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Migliaia di animali morti negli incendi sul Carso: civette, scoiattoli e ricci tra i più colpiti

I devastanti incendi che stanno divorando il Carso da giorni hanno provocato migliaia di vittime tra gli animali selvatici. Alcune specie sono state più colpite.
A cura di Andrea Centini
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Un cucciolo femmina di capriolo (di circa un mese) salvato nell'Oasi Foce del Tagliamento di Bibione, nei pressi dell'area boschiva divorata dal fuoco. Credit: Città Metropolitana di Venezia / Facebook
Un cucciolo femmina di capriolo (di circa un mese) salvato nell'Oasi Foce del Tagliamento di Bibione, nei pressi dell'area boschiva divorata dal fuoco. Credit: Città Metropolitana di Venezia / Facebook

I devastanti incendi che hanno colpito l'altopiano calcareo del Carso, tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia, hanno divorato centinaia di ettari di vegetazione e provocato la morte di migliaia di animali selvatici, impossibilitati a fuggire dal fumo, dal caldo estremo e dalle fiamme. I boschi di questa meravigliosa regione storica sono infatti un paradiso della biodiversità, contemplati tra i più suggestivi e significativi patrimoni naturalistici italiani. Ma le fiamme, molto probabilmente appiccate dalla mano criminale dell'uomo, come suggeriscono alcune testimonianze e il ritrovamento di inneschi, li hanno deturpati e trasformati in un atroce trappola per la fauna.

Molti tra gli animali più grandi e forti come i caprioli e gli uccelli adulti sono riusciti a scappare dal fuoco, molti altri, purtroppo non ce l'hanno fatta. Al momento una stima precisa è impossibile, sia perché gli incendi non sono stati ancora completamente domati sia perché non si ha la certezza delle popolazioni di specie selvatiche presenti in alcune zone. Ma gli esperti si sono sbilanciati affermando che le vittime sono già a migliaia. Alcuni esemplari più fortunati sono stati recuperati a ridosso delle aree divorate dalle fiamme, come il cucciolo di capriolo femmina che vedete in copertina, portato in salvo grazie all'intervento del Servizio Regionale Antincendio e dei volontari della Protezione Civile di San Michele al Tagliamento.

Drammatico il commento rilasciato a Friulioggi.it da Marta Pieri, guida naturalistica che conosce molto bene il Carso. “Assioli e giovani civette hanno sicuramente avuto le peggiori perdite. Altre specie che ne faranno le spese sono gli scoiattoli o animali più lenti e piccoli come ricci e tartarughe di terra e tutto il sottobosco in generale. Ma anche i pipistrelli, che oltre a stare nelle grotte, passano molto tempo anche nelle cavità degli alberi e sotto la corteccia; infine, i piccoli invertebrati e la microfauna che vive nel terreno”. Poche speranza anche per molti cuccioli ancora da svezzare e gli uccellini nei nidi, incapaci di sfuggire alle fiamme. Impossibile inoltre stabilire quanti rettili, anfibi e altri piccoli animali abbiano perso la vita. Ciò che è certo è che si tratta di una vera e propria ecatombe, della quale si avrà reale contezza solo alla fine dell'emergenza.

Gli incendi, del resto, possono essere davvero catastrofici e a causa dei cambiamenti climatici in futuro sempre più frequenti e distruttivi, come mostra questo studio. Tutti ricordiamo cosa è accaduto all'inizio del 2020 in Australia, dove i roghi hanno ucciso oltre un miliardo di animali, fra i quali ben 37mila koala nella sola Isola dei canguri. A luglio dello scorso anno in Sardegna si è scatenato il più grave incendio del 2021 in Italia, scoppiato nel complesso Forestale Montiferru-Planargia. Anche in questo caso morirono migliaia di animali, molti dei quali domestici come i cani tenuti alla catena. Una fine orrenda causata da una pratica barbara e anacronistica. Anche sul Carso stanno rischiando la vita molti animali domestici, come cavalli, asini e altri; fortunatamente si è attivato un virtuoso meccanismo di solidarietà attraverso i social network e per molti sono già stati trovati mezzi di trasporto per trasferirli e alloggi sicuri.

Non appena le condizioni lo renderanno possibile sarà fondamentale cercare nei boschi eventuali esemplari superstiti e fornire loro tutte le cure necessarie. "Purtroppo per una buona parte della fauna colpita dalle fiamme non c’è molto da fare, in quanto le ustioni si possono trasformare velocemente in infezioni ed andare in setticemia", ha dichiarato a Friulioggi.it Damiano Baradel, responsabile del Centro Recupero Fauna Selvatica ed Esotica di Terranova, uno dei più importanti CRAS della regione e dell'intero Nord Italia. "Appena sarà possibile – ha aggiunto l'esperto – si potranno cercare gli esemplari rimasti e provare a curarli con antibiotici ed antidolorifici perché saranno immersi in una sofferenza atroce". La speranza è che si riescano a spegnere il prima possibile tutti gli incendi per provare a salvare quante più vite possibili da questo inferno.

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