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La stella più veloce della via Lattea si muove a 2.285 chilometri al secondo

Scoperta grazie alle osservazioni del telescopio spaziale Gaia dell’Agenzia spaziale europea, è probabilmente il risultato di una spettacolare supernova di tipo Ia.
A cura di Valeria Aiello
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Rappresentazione artistica di una stella iperveloce / Credit: Amanda Smith
Rappresentazione artistica di una stella iperveloce / Credit: Amanda Smith

Gli astronomi hanno appena scoperto sei nuove stelle “in fuga” nella Via Lattea, di cui una – chiamata J0927 – si muove alla velocità media di 2.285 chilometri al secondo, la più alta mai osservata nella nostra galassia. Equivale a viaggiare da Firenze a Il Cairo in un secondo, una velocità incredibile, che supera la velocità di fuga della Via Lattea stessa e che, probabilmente, è il risultato di una spettacolare supernova di tipo Ia, una tipologia originata dall’esplosione di una nana bianca. Tre delle sei nuove stelle sono più veloci anche delle stelle “iperveloci” osservate in precedenza, raggiungendo velocità che superano i 1.000 chilometri al secondo. La seconda più veloce, J1235-3752, si muove alla rispettabile rapidità di 1.694 chilometri al secondo.

Tecnicamente, queste stelle non superano però la massima velocità che una stella abbia mai raggiunto nella nostra galassia. Il primato assoluto appartiene infatti alla stella S0-2 che orbita attorno Sagittarius A*, il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, e che può raggiungere la velocità di 4.000 chilometri al secondo nel punto di passaggio più vicino. Tuttavia, S0-2 non mantiene sempre questa stessa velocità e, in media, è ora al secondo posto tra J0927 e J1235.

Ma come hanno fatto le stelle appena scoperte a raggiungere velocità così elevate che, altrimenti, richiederebbero un’enorme attrazione gravitazionale? Come premesso, queste velocità sono il risultato di drammatiche esplosioni. In particolare, per le quattro stelle più veloci, gli studiosi ritengono che si sia trattata di un’esplosione nota come “doppia detonazione doppiamente degenerata e guidata dinamicamente”, generalmente indicata come D6.

In questo scenario, due nane bianche orbitano l’una intorno all’altra, con una delle due che ruba materiale alla sua compagna. Oltre una certa soglia, la nana bianca in accrescimento diventa troppo massiccia perché il calore al suo interno riesca a bilanciare la forza gravitazionale di tutta la sua massa. A questo punto, collassa su se stessa ed esplode in una supernova di tipo Ia, una tipologia ben nota agli scienziati in quanto produce un picco notevole di luminosità che viene sfruttato per stimare le distanze nell’universo. Quando questo accade, la stella compagna fugge dalla supernova e dalla relativa esplosione, e viene lanciata nella galassia a velocità straordinarie.

La scoperta di queste nuove stelle, dettagliata in un articolo presentato all’Open Journal of Astrophysics e disponibile sul server di prestampa arXiv, è stata possibile grazie ai dati dell’osservatorio spaziale Gaia dell’Agenzia spaziale europea: le sei stelle sono tutte nane bianche e le quattro più veloci hanno proprietà coerenti con lo scenario D6.

Il team dietro la scoperta, guidato dall'astrofisico Kareem El-Badry dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, suggerisce che i dati attuali mostrano che la maggior parte delle supernove di tipo Ia produrrebbe queste stelle in fuga. “Se una frazione significativa di supernove di tipo Ia produce una stella D6 , la Via Lattea ne ha probabilmente lanciate più di 10 milioni nello spazio intergalattico” stimano gli studiosi, secondo cui una popolazione significativa di stelle D6 più deboli potrebbe ancora attendere di essere scoperta.

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