Lotti di pesto ritirati per rischio chimico: cosa sono le aflatossine e perché sono pericolose

Il Ministero della Salute ha pubblicato un richiamo per rischio chimico su tre lotti di pesto di pistacchio della linea Delizie del Sole di Eurospin, prodotti dall'azienda Marullo SpA. I lotti in questione sono: D2501784, D2501816, D2501824. Come si legge nel richiamo, pubblicato sull'apposita sezione del sito del Ministero della Salute, il motivo è la presenza di aflatossine oltre i limiti di legge. La raccomandazione per i consumatori che avessero acquistato un vasetto che appartiene a uno dei tre lotti richiamati è quella di non consumarlo e di riportarlo al punto vendita in cui lo hanno acquistato.
Le aflatossine sono sostanze tossiche prodotte da alcune specie di funghi microscopici, in particolare quelli del genere Aspergillus. Come spiega il sito dell'Istituto superiore di sanità (Iss), finora sono stati individuati 17 tipi di queste tossine, ma soltanto cinque vengono considerate per la loro tossicità per l'uomo: le aflatossine B1, B2, G1, G2 e la aflatossina M1.
Cosa sono le aflatossine
Le aflatossine sono micotossine, ovvero tossine prodotte da funghi. Nello specifico, da due specie del genere Aspergillus, l’Aspergillus flavus e l’Aspergillus parasiticus. Questi funghi possono svilupparsi su diverse piante e specie vegetali, sia durante la coltivazione, in campo, che durante le fasi successive al raccolto, in condizioni non adeguate di stoccaggio. Sono fondamentali in questo senso variabili come il tasso di umidità, la temperatura, il tempo trascorso dal raccolto.
Tra le specie vegetali più soggette alla crescita di questi funghi l'Iss cita: i cereali, soprattutto il mais, i semi oleosi (come le arachidi), le spezie, le granaglie, la frutta secca ed essiccata.
L'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, spiega che si tratta di un genere di fungo che cresce soprattutto in ambienti umidi e caldi. Per questo motivo si pensa che, a causa del cambiamento climatico, queste micotossine, tradizionalmente più frequenti nelle colture delle aree tropicali e subtropicali, potrebbero avere un maggiore impatto anche in Europa.
Come avviene la contaminazione degli alimenti
La contaminazione da aflatossine può avvenire in ogni fase della filiera alimentare: da quella del raccolto fino alle procedure di conservazione. L'Iss spiega che mentre nei paesi meno industrializzati le non sempre adeguate condizioni di conservazione degli alimenti sono un importante fattore di rischio, in paesi come l'Italia i rischi principali si concentrano nelle fasi del raccolto, stoccaggio ed essiccazione dei prodotti.
I rishi per la salute
L'attenzione dell'Efsa sul rischio contaminazione da aflatossine è alta perché studi scientifici hanno confermato che queste tossine sono genotossiche (ovvero agisconosui geni) e cancerogene per l'uomo, nello specifico per il rischio di cancro al fegato. L'esposizione alle aflatossine per l'uomo avviene per lo più per via alimentare, ma può avvenire anche per inalazione o da contatto. Queste due ultime vie di esposizione riguardano però soprattutto le persone che lavorano a contatto con le coltivazioni a rischio.
I limiti imposti per legge
Le aflatossine possono infatti causare danni alla salute sia sul breve-medio periodo che sul lungo. Nello specifico, la più monitorata è l'aflatossina B1 (AFB1), "perché – spiega l'Iss – ha un’azione sui geni (genotossica) e sullo sviluppo del cancro al fegato (epatocancerogena)", seguita dall'aflatossina M1, prodotta a sua volta dall'aflatossina B1 e anch'essa legata a un maggior rischio di cancro al fegato. Si ritrova soprattutto nel latte di bovini, ovini e caprini.
A fronte di questi rischi per l'uomo, le autorità competenti in sicurezza alimentare hanno fissato soglie massime entro cui le cinque aflatossine ritenute pericolose per l'uomo possono essere presenti negli alimenti in commercio. Queste sono indicate nel Regolamento (UE) 1881/2006. Anche in ambito zootecnico, ovvero relativo al settore degli allevamenti, il Regolamento (UE) 574/2011