104 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Lotta alla dengue con zanzare sicure, il metodo naturale spiegato da chi lo applica

A Fanpage.it parla la dott.ssa Silvia Dallatomasina (MSF) che sta lavorando al rilascio di zanzare con Wolbachia: “Rimpiazzamo le zanzare che trasmettono la dengue, riducendo la trasmissione del virus”.
Intervista a Silvia Dallatomasina
Vicedirettrice generale di Medici Senza Frontiere in Messico e America Centrale.
A cura di Valeria Aiello
104 CONDIVISIONI
Una volontaria che posiziona un vaso contenente uova di zanzara con Wolbachia / Credit: MSF (Martin Calix)
Una volontaria che posiziona un vaso contenente uova di zanzara con Wolbachia / Credit: MSF (Martin Calix)

Curiosamente, la dengue si combatte con le zanzare, le stesse che diffondono il virus ma che, se incontrano un batterio naturale, chiamato Wolbachia, non sono più capaci di contagiare: l’innovativo metodo nella lotta alla dengue e ad altre pericolose malattie trasmesse da punture di zanzare infette, come zika e chikungunya, sta mettendo fine a un’epidemia che negli ultimi decenni ha continuato incessantemente a battere i record, colpendo anche l’Italia. Nei Paesi in cui il problema rappresenta un’importante minaccia per la salute pubblica, la prevenzione si sta avvalendo di questa rivoluzionaria strategia, della quale abbiamo parlato con la dott.ssa Silvia Dallatomasina, vicedirettrice generale di Medici Senza Frontiere (MSF) in Messico e America Centrale, che sta lavorando al rilascio di queste zanzare “anti-dengue” in Honduras.

Perché proprio in Honduras? Qual è la situazione?
Siamo in una zona di allerta, dove i casi sono più di 10mila ogni anno, almeno quelli diagnosticati, e dove i metodi prevenzione tradizionali non riescono a proteggere le persone. Come MSF siamo pronti a intervenire e rispondere all’aumento di casi, ma stiamo anche collaborando a questo nuovo metodo di lotta alla dengue, che si è già dimostrato efficace nei Paesi in cui è stato adottato.

Come funziona?
Il metodo si basa sul batterio Wolbachia, che in natura è già presente nel 60% degli insetti, tra cui alcune zanzare, moscerini della frutta, falene e farfalle, ma che normalmente non si trova nei principali vettori della dengue, come la zanzara Aedes aegypti. In laboratorio, il Wolbachia viene quindi introdotto nelle uova di zanzara, che quando si schiudono e diventano zanzare adulte, conservano il batterio nell’intestino. Ciò rende più difficile la riproduzione del virus all’interno delle zanzare, che hanno così molte meno probabilità di trasmettere malattie causate da arbovirus, come appunto la dengue.

La crescita delle larve di zanzare con Wolbachia / Credit: MSF (Martin Calix)
La crescita delle larve di zanzare con Wolbachia / Credit: MSF (Martin Calix)

Come è possibile che le zanzare, che sono il vettore del virus, possano ridurre la diffusione della malattia?
Questo avviene perché le zanzare con Wolbachia trasmettono il batterio alla loro progenie, dando in pratica origine a una popolazione di zanzare che non può trasmettere la dengue e va a rimpiazzare la popolazione che trasmette la dengue.

Da dove arriva questa intuizione del batterio?
Gli studi sono iniziati più di dieci anni fa nell’Università australiana di Monash, dove è stato dimostrato che l’infezione delle zanzare con Wolbachia poteva essere utilizzata come strategia per il controllo della dengue. Da allora, il World Mosquito Program, che è la fondazione della Monash University, ha iniziato a studiare l’azione del Wolbachia e a sviluppare questa metodologia in diversi Paesi, come Indonesia, Brasile, Colombia, osservando che il numero di casi di dengue si riduce fino al 95% nelle aree dove le zanzare con Wolbachia vengono rilasciate.

