganismi trasferiti attraverso le astronavi dalla Terra alla regolite marziana. Per questo i luoghi in cui si trovano queste striature non sarebbero stati ritenuti idonei per l'ammartaggio. Ora, dato che l'ipotesi dell'acqua è stata esclusa, le regioni in cui si trovano diventano nuovamente aree papabili per l'esplorazione. “Questo è il vantaggio di questo approccio basato sui big data. Ci aiuta a escludere alcune ipotesi orbitali prima di inviare sonde spaziali in esplorazione”, ha chiosato Valantinas. I dettagli della ricerca “Streaks on martian slopes are dry” sono stati pubblicati su Nature Communications.