L’esplosione di una cometa nel cielo sterminò i paleoindiani e la megafauna: “Scatenò l’inferno”

Alla fine dell'ultima era glaciale, circa 13.500 anni anni fa, comparve una cultura nota come Clovis, i cosiddetti paleoindiani che si diffusero per primi (probabilmente) nel continente americano. Circa mille anni dopo scomparve in circostanze misteriose, venendo rapidamente sostituita da altre. La repentina sparizione dei Clovis, noti soprattutto per una particolare punta di freccia bifacciale, avvenne in concomitanza con il Dryas Recente, un rapido e intenso raffreddamento del clima iniziato 12.800 anni fa. Per un periodo relativamente breve (in termini geologici), le temperature riscesero ai livelli della precedente era glaciale, in un contesto di progressivo riscaldamento.
Oltre ai Clovis, sparirono anche molti animali della megafauna terrestre nordamericana: dal mammut lanoso (Mammuthus primigenius) alla tigre dai denti a sciabola (Smilodon fatalis), passando per il mastodonte americano (Mammut americanum), i bradipi giganti Megatherium ed Eremotherium e il Glyptodon, una sorta di enorme armadillo. Un nuovo studio suggerisce che a contribuire alla scomparsa di queste creature e dei paleondiani fu l'esplosione di una cometa nel cielo.

Come ci ricorda l'evento passato alla storia come meteora di Čeljabinsk, un meteoroide di circa 15 metri che esplose nei cieli della Russia nel 2013, non tutti i corpi celesti arrivano al suolo, perlomeno non integri. L'ablazione causata dal fortissimo attrito e riscaldamento con l'atmosfera terrestre, infatti, può disintegrare in aria anche un grande oggetto, in grado di scagliare al suolo violentissime onde d'urto. La sopracitata meteora provocò il ferimento di un migliaio di persone in un'area vastissima e semi-disabitata; ciò suggerisce gli effetti che potrebbe avere un oggetto più grande (si stima che un asteroide di 100 metri possa distruggere un'intera città da milioni di abitanti in un istante).
Secondo gli autori del nuovo studio, 12.500 anni fa avvenne qualcosa di molto simile, ma con un oggetto di dimensioni significative. Una cometa appunto, i cui frammenti esplosero nel cielo scatenando l'inferno sulla Terra, come spiegato dall'autore dello studio James P. Kennett in un comunicato stampa. Nonostante gli effetti catastrofici, l'esplosione aerea lasciò poche e scarsamente visibili tracce. Del resto, ci sono voluti moltissimi anni anche per scoprire nella Penisola dello Yucatan (Messico) il cratere dell'Evento di Chicxulub, quello che 66 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, determinò l'estinzione dei dinosauri non aviani e del 75 percento delle specie dell'epoca (fu causato da un asteroide di almeno 10 chilometri di diametro).
I ricercatori ritengono che l'esplosione della cometa, oltre a produrre onde d'urto estreme, fece aumentare terribilmente la temperatura al suolo, innescando incendi su scala continentale. Ma non solo. Le polveri e le ceneri sollevate avviarono un lungo inverno da impatto, con temperature gelide che portarono al rapido collasso della cultura Clovis e della megafauna. Senza fotosintesi, del resto, muoiono le piante, e senza le piante soccombono prima gli erbivori e poi i carnivori e gli onnivori.

Non è la prima volta che i ricercatori indicano un evento astronomico come potenziale causa di questa misteriosa scomparsa, ma ora, grazie al nuovo studio, sono state trovate delle prove convincenti a suffragio di questa affascinante (e inquietante) ipotesi. Nello specifico, sono stati trovati quarzi da shock, nanodiamenti, minerali fusi, microsferule e altri elementi geologici deformati dagli effetti dell'esplosione della cometa. Sono stati recuperati in tre siti archeologici nordamericani strettamente connessi con la cultura Covis, ovvero Murray Springs, Blackwater Draw e Arlington Canyon. Risalgono a circa 12.800 anni fa, esattamente all'inizio del Dryas Recente, che combacia con la scomparsa dei paleoindiani e della megafauna.

A condurre lo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi dell'Università della California di Santa Barbara, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti il Comet Research Group di Prescott, il CAMCOR dell'Università dell'Oregon, l'Università Flinders (Australia), l'Istituto di Scienze Marine della Virginia e altri. I ricercatori, coordinati dal sopracitato professor James P. Kennett, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver raccolto campioni dai tre siti e averli sottoposti a molteplici esami di laboratorio, come la microscopia elettronica e la catodoluminescenza.
I quarzi da shock sono in particolar modo considerati la “pistola fumante” dagli esperti, considerando che sono stati trovati anche nei siti di altri impatti e in quelli dei test delle esplosioni nucleari, che non possono originare a seguito del vulcanismo (un'altra ipotesi sulla scomparsa dei Clovis) o da attività umane. La scoperta di questi granelli di quarzo sottoposti a shock “supporta l'ipotesi che l'impatto cosmico sia stato un fattore determinante nelle estinzioni della megafauna e nel collasso del tecnocomplesso Clovis all'inizio del Dryas Recente”, evidenziano gli autori dello studio. I risultati della ricerca “Shocked quartz at the Younger Dryas onset (12.8 ka) supports cosmic airbursts/impacts contributing to North American megafaunal extinctions and collapse of the Clovis technocomplex” sono stati pubblicati su PloS ONE.