La nuova guida sull’influenza aviaria in Europa: c’è anche lo scenario pandemia

Negli ultimi mesi in Europa è stata registrata una circolazione dell'influenza aviaria tra gli uccelli selvatici senza precedenti. Dopo aver segnalato a fine novembre il picco di casi del sottotipo (H5N1) ad alta patogenicità (HPAI) di influenza aviaria, mai così alti dal 2016, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sono ritornati sull'argomento con una guida ufficiale per i Paesi europei.
L'obiettivo del documento è fornire gli strumenti necessari per affrontare eventuali scenari pre-pandemici legati alla circolazione dei virus influenzali animali, come l'influenza aviaria o quella suina, "comprese le pandemie", sottolinea l'Ecdc.
Questo non significa che attualmente ci sia un rischio significativo di una nuova pandemia. Ma data la forte circolazione di alcuni virus animali, nello specifico quello dell'influenza aviaria A(H5N1), tra diverse specie (non solo volatili), gli esperti temono che il virus possa compiere lo spillover zoonotico, ovvero riesca a passare alla specie umana, rendendo così possibile la trasmissione da uomo a uomo "che potrebbe portare a una pandemia".
Cos'è la guida dell'Ecdc
La pubblicazione di un documento ufficiale in cui si prende in considerazione l'ipotesi in cui il virus dell'influenza aviaria A(H5N1) si diffonda anche nella popolazione umana, oltre che tra gli animali, può generare un certo allarme, ma è bene specificare che si tratta di scenari possibili e non è detto si verificheranno.
"Sebbene il rischio attuale per la popolazione europea sia basso, l'influenza aviaria rappresenta ancora una grave minaccia per la salute pubblica a causa delle diffuse epidemie tra gli animali in tutta Europa", ha spiegato Edoardo Colzani, Responsabile del Dipartimento Virus Respiratori dell'Ecdc.
Gli obiettivi
Il punto in sostanza è questo: anche se non ci sono stati finora, a differenza di quanto accaduto negli Stati Uniti, casi di influenza aviaria H5N1 negli uomini in Europa, la forte circolazione del virus tra gli animali aumenta il rischio per l'uomo di esposizione al virus tramite animali infetti.
Questa guida, elaborata dall'Ecdc in collaborazione, tra gli altri, con l'Ema (Agenzia europea dei medicinali) e l'Efsa, serve a dare ai Paesi europei indicazioni su come affrontare eventuali "primi segnali di allarme" ed evitare che passino inosservati. Nella guida vengono infatti delineati ben 14 scenari pre-pandemici basati su specifici fattori epidemiologici e virologici e per ognuno di questi vengono suggerite diverse azioni di sanità pubblica per gestire la situazione.
Si va dalla situazione attuale a scenari più gravi, ad esempio lo scenario in cui sono presenti casi di infezioni umane o quello in cui c'è il rischio di trasmissione da uomo a uomo "che potrebbe portare a una pandemia". In base allo scenario, alla gravità e al rischio per l'uomo la guida prevede piani di azioni diversi per limitare i rischi e gestire la situazione in atto. In base all'entità dello scenario si prevedono più test di laboratorio, maggiore sorveglianza del virus tra gli animali, ma anche il rifornimento di dispositivi di protezione individuale.
Cosa sappiamo
D'altronde l'attenzione delle autorità sanitarie occidentali sull'influenza aviaria è alta da tempo. A destare maggiore preoccupazione è nello specifico il sottotipo H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) che negli ultimi anni ha contagiato moltissime specie di mammiferi, non più soltanto i volatili. Finora sono state rilevate infezioni in oltre 25 specie di mammiferi, sia terrestri che marini, con veri e propri focolai tra le foche negli Stati Uniti e i leoni marini in Perù e Cile.
Nell'ultimo anno l'influenza aviaria H5N1 è stata un'osservata speciale soprattutto negli Stati Uniti: qui il virus infatti è stato rilevato in diversi allevamenti di bovini da latte, in altri animali domestici, come cani e gatti, e ci sono stati anche alcuni casi umani. Uno studio pubblicato su Nature Medicine ha stimato che tra marzo 2024 e maggio 2025 sono stati confermati 70 casi umani nel Paese, la maggior parte (41) sono stati collegati all'esposizione alle vacche da latte. Anche se si è trattato di casi isolati e l'infezione è stata quasi sempre collegata all'esposizione ad animali infetti, hanno comunque generato un forte stato di allerta.
A Fanpage.it l'epidemiologo Giovanni Rezza aveva spiegato che pur in presenza di casi nell'uomo "non è detto che il virus muti e si adatti all'uomo fino a diventare trasmissibile da persona a persona". Tuttavia, molti esperti temono che il virus possa prima o poi passare dagli animali all'uomo diventando capace di diffondersi anche da uomo a uomo. Sebbene non sia alto, come avevano spiegato già mesi fa gli esperti dell'Ecdc, il rischio di una pandemia esiste, per quanto soltanto si tratti comunque soltanto di uno scenario ipotetico.