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Problemi alla vista per il 70% degli astronauti delle missioni lunghe: viaggi per Marte pieni di rischi

Larga parte degli astronauti impegnati in missioni di lunga durata viene colpita dalla Sindrome Neuro-Oculare Associata allo Spazio (SANS), una condizione innescata dalla microgravità. Gli effetti sulla vista possono essere permanenti, per questo la NASA sta studiando apposite contromisure. I viaggi verso Marte (2-3 anni, almeno) potrebbero avere effetti catastrofici.
A cura di Andrea Centini
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La NASA vuole indagare a fondo su una delle conseguenze più problematiche del volo spaziale di lunga durata, che potrebbe avere un impatto devastante sulla vista degli astronauti nei viaggi verso Marte o altrove. Circa il 70 percento degli astronauti che rientrano sulla Terra dopo missioni di oltre sei mesi, infatti, sono colpiti da una condizione nota come Sindrome Neuro-Oculare Associata allo Spazio (SANS). Ne sarebbero stati colpiti anche Suni Williams e Butch Wilmore, rimasti bloccati sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per nove lunghissimi mesi a seguito dei problemi della navetta Boeing Starliner e dei successivi ritardi per l'invio di un veicolo di recupero. La vicenda ha avuto ampia eco mediatica e si è trasformata anche in un'aspra polemica che ha coinvolto la Casa Bianca, Elon Musk e altri astronauti.

Ma cos'è esattamente questa Sindrome Neuro-Oculare Associata allo Spazio? Come spiegato dalla NASA, è una condizione caratterizzata da alterazioni agli occhi, in particolar modo da un rigonfiamento della papilla ottica o disco ottico – la struttura anatomica che mette in collegamento il nervo ottico con la retina – e la forma del bulbo oculare, che risulta appiattito. Questi segni sono stati osservati negli astronauti che, di ritorno da un lungo viaggio spaziale, hanno segnalato ai medici di vederci peggio di prima, ad esempio, notando il testo più sfocato. Spesso hanno avuto bisogno di aggiornare i propri occhiali per tornare a leggere normalmente. L'aspetto più inquietante della SANS risiede nel fatto che, a differenza di altri effetti del volo spaziale, dalla perdita di densità ossea e massa muscolare, fino al cambio di altezza e al senso di stordimento determinato dalla cinetosi, questi danni oculari possono essere permanenti.

Siamo in un momento storico per l'esplorazione spaziale, con rinnovato interesse nei confronti della Luna – la missione Artemis della NASA riporterà l'essere umano sulla regolite lunare i prossimi anni – che è vista come una sorta di trampolino di lancio verso Marte e, chissà, anche oltre. Del resto, se l'umanità vorrà continuare a sopravvivere, dovremo per forza di cosa diventare una specie multiplanetaria, considerando che il Sole si trasformerà in una stella gigante rossa (per via del consumo di tutto l'idrogeno) espandendosi fino a inglobare o espellere la Terra dal Sistema solare. Prima di ciò, nel giro di 1 -2 miliardi di anni, le temperature cresceranno a tal punto da rendere il nostro pianeta totalmente inospitale, con tanto di oceani evaporati. Insomma, dobbiamo andarcene se vogliamo continuare a prosperare, ma il nostro organismo si è evoluto per milioni di anni con la gravità terrestre, quindi lo spazio ci è ostile e nemico per molteplici ragioni. Già le missioni verso il Pianeta Rosso sono considerate mortali, per via delle radiazioni, della distruzione dei reni e altri effetti nefasti. La SANS potrebbe peggiorare a tal punto da rendere quasi ciechi gli astronauti, considerando che un ipotetico viaggio di andata e ritorno verso Marte durerebbe 2-3 anni.

Le cause della SANS

La condizione oculare sarebbe scatenata proprio dalla microgravità dell'ambiente spaziale, che spinge i fluidi corporei come il sangue e il liquido cefalorachidiano verso l'alto (e fa aumentare la pressione intracranica). È il motivo per cui il volto degli astronauti appare gonfio dopo le missioni di lunga durata. Sulla Terra questi fluidi vengono naturalmente spinti verso il basso per via della gravità, ma sulla stazione spaziale avviene l'esatto contrario. La NASA sta studiando a fondo le potenziali contromisure contro lo sviluppo della SANS; fra esse figurano l'uso di fasce per le gambe potenzialmente in grado di contrastare la risalita dei fluidi; lenti a contatto speciali; farmaci specializzati per ridurre la pressione nel cranio; e anche un dispositivo che dovrebbe simulare le condizioni di gravità terrestri per la testa.

Per diventare una specie multiplanetaria le sfide mediche e fisiologiche da superare sono molteplici, considerando che anche missioni con previsto ritorno sulla Terra risultano proibitive. Gli studi sulla SANS potrebbero comunque avere applicazioni e ricadute anche sulla terraferma, tenendo presente che diverse patologie oculari come il glaucoma sono associate anche ai cambi di pressione negli occhi.

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