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Chiatta si ribalta e perde 35.000 barili di petrolio in mare: si forma mostruosa chiazza di 278 km

Disastro ambientale a Tobago, dove il capovolgimento di una chiatta ha causato la perdita di 35.000 barili di petrolio nel mar dei Caraibi. La marea nera, come mostrano le immagini satellitari di Copernicus, ha generato un lunghissimo serpentone verso Ovest e sta minacciando anche il Venezuela. Secondo gli ultimi rilevamenti è lungo quasi 300 chilometri.
A cura di Andrea Centini
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La lingua di petrolio fuoriuscita dalla chiatta. Credit: Copernicus
La lingua di petrolio fuoriuscita dalla chiatta. Credit: Copernicus

Nei giorni scorsi una chiatta si è ribaltata innanzi alla meravigliosa costa dell'isola di Tobago, nel mar dei Caraibi, causando una catastrofica fuoriuscita di petrolio. L'incidente, ancora misterioso sotto diversi punti di vista, è stato immediatamente messo nel mirino dal satellite Sentinel-1 di Copernicus, la missione cogestita dalla Commissione Europea e dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Dopo alcuni giorni di analisi è stata pubblicata un'animazione che mostra l'evoluzione della chiazza nera, diventata una mostruosa lingua di petrolio lunga quasi 300 chilometri. Se infatti il dato di Copernicus, aggiornato alle 23:18 ora italiana di mercoledì 14 febbraio, riportava una lunghezza superiore ai 160 chilometri, il Tobago Emergency Management Agency (TEMA), che sta affrontando l'emergenza con l'Institute of Marine Affairs (IMA) e l'Office of Disaster Preparedness and Management (ODPM), ha indicato il dato più recente di ben 278 chilometri.

La macchia di petrolio si è spostata verso Ovest dalla costa di Tobago (la più piccola delle due Isole di Trinidad e Tobago) fino ad arrivare a minacciare l'isola di Grenada. Il rischio è che possa raggiungere anche il litorale del Venezuela. La chiazza, alcuni giorni fa, si muoveva nel cuore del Mar dei Caraibi a una velocità di 14 chilometri orari, secondo le autorità locali. Al momento i danni principali della fuoriuscita sono stati osservati proprio a Tobago, dove i volontari sono riusciti a togliere dall'acqua circa 2.000 barili di petrolio. Secondo funzionari di Tobago citati dalla Reuters i barili fuoriusciti sarebbero ben 35.000, da qui si spiega l'enorme serpentone serpentone nero. La situazione sta migliorando, ma non si esclude di innalzare il livello di emergenza nazionale a 3, che consentirebbe al governo di Trinidad e Tobago di chiedere aiuto agli stati esteri. A causa dell'impatto sulle lussureggianti spiagge tropicali numerosi resort balneari e golfistici sono stati costretti a chiudere l'accesso all'oceano. Anche il porto di Scarborough, specializzato nell'accogliere le immense navi da crociera piene di turisti, è stato minacciato dal petrolio e sono state installate numerose barriere di contenimento per evitare che venisse invaso dalla marea nera.

Credit: Copernicus
Credit: Copernicus

Come indicato, l'incidente è ancora avvolto da un alone di mistero. La chiatta capovolta veniva spinta da un rimorchiatore e, secondo il governo locale, batteva bandiera panamense ed era diretta in Guyana. Tuttavia, come specificato dalla Reuters, “il servizio di monitoraggio TankerTrackers.com ha affermato che la combinazione chiatta-rimorchiatore è stata vista in foto satellitari vicino alla raffineria venezuelana di Puerto La Cruz alla fine di gennaio, ed era diretta a St. Vincent e Grenadine giorni prima della fuoriuscita”. Non si conoscono nemmeno le sorti dell'equipaggio della chiatta. Ciò che è certo è che l'imbarcazione si è ribaltata innanzi alla costa di Tobago, minacciando il turismo ma anche la pesca, principale fonte di reddito per diversi residenti dello stato insulare. A soffrire di più, come sempre, è la fauna selvatica, a causa della contaminazione dell'ambiente naturale. Il petrolio ingerito o inalato può avvelenare e uccidere gli animali, inoltre può inzuppare il piumaggio degli uccelli impedendo loro di spiccare il volo. Sebbene la situazione sia in miglioramento, secondo i funzionari locali per il rientro dell'emergenza potrebbero volerci settimane.

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