Long Covid, scoperto cosa aumenta il rischio di ammalarsi: la risposta è nel DNA

Stanchezza cronica, difficoltà di concentrazione, ma anche problemi respiratori e dolori muscolari. Milioni di persone in tutto il mondo, dopo essersi ammalati di Covid-19, si sono trovati per settimane, se non mesi, a fare i conti con il long Covid, una sindrome che può svilupparsi in seguito all'infezione acuta da SARS-CoV-2. Proprio nelle ultime settimane l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha spiegato da febbraio 2025 casi a livello globale sono in aumento anche per effetto delle nuove varianti dotate di una maggiore immunoevasività.
Da quando sono stati diagnosticati i primi casi di long Covid, i ricercatori di tutto il mondo si sono messi a lavoro per capire quali fossero le cause di questa condizione e dei suoi sintomi. Uno dei più specifici è la cosiddetta "nebbia mentale", ovvero un offuscamento delle capacità cognitive. Passo dopo passo il quadro è diventato più chiaro e oggi un importante studio internazionale, a cui hanno partecipato anche ricercatori e ricercatrici italiani, ha scoperto perché alcune persone sviluppano il long Covid e altre no. La risposta – almeno uno dei motivi – sarebbe infatti nel DNA, in quanto il rischio di ammalarsi di long Covid sembra associato alla presenza o meno di alcune varianti genetiche.
Lo studio del DNA dei pazienti di long Covid
I ricercatori di 24 istituti di ricerca e ospedali internazionali, in 16 nazioni in tutto il mondo, guidati dall'Institute for Molecular Medicine Finland (FIMM) di Helsinki e dal Karolinska Institutet (Stoccolma, Svezia), hanno infatti analizzato il DNA di 6.450 pazienti con long Covid e lo hanno confrontato con quello di oltre un milione di persone senza questa condizione. Da questo studio su milioni di dati genetici, i ricercatori hanno individuato un locus genetico, ovvero una posizione specifica, nel cromosoma 6, associato al long Covid. Questo punto si trova vicino al gene FOXP4, "già noto in letteratura – spiega il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – per il suo ruolo nelle infezioni respiratorie e nella risposta immunitaria".
In sostanza, le persone che in questo punto del cromosoma 6 presentano la variante genetica individuata dai ricercatori sono più predisposte a sviluppare il long Covid dopo un'infezione da SARS-CoV-2. Nello specifico, chi ha questa variante genetica ha un rischio maggiore del 60% di ammalarsi. Secondo i ricercatori aver capito come la genetica influenza il rischio di long Covid rappresenta un passo in avanti importante non solo per identificare i soggetti a rischio, ma anche per migliorare il trattamento della sindrome, che secondo l'Oms oggi colpisce il 10-20% delle persone che prendono il Covid-19, ovvero circa 1-2 persone ogni dieci.