Le prime immagini dell’Osservatorio Vera Rubin sono pazzesche: rivoluzionerà lo studio dell’Universo

La National Science Foundation (NSF), un'agenzia federale indipendente degli Stati Uniti, ha pubblicato le prime, straordinarie immagini dell'Osservatorio Vera C. Rubin. Un "assaggio" della presentazione più estesa prevista per oggi 23 giugno 2025 alle 17:00 ora italiana, quando verranno mostrate al mondo intero le potenzialità di questa eccezionale struttura scientifica. Il nome dell'osservatorio è un omaggio alla compianta astronoma statunitense Vera Rubin, scomparsa a 88 anni nel 2016; fu lei a identificare l'inafferrabile materia oscura studiando i movimenti di stelle e galassie. Oggi la sua eredità proseguirà anche grazie a questo super osservatorio, la cui “prima luce” già suggerisce scoperte rivoluzionarie. E proprio la materia oscura e l'energia oscura saranno tra i principali campi di studio di questo osservatorio, che promette anche di individuare un numero enorme di asteroidi attorno alla Terra (a milioni entro i primi due anni di indagini) e anche oggetti completamente nuovi.
Ma cosa è stato mostrato esattamente? La National Science Foundation (NSF), che ha realizzato il nuovo l'osservatorio in collaborazione col Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (DOE), ha pubblicato una veduta d'insieme dell'ammasso della Vergine sito nel cuore dell'omonima costellazione, a 55 milioni di anni luce dal nostro pianeta. La qualità e il numero dei dettagli lascia senza parole, soprattutto se si considera che l'astrofotografia è stata ottenuta da un telescopio terrestre e non da uno spaziale. Questi ultimi, infatti, trovandosi al di fuori dell'atmosfera terrestre possono ottenere immagini nitidissime e senza le note aberrazioni.
A differenza di un telescopio spaziale come il costosissimo James Webb, che può inquadrare singoli oggetti con una risoluzione straordinaria, il punto di forza dell'Osservatorio Vera C. Rubin è quello del campo largo, della veduta d'insieme. Il merito è del telescopio da 8,4 metri Simonyi Survey Telescope abbinato alla fotocamera più grande e potente mai costruita, da ben 3,2 Gigapixel. Questo “mostro” digitale, chiamato LSST e basato su un sensore CCD, è stato costruito dagli ingegneri del Laboratorio Nazionale Acceleratore SLAC e ha caratteristiche straordinarie: pesa 3 tonnellate, è grande come un'automobile e ha una capacità e velocità di scandagliare il cielo senza precedenti.
Proprio per questo l'immagine dell'ammasso della Vergine lascia a bocca aperta, per profondità e qualità: milioni di stelle e galassie mostrate con un dettaglio impossibile per tutti gli altri strumenti che indagano il cielo con strumenti a campo largo. A catturare l'attenzione sono soprattutto tre galassie in fusione e alcuni oggetti anomali senza nucleo brillante, ma ce ne sono anche altri difficili da interpretare. La capacità di sondare il cielo notturno con una simile sensibilità sarà al centro del progetto più innovativo che vede coinvolto l'osservatorio, il Legacy Survey of Space and Time, che studierà il mutamento dell'Universo nell'arco di un decennio. Ogni 4 notti, infatti, il telescopio eseguirà una scansione completa del cielo notturno; i dati ottenuti verranno messi insieme in un clamoroso timelapse di 10 anni che mostrerà con un dettaglio spaventoso il dinamismo del cosmo, svelando alcuni dei suoi misteri più profondi. Il progetto dovrebbe partire entro la fine dell'anno. “L'osservatorio Rubin dell'NSF-DOE catturerà più informazioni sul nostro Universo di tutti i telescopi ottici della storia messi insieme”, ha affermato alla CNN il dottor Brian Stone della National Science Foundation.

L'altra immagine rilasciata dalla NSF è un “classico” per gli amanti di astrofotografia, la coppia Nebulosa Trifida – Nebulosa Laguna. Anche in questo caso a sorprendere è il dettaglio assurdo, mai raggiunto prima da un telescopio terrestre. Le nubi di gas ionizzato, le polveri e gli altri elementi sono così tridimensionali e profondi che a uno sguardo poco attento non sembrano nemmeno appartenere ai due noti e meravigliosi oggetti del profondo cielo. Chiaramente nell'astrofotografia gioca sempre un ruolo fondamentale la post produzione, che aggiunge un tocco “artistico” senza snaturare il valore scientifico.
Uno dei motivi per cui il telescopio dell'Osservatorio Vera Rubin riesce a ottenere simili risultati è il luogo in cui è stato installato, sulla montagna Cerro Pachón in Cile, a circa 2.700 metri sul livello del mare. È uno dei luoghi più bui e incontaminati della Terra, dove il cielo stellato si presenta al massimo splendore grazie anche all'aria secca. Non c'è da stupirsi se in questa regione siano installati alcuni dei più grandi, importanti e potenti telescopi al mondo. Non resta che attendere le 17:00 di oggi per scoprire altri dettagli sulla prima luce del rivoluzionaria osservatorio.