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L’attesa al pronto soccorso uccide gli anziani: una notte in barella aumenta del 40% il rischio di morte

Lo rileva un nuovo studio pubblicato su Jama Internal Medicine: “Una notte trascorsa in barella in attesa del ricovero aumenta del 40% il rischio di morte”.
A cura di Valeria Aiello
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L’attesa in barella al pronto soccorso, in attesa di un posto letto, aumenta significativamente il rischio di morte negli anziani. Lo rileva un nuovo studio francese, appena pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine, che per la prima volta ha fornito una prova scientifica dell’eccesso di mortalità nei pazienti che hanno dovuto trascorrere almeno una notte su una barella in attesa di un posto letto in un reparto di degenza. Finora, diversi studi avevano suggerito che una tale circostanza avrebbe potuto peggiorare la mortalità dei pazienti, ma le conseguenze sui pazienti non erano ancora state quantificate, in particolare negli anziani e nei più fragili.

In tal senso, lo studio “No Bed Night” che si è svolto dal 12 al 14 dicembre in 97 dipartimenti di emergenza in Francia, coinvolgendo un totale di 1.598 pazienti di età superiore ai 75 anni, ricoverati in ospedale dopo essersi rivolti al pronto soccorso, ha evidenziato che trascorrere una notte in barella in attesa di un posto letto aumenta di quasi il 40% il rischio di mortalità ospedaliera entro un mese rispetto a quanti vengono tempestivamente accolti in reparto.

Tale rischio, osservano gli studiosi, aumenta di quasi due volte tra i pazienti con un livello di autonomia limitato e che non necessitano di assistenza quotidiana. “I nostri risultati indicano che per i pazienti più anziani, in particolare quelli con autonomia limitata, l’attesa notturna in pronto soccorso per il ricovero in reparto è stata associata ad un aumento della mortalità e morbilità intraospedaliera – hanno precisato i ricercatori – . Questi pazienti dovrebbero avere la priorità per l’ammissione in reparto”.

Nel dicembre 2022, ricordano gli studiosi, i servizi di emergenza in Francia e in Europa hanno registrato un aumento considerevole del numero di pazienti che necessitavano di ricovero d’urgenza, tra cui un’ampia percentuale di pazienti fragili e anziani. “Il sistema ospedaliero non è riuscito a fronteggiare efficacemente tale pressione a causa anche di una triplice epidemia concomitante: COVID-19, influenza e virus respiratorio sinciziale (RSV), situazione aggravata dalla riduzione dei posti letto disponibili a valle dell'emergenza ospedaliera causata da una carenza di personale”. Pertanto, un numero insolitamente elevato di pazienti anziani ha dovuto trascorrere almeno una notte su una barella al pronto soccorso in attesa di un posto in ospedale.

Una situazione per cui anche l’Italia non fa eccezione, con casi di attese che si sono protratte anche per più giorni in diversi ospedali del Paese. “È necessario adottare misure per evitare il più possibile questo eccesso di mortalità e l’obiettivo di “ zero letti-barella” nei reparti di emergenza, in particolare per i pazienti di età superiore a 75 anni, deve essere considerato un obiettivo di sanità pubblica” hanno concluso gli studiosi.

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