Cos’è esattamente il Wolbachia? È pericoloso per l’uomo?
È un batterio naturale, che si trova normalmente in diverse specie di artropodi e che sappiamo non essere pericoloso per l’uomo. Proprio su questo aspetto sono stati fatti anche studi specifici, che dimostrano che il batterio è completamente innocuo. In altre parole, il Wolbachia è un po’ come i batteri che si trovano nel nostro intestino e che ci aiutano nella digestione: sono batteri “buoni”, dunque non patogeni che però impediscono al virus della dengue di moltiplicarsi ed essere trasmesso dalle zanzare.

Come avviene il rilascio di queste zanzare?
Quelle che verranno liberate in Honduras sono zanzare Aedes aegypti originarie, catturate nella capitale Tegucigalpa, che abbiamo inviato al laboratorio del World Mosquito Program, dove sono state fatte moltiplicare per ottenere le uova in cui è stato inserito il batterio Wolbachia. In collaborazione con il Ministero della salute honduregno e l’Università Nazionale Autonoma dell’Honduras, importiamo queste uova con il Wolbachia, che facciamo diventare zanzare adulte nel nostro insettario.

Per il rilascio, abbiamo due diverse modalità: in un primo caso, liberiamo le zanzare adulte nei quartieri dove stiamo adottando questo metodo, ma con l’aiuto di tutti i membri della comunità e dei volontari stiamo anche posizionando contenitori con uova per avere la possibilità di far sviluppare zanzare adulte direttamente nelle aree più a rischio.

Quali sono i vantaggi di questo metodo rispetto ad altre tecniche basate su zanzare OGM?
Il metodo Wolbachia non è una tecnica di ingegneria genetica, dunque non modifica il DNA delle zanzare, ma prevede soltanto l’inserimento del batterio nelle uova, risultando così sicuro sia per l’uomo sia per l’ambiente. È infatti un metodo eco-sostenibile, perché permette di rimpiazzare la popolazione di zanzare che trasmettono la dengue con zanzare che non possono farlo, senza ridurre il numero di zanzare.

Uno dei contenitori contenente larve di zanzare con Wolbachia / Credit: MSF (Martin Calix)
Uno dei contenitori contenente larve di zanzare con Wolbachia / Credit: MSF (Martin Calix)

In più, questo metodo consente di utilizzare in misura minore altri sistemi di controllo, come gli insetticidi, che possono essere dannosi per l’ambiente, quindi anche per altri insetti e per l’uomo.

Ci sono dati che dimostrano l’efficacia del metodo?
Ci sono dati e ci sono pubblicazioni scientifiche di articoli relativi ai progetti in cui il metodo è stato utilizzato, ad esempio in Indonesia, Brasile e Colombia, dove – come le dicevo – si è visto che questa strategia di controllo è efficace nel ridurre il numero totale dei casi di dengue fino al 95% e, soprattutto, il numero delle ospedalizzazioni, dunque i casi di pazienti con i sintomi più severi della dengue, ridotto fino all’86%.

Il metodo Wolbachia è inoltre replicabile su larga scala, dunque valido anche in aree urbane con popolazione fino a 1 milione di abitanti, e si sostiene nel tempo, visto che una volta che la popolazione di zanzare è stata rimpiazzata, è dimostrato che può durare fino a dieci anni senza aumentare la trasmissione della dengue.

Sarebbe utile adottarlo anche in Italia?
La prevenzione di malattie come la dengue deve essere molto adattata al contesto, quindi al tipo di ambiente e al tipo di zanzare. In questo senso, il metodo Wolbachia è complementare alle altre strategie di controllo che devono essere utilizzate, come ad esempio il controllo dei rifiuti e delle acque stagnanti, che sappiamo avere un ruolo molto importante. Esistono poi altri metodi di controllo dei vettori, che stiamo sviluppando anche noi in un’altra parte del progetto e che si basano su insetticidi molto più ecosostenibili e che non provocano danni all’ambiente.

Per la lotta alla dengue, serve quindi l’integrazione di diversi metodi, come consigliato anche dall’OMS, in risposta a un problema che il cambiamento climatico sta esacerbando, aumentando le regioni in cui le zanzare trovano condizioni favorevoli alla loro riproduzione, quindi il rischio di malattie trasmesse da questi insetti. Questo significa che, con l’incremento della popolazione di zanzare che trasmettono la dengue, anche solo un portatore umano, che si sposta da una regione a un’altra, può determinare un aumento delle aree di rischio .

104 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views