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L’Elmo di Thor splende nello spazio: abbiamo fotografato la bellissima nebulosa del “dio del Tuono”

Nei giorni scorsi abbiamo fotografato la magnifica Nebulosa Elmo di Thor (NGC 2359), tra gli oggetti più spettacolari del profondo cielo. La nebulosa si trova nella costellazione australe del Cane Maggiore e i suoi dettagli sono plasmati da una stella caldissima e luminosa, che potrebbe esplodere in supernova tra migliaia di anni. Ecco come abbiamo fotografato l’elmo del “dio del tuono”.
A cura di Andrea Centini
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La Nebulosa Elmo di Thor (NGC 2359). Credit: Andrea Centini
La Nebulosa Elmo di Thor (NGC 2359). Credit: Andrea Centini

Nel cuore della costellazione del Cane Maggiore, a circa 12.000 anni luce dalla Terra, si trova una delle nebulose più spettacolari dello spazio profondo: l'Elmo di Thor (NGC 2359). È tra i soggetti più ambiti dagli astrofotografi per via della sua indiscutibile bellezza. La nebulosa, infatti, ricorda la classica rappresentazione dell'elmo vichingo con due ali laterali tipicamente associato a Thor, la divinità norrena del tuono, del fulmine e della tempesta. I veri elmi norreni, in realtà, non avevano queste appendici ai lati, ma erano principalmente dotati di maschere e strutture nasali per proteggere il viso. Tuttavia nell'immaginario collettivo, foraggiato anche dal design dei fumetti Marvel, l'elmo del dio del tuono è caratterizzato proprio dalla presenza delle due ali sfuggenti. Nel film “Thor” del 2011, ad esempio, Chris Hemsworth indossa l'iconico elmo in una sequenza cerimoniale ad Asgard. Ma torniamo a immergerci nello spazio.

La Nebulosa Elmo (o Elmetto) di Thor è un oggetto estremamente affascinante che si manifesta in tutto il suo splendore soltanto attraverso l'astrofotografia a lunga posa. Noi abbiamo deciso di puntare l'oggetto nel cielo dei Castelli Romani alcune sere addietro con la nostra strumentazione, ottenendo il risultato che trovate nell'articolo. Premettiamo che non siamo astrofotografi professionisti, pertanto i più esperti potrebbero notare delle imperfezioni che avremmo potuto eliminare con una maggiore accuratezza nella post produzione, un inseguimento migliore e altri accorgimenti. Ma il nostro obiettivo non era ottenere la più bella astrofotografia dell'Elmo di Thor, bensì mostrarvi il fascino suggestivo di questo incredibile oggetto, una delle tante gemme preziose incastonate nel firmamento. Purtroppo è completamente invisibile senza strumenti ottici e serve almeno un telescopio da 120 mm di diametro per poter notare la nebulosità, che si mostra come un'astratta macchiolina. Per farla emergere, come indicato, servono pose lunghe e possibilmente un filtro adatto, come quello a banda ultrastretta da 3 nanometri che abbiamo utilizzato noi, in grado di far risaltare i flussi di gas ionizzati (siamo davanti a una nebulosa a emissione HII).

La Nebulosa Elmo di Thor (NGC 2359). Credit: Andrea Centini
La Nebulosa Elmo di Thor (NGC 2359). Credit: Andrea Centini

Il dettaglio più spettacolare della nebulosa risiede nella struttura a bolla centrale con diversi filamenti. Come spiegato dalla NASA – l'Elmo di Thor è stato premiato più volte come Astronomy Picture of the Day (APOD) – la nebulosa è plasmata dal rapidissimo vento stellare scagliato da una stella luminosa e massiccia chiamata WR 7 o HD 56925, ubicata nei pressi del centro della bolla. “Nota come stella di Wolf-Rayet, la stella centrale è una gigante estremamente calda che si pensa sia in una breve fase evolutiva pre-supernova”, evidenzia l'agenzia aerospaziale statunitense. I gas espulsi dalla stella, interagendo con le nubi di gas e polveri interstellari che la circondano, darebbero vita agli intricati dettagli filamentosi dell'Elmo di Thor.

Un'altra possibile spiegazione sulla forma dell'oggetto è riportata dal Gruppo Astrofili di Piacenza: si ritiene che 7 milioni di anni fa la stella al centro possa essere stata una supergigante rossa, che avrebbe dato vita alla meravigliosa struttura a causa dello scontro tra il vento stellare emesso e il mezzo interstellare. L'onda d'urto ad altissima energia scaturita dall'evento avrebbe dipinto gli archi e le ali dell'elmo. Non si esclude comunque che tra i “pittori celesti” di NGC 2359 possano esserci anche altri astri.

Ciò che è certo è che la nebulosa di Thos si manifesta con splendidi colori azzurri e rossi, che possono essere esaltati attraverso un filtro a banda stretta e ultrastretta e l'immancabile post produzione, processo scientifico e artistico alla base di ogni astrofotografia. Per ottenere la nostra immagine abbiamo fatto lo stacking (la fusione) di decine di singoli scatti da 5 minuti di posa ciascuno, ripresi con una fotocamera astronomica raffreddata (a – 10 °C) installata su un rifrattore apocromatico con una lunghezza focale di 480 mm. L'oggetto è stato inseguito con una montatura equatoriale e “tenuto nel mirino” con un camera guida installata su un piccolo rifrattore di supporto. Per il risultato finale abbiamo utilizzato anche vari file di calibrazione (Bias, Flat e Dark) ed eseguito interventi su vari software. Non abbiamo separato le stelle per elaborare lo sfondo, che può risultare imperfetto. La nostra strumentazione non è dotata di uno spianatore di campo, per questo le stelle risultano stirate ai margini, come si nota anche sulla magnifica Nebulosa Velo che abbiamo fotografato alcuni giorni prima.

